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Il rinascimento dell'architettura

di Nikos A. Salingaros - 24/11/2009

Fonte: La Repubblica




Da poco è uscito No Alle Archistar. Il Manifesto contro le avanguardie,
il suo nuovo libro dato alle stampe sempre con la Libreria Editrice
Fiorentina che aveva pubblicato anche il suo precedente Antiarchitettura
e demolizione. Come è nata l’esigenza di scrivere un manifesto contro le
avanguardie?

In realtà è un manifesto contro il movimento che si auto-proclama di
essere l’avanguardia. La vera avanguardia siamo noi: un gruppo di
architetti, urbanisti e sociologi che è pronto a progettare una nuova
città a scala umana, e a ri-sistemare le periferie inumane per formare
tessuto urbano vivente. Abbiamo le regole per farlo, regole sviluppate
della scienza e della matematica. Queste regole, nonostante le abbiamo
pubblicato gratis, sono ignote e sconosciute dai progettisti di grande
nome incaricati oggi di costruire e ri-sistemare le nostre città.
Siccome essi giocano in un ambiente di potere, non si occupano degli
sviluppi scientifici tranne che di utilizzare in modo disonesto e
sbagliato termini scientifici come “frattale” e “caos” per promuovere i
loro progetti mostruosi.
Il mio libro è un manifesto contro lo stravolgimento della natura umana
stessa. Durante pochi decenni abbiamo perso il diritto fondamentale
della libertà di scegliere il carattere del nostro ambiente dove
abitare, un colpo di stato contro la democrazia stessa. Dappertutto, ci
sono imposti edifici e strutture mostruose, superfici aliene e inumane,
mentre il tessuto urbano a scala umana è stato distrutto per poi essere
sostituito con strutture aliene, parcheggi giganti e autostrade che
tolgono il centro città. Esperimenti sociali sono implementati su scala
massiccia, trattando la gente come se fossero giocatoli. Allo stesso
tempo, tutto questo è stato presentato come “progresso”, spesso con una
maschera politica di presunta liberazione. Infine, una grande propaganda.
Il senso fondamentale della vita risiede nella produzione
dell’informazione. Ogni essere vivente è un insieme di informazioni, una
parte nel materiale genetico, e negli umani, altra parte nelle
conoscenze del depositato corpo di cultura, conoscenze tecniche,
scientifiche e artistiche, ecc. L’architettura è un deposito
d’informazione scoperta e sviluppata attraverso i secoli di ogni
cultura. L’International Style ha perso tutto ciò, e oggi le
auto-proclamate avanguardie architettoniche continuano a disprezzare le
informazioni ereditate. Noi (il mio gruppo di collaboratori) sviluppiamo
e riscopriamo legge per un’architettura a scala umana e le pubblichiamo
apertamente su Internet. Invece, il movimento d’architettura
contemporanea pratica una mistificazione, sostenendo che bisogna
scegliere un architetto famoso per progettare qualsiasi edificio di
spicco. Pretendono che tale archistar abbia conoscenze segrete che
permettono di produrre un disegno innovativo. La mistificazione
distrugge l’informazione aperta a tutti, come distrugge la libertà di
scelta libera.
La scienza contemporanea è il sistema più democratico esistente,
permettendo una libera critica dei risultati. Non è fondato soltanto
sull’autorità di nessun individuo, ma rappresenta una combinazione del
lavoro collettivo di generazioni.
Io sono membro del movimento “open-source” e dell’urbanistica
pari-a-pari, e l’idea che un cosiddetto “esperto” dell’avanguardia abbia
conoscenze segrete e nascoste sulla progettazione mi pare
fondamentalmente anti-democratico. L’informazione utile deve essere
verificabile, cioè, aperto a tutti chi vogliono verificarla e
applicarla, e non nascosta come un segreto pseudo-religioso diventato
dogma. Così si avanza la conoscenza scientifica e si rigetta
l’oscurantismo. L’avanguardia di oggi non è altro che un movimento
oscurantista. Perché tutto quest’acciaio, vetro e calcestruzzo negli
edifici di moda e niente ornamento? Perché le forme vuote, storte e
sbilenche? Nessuna spiegazione scientifica, perché non ne esiste:
soltanto una propaganda ideologica.
Siamo stati noi a sviluppare i risultati nuovi fondamentali per
progettare tessuto urbano: concetti come carica frattale; la città delle
reti; gerarchia universale; codici generativi; archetipi; coerenza
urbana; linguaggio delle forme; micro-chirurgia urbana, e così via.
L’autoproclamata avanguardia ignora tutto ciò. E poi, le archistar se ne
fregano della maggior parte delle costruzioni sulla terra:
l’autocostruzione di favelas, il problema di alloggi sociali, le
periferie, le crescenti baraccopoli, il consumo preoccupante delle aree
agricole. Lontano dai progetti di moda troppo costosi il mondo
costruisce per sopravvivere. Soltanto quando vedono l’opportunità per
estrarre un profitto, le archistar propongono progetti faraonici senza
capire niente dei bisogni degli umani come individui, senza prendere il
tempo d’imparare la biologia e la sociologia umana. Noi invece lavoriamo
costantemente su questi problemi, sviluppando tecniche di progettazione
partecipativa per salvare le periferie e ristrutturare gli alloggi
informali per generare un ambiente umano.

Quale è secondo lei il Paese con l’architettura più a misura d’uomo e
perché?

In ogni paese troviamo varie tradizioni di progettazione sostenibile
tradizionale a scala umana. Questi linguaggi e tradizioni sono stati
bocciati dal movimento Moderno — l’International Style — fino al punto
che non riconosciamo per niente la ricchezza esistente attorno al mondo.
Non c’è eccezione: ogni Paese, ogni popolo ha sviluppato più di una
tradizione architettonica a misura d’uomo, perché questa è la natura
umana. L’architettura a scala umana è un’estensione della nostra
biologia. Io e miei amici abbiamo scritto che le regole architettoniche
hanno la stessa fonte delle regole fisiche e biologiche. Soltanto con
l’industrializzazione abbiamo perso questo legame fondamentale tra
biologia e architettura. Oggi ne abbiamo dimenticati tutto ciò,
un’amnesia fatale.
Si deve cercare nell’architettura modesta, l’architettura dimenticata
delle riviste patinate, non soltanto l’architettura vernacolare e
storica ma anche nell’architettura auto-costruita, l’architettura delle
favelas in tutto il mondo. Fuori del mondo di moda dove s’impone uno
stile perché “approvato dall’intellighenzia internazionale”, l’uomo
costruisce secondo il suo corpo e il suo cuore. Fa il meglio con i
materiali disponibili per costruire un ambiente vivo, in quale vivere e
in quale stare con la sua famiglia.
C'è da meravigliarsi come tutte le tradizioni architettoniche del mondo
intero sono state sepolte dall’avanguardia, anche se sono praticate di
fronte ai nostri occhi! La propaganda è talmente efficace da non
permettere agli architetti (e alla maggior parte del popolo) di vedere e
valorizzare la propria cultura edilizia. Non la vedono perché qualcuno
nell'elite ha proclamato che la tradizione architettonica è un segno di
“decadenza”, di “retrogrado” e dunque un impedimento allo sviluppo
iper-tecnologico promesso dalla classe elitaria consumista globale. Una
truffa monumentale!

Il Maxxi (Museo delle arti del XXI secolo di Roma) non è ancora stato
inaugurato ma già impazzano le polemiche per l’opera compiuta da Zaha
Hadid. Pensa che anche in questo caso la mano dell’architetto iracheno
abbia superato il confine, dimenticando che la struttura del museo per
l'arte contemporanea Roma deve avere come prima finalità quella di
contenere opere d’arte e valorizzarle?

In questi giorni, ho scritto una recensione limitata del Museo Maxxi per
Libero. Limitata perché non ho avuto l’opportunità di visitare il Maxxi
(purtroppo non mi hanno invitato all’inaugurazione), e credo che non si
possa giudicare un’opera architettonica senza l’esperienza diretta dei
suoi spazi e delle sue superfici. Per difendere l’architetto Zaha Hadid
io credo che l’incarico fosse per un edificio come opera d’arte in se
stesso, e non per un museo con spazi efficienti. Per questo motivo hanno
richiesto la Hadid, anziché un altro architetto capace di costruire un
semplice museo. Quindi, se l’edificio risulta non adattato alle mostre
di arte (e questo non lo sappiamo ancora) non accuso l’architetto.

Che idea si è fatto della futura Expo di Milano?

Un progetto diretto delle forze economiche più forti del governo stesso.
Ho fatto lo sforzo a Milano di andare a bere un caffè con l’assessore
Carlo Masseroli un anno fa al suo ufficio e mi ha detto che era
impossibile cancellare i tre grattacieli, per ragioni finanziarie e
legali. Invece di progettare un tessuto urbano che si possa convertire
all’indomani della Expo in città vivibile, vedo la costruzione delle
follie. C’è una grande probabilità che la maggior parte dell'Expo
diventerà inutile dopo l’evento. E questo sarà un peccato. Tanti soldi
pubblici e privati guastati per una mostra effimera quando si potevano
costruire città. Ma è colpa  degli “esperti” di architettura
contemporanea, che chiamano famosi architetti invece di scienziati con
idee dell’urbanistica a scala umana. Quello che progettano adesso sono
meramente sculture isolate, e non città.

C'è qualche giovane designer e architetto italiano o europeo di cui
apprezza il lavoro? Ce ne può parlare?

Sono sicuro che ci siano molti giovani italiani che vogliono e possono
fare un lavoro ottimo, ma, oltre i miei studenti italiani, ancora non li
conosco. Ho i miei amici architetti in Italia che fanno bei progetti, e
che posso classificare in tre gruppi. Devo ammettere con tristezza che
nel clima ostile attuale sono più conosciuti fuori l’Italia che dentro.
Primo, un gruppo di progettisti di una gamma da più tradizionali fino a
molto innovativi utilizzando linguaggi non-classici. Questo gruppo
include Pier Carlo Bontempi, Angelo Gueli, Ettore Maria Mazzola, Andrea
Pacciani, Pietro Pagliardini, Fabio Paoletti, Gabriele Tagliaventi e
altri. Sì, sono quasi tutti caratterizzati come “classici” perché
rispondono alle esigenze dei clienti che vogliono costruire qualcosa
oggi in stile tradizionale con sensibilità umana. Con Isabella Guarini e
Ciro Lomonte e altri che non sono classicisti, tutti questi sono capaci
di progettare fuori del solito vocabolario industriale.
Secondo, esistono molti altri bravi architetti in Italia, finora
marginalizzati e nascosti da un sistema totalmente biasimato.
Questo secondo gruppo di progettisti si caratterizza come quello dei
“bioarchitetti”, cioè, quelli che progettano sulla base del riferimento
alla natura, utilizzando tipologie tradizionali, materiali naturali
locali, sistemi tradizionali di risparmio energetico, ecc. In questo
gruppo abbiamo l’architetto Wittfrida Mitterer, direttore della
Fondazione Bioarchitettura. Dentro quest’organizzazione si trovano molti
bravi praticanti di un’architettura a scala umana strettamente legata
con la natura. Alcuni di questi architetti hanno lavorato tutta una vita
progettando edifici modesti ma meravigliosi e recuperando il tessuto
edilizio più vecchio.
Terzo, alcuni architetti di provenienza sia modernista che tradizionale
hanno scoperto gli effetti positivi o negativi dell’ambiente costruito
sulla salute e il benessere umano. Un rappresentante italiano di questo
gruppo è Rosario Marrocco. Esiste un movimento crescente negli Stati
Uniti e nei paesi scandinavi che applica risultati sperimentali della
fisiologia umana per il disegno degli ospedali, visto come il disegno
degli spazi e le superfici influenza il recupero dei pazienti
ospedalizzati. Il movimento della progettazione biofilica sta per
cambiare il modo col quale valutiamo gli effetti dell'ambiente sulla
nostra salute. Finora questi tre gruppi hanno seguito il loro lavoro
indipendentemente, però adesso trovano un fondamento teorico comune. Ho
una grande speranza che possano unirsi per definire e implementare
un’architettura salutare completamente innovativa e democratica, fondata
sulla scienza invece che sull’oscurantismo della vecchia avanguardia
ormai esaurita.