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SOS Pianeta terra

di Rajendra K. Pachauri - 09/12/2009

  
 
L'analisi dell'Intergovernmental Panel on Climate Change nelle parole del suo presidente, analisi drammatica della situazione attuale e dei disastri futuri, ma anche indicazione di come cambiare l'insostenibile rotta imboccata dal pianeta

Abbiamo affermato che «il riscaldamento del sistema climatico è indubbio, come risulta oggi evidente dai dati sull'aumento delle temperature medie globali dell'aria e degli oceani, sullo scioglimento diffuso delle nevi e dei ghiacci e sull'innalzamento globale del livello del mare» e che «l'aumento delle temperature osservato sin dalla metà del XX secolo molto probabilmente è dovuto in massima parte all'aumento delle concentrazioni antropogeniche di gas serra». Nel XX secolo la temperatura media globale è aumentata di 0,740 gradi centigradi, mentre l'innalzamento del livello del mare conseguente all'espansione termica dell'oceano e allo scioglimento dei ghiacci in tutto il globo è stato di 17 centimetri. Con questo aumento, nelle isole Maldive - la cui superficie si trova appena un metro o due sopra il livello del mare- ogni tempesta o mareggiata rappresenta un grave pericolo per la vita delle persone e per le cose. Ma non è tutto. Il cambiamento climatico sta già producendo un aumento della frequenza, intensità e durata delle inondazioni, della siccità e delle ondate di caldo. Le precipitazioni sono aumentate significativamente nelle parti orientali del Nord e del Sud America, nell'Europa settentrionale e nell'Asia settentrionale e centrale, mentre si sono ridotte nel Sahel, nel Mediterraneo, nell'Africa meridionale e in alcune zone dell'Asia meridionale. Globalmente, dagli anni '70 del 900, l'area colpita dalla siccità è aumentata. La frequenza degli eventi caratterizzati da precipitazioni pesanti (o la quantità di pioggia totale causata da precipitazioni pesanti) è aumentata in quasi tutte le aree.
Se non interverremo per stabilizzare la concentrazione dei gas serra nell'atmosfera, entro la fine di questo secolo la temperatura media salirà ovunque da 1,1 gradi a 6,4 gradi centigradi. Il mondo sta accrescendo le sue emissioni a un tasso che potrebbe portarci al limite massimo previsto, il che significa un aumento totale in questi due secoli di oltre 7 gradi centigradi. Eppure, tra il 1970 e il 2004 le emissioni globali di gas serra sono aumentate del 70%, e quelle di anidride carbonica dell'80%. Dobbiamo arrestare questo trend inaccettabile.

Il cambiamento climatico, in assenza di interventi per ridurre le emissioni, causerebbe con ogni probabilità: la possibile scomparsa dei ghiacci marini entro l'ultima parte del XXI secolo; l'aumento della frequenza dei picchi di calore, delle ondate di caldo e delle precipitazioni pesanti; l'aumento dell'intensità dei cicloni tropicali; la diminuzione delle risorse idriche a causa del cambiamento climatico in molte aree semi-aride, come il bacino del Mediterraneo, gli Stati Uniti occidentali, l'Africa meridionale e il Brasile nord-orientale; la possibile eliminazione dello strato di ghiaccio che ricopre la Groenlandia con un conseguente contributo all'innalzamento del livello del mare di circa 7 metri. Se non interverremo, le temperature in Groenlandia raggiungeranno livelli paragonabili a quelli stimati di 125.000 anni fa, quando le informazioni paleoclimatiche suggeriscono un innalzamento del livello del mare da quattro a sei metri. Dal 20 al 30% circa delle specie note sono esposte a un maggiore rischio di estinzione, se l'aumento del riscaldamento medio globale dovesse superare 1,5-2,5 gradi centigradi.

Si prevede che in Africa, entro il 2020, tra 75 e 250 milioni di persone saranno soggette a stress idrico a causa del cambiamento climatico, e in alcuni paesi il rendimento dell'agricoltura basata sull'irrigazione con acqua piovana potrebbe ridursi fino al 50%. Gli effetti del cambiamento climatico sarebbero gravissimi su alcune tra le regioni e le comunità più povere del mondo. Secondo i miei calcoli, almeno 12 paesi potrebbero fallire e in molti altri stati le comunità sarebbero potenzialmente soggette a gravi conflitti per via della scarsità di cibo, dello stress idrico e per il deteriorarsi del suolo.

Ridurre le emissioni è essenziale, e il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) ha valutato che il costo sarebbe modesto. Per limitare l'aumento della temperatura media a 2,0 e 2,4 gradi centigradi, il costo entro il 2030 non supererebbe il 3% del Pil. (...) Inoltre, la riduzione porterebbe molti altri vantaggi: un minore inquinamento atmosferico, una maggiore sicurezza energetica, una maggiore occupazione e una produzione agricola stabile, che assicurerebbe una maggiore sicurezza alimentare. Una serie di tecnologie, attualmente disponibili o di cui si prevede comunque la commercializzazione, permettono già oggi di compiere seri tentativi per ridurre le emissioni.

È incoraggiante che i leader del G8 abbiano dato riconoscimento alla richiesta avanzata dal mondo scientifico di limitare l'aumento della temperatura media globale a 2,0 gradi centigradi, ma abbiamo specificato chiaramente che, se l'aumento della temperatura deve essere contenuto tra 2,0 e 2,4 gradi centigradi, le emissioni globali debbono raggiungere il loro picco non oltre il 2015. Mancano solo sei anni. E anche il tetto di 2,0 gradi porterebbe a un innalzamento del livello del mare a causa della sola espansione termica da 0,4 a 1,4 metri. Questo aumento, aggiunto allo sciglimento delle nevi e dei ghiacci in tutto il globo, potrebbe sommergere molti piccoli stati costituiti da isole, e il Bangladesh.
Prevenire gli effetti del cambiamento climatico riducendo le emissioni comporterebbe benefici incalcolabili, tra cui la crescita economica e l'occupazione. Se i partecipanti Se non agiremo in tempo, tutti noi diventeremmo leader e cittadini di stati falliti, perché falliremo nel nostro sacro dovere di proteggere questo pianeta, che dà la vita a tutte le specie. Oggi la scienza non lascia spazio all'inazione.