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Ikea, tutto il mondo è paese

di Debora Billi - 16/11/2009

 
 
Tra tutte le perfide multinazionali, delle quali siamo sempre pronti a credere ogni sorta di nefandezze, l'Ikea brilla per la sua assenza: confessiamolo, ci è sempre stata simpatica. Sarà la sua immagine hippy e anche un po' alternativa, sarà che da sempre si affannano a sottolineare quanto siano sostenibili (nei limiti...) e rispettosi dell'ambiente, sarà che tutti noi passiamo volentieri un pomeriggio a far scorta di cuscini e candeline sentendoci molto meno in colpa che a trascorrerlo nel più bieco dei centri commerciali, fatto sta che verso l'Ikea abbiamo avuto tutti un soft spot.

Ebbene: fine delle illusioni. Non si può essere dei giganti globali senza essere cattivi. E fine anche del geniale marketing Ikea, che finora ci aveva fatto credere alle favole nordiche dolci come i biscottini verdi al cioccolato.

Un ex manager svedese del gruppo ha preso carta e penna e ha scritto un libro (
http://www.independent.co.uk/news/world/europe/merciless-ikea-memoir-flatpacks-a-punch-1820541.html ) , che sta facendo parecchio scalpore. Nel libro, La verità sull'Ikea, si afferma senza mezzi termini che:

- L'Ikea è una delle più misteriose compagnie del mondo, dove il management deve mostrare fanatica lealtà e devozione al capo, mr. Kamprad, e ai suoi figli. Una lealtà da perseguire "fino alla morte".

- L'Ikea usa metodi generalmente associati a quelli della tristemente famosa Stasi, la polizia segreta della Germania Est, per spiare i propri dipendenti e tenerli in riga, ricorrendo persino a infiltrati ed informatori e preparando dossier.

- I dipendenti stranieri vengono chiamati "i negri" dai manager svedesi, e non hanno chances di carriera.

- La storia del fondatore è stata abilmente manipolata dal marketing, offrendo la falsa immagine di un eccentrico vecchietto ascetico che vive in semplicità malgrado le sue ricchezze, e la cui casa è arredata con l'economico divano Klippan e la modesta libreria Billy.

- E per quanto riguarda gli atteggiamenti ambientalisti, la compagnia semplicemente detta legge sul mercato imponendo prezzi stracciati ai fornitori ed usando materie prime di qualità infima.

Johan Stenebo, l'autore, ha deciso di uscire allo scoperto e le sue accuse stanno avendo enorme eco in Svezia. La reazione dell'Ikea? E' solo un punto di vista.

I dolcetti svedesi e i menu biologici hanno adesso uno strano sapore di cheeseburger...