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La Famiglia che non c' è più e il disagio crescente dei bambini

di Giorgio Montefoschi - 23/12/2009

 

I bambini sono le prime vittime del mondo indifferente, rapace, volgare in cui viviamo. Ma lo sono non soltanto i bambini che muoiono di fame e di malattie nel Terzo Mondo. Lo sono, anche, moltissimi bambini ben «protetti» che vivono nel nostro mondo occidentale, e vanno a scuola, fanno lo sport, tornano a casa e guardano ore di tv. La malattia mortale che tocca una quantità enorme di questi bambini «sani» è la famiglia. Non certo la famiglia tradizionale, nella quale esistevano un padre e una madre che vivevano insieme, e davvero in questo modo proteggevano e rendevano felici i loro figli. Perché, prima ancora di ogni politica e progetto (sacrosanti) per salvaguardare i bambini, questo, senza troppi giri di parole, e odiose falsità mondane, è il punto: la famiglia. La famiglia che, drammaticamente, con numeri ormai esponenziali, vediamo non esistere più. Il problema non è la regolamentazione delle unioni. Il problema, dolorosissimo, è il dover prendere atto della disgregazione delle unioni. I bambini, istintivamente, cercano l' unione, una Unità che è sostanziale del loro essere. Questo dovrebbero saperlo tutti i padri e le madri che oggi fanno una famiglia e dei figli, e poi, dopo due anni, dopo cinque anni, letteralmente si stufano, trovano un altro o un' altra o litigano o hanno qualche difficoltà, e per questo mandano all' aria la famiglia e distruggono la felicità dei loro figli. Le «nuove famiglie» che poi (ormai, purtroppo, in tutte le classi sociali) mettono in piedi questi padri e queste madri, le famiglie cosiddette «allargate», con il fidanzato della mamma e la fidanzata del papà, non sono più una famiglia. Sono un' altra cosa. Che magari funziona alla grande, magari è allegrissima con tutti quegli scambi di fidanzati e di fratellini. Ma non è la vera famiglia. Perché i bambini vogliono il loro padre e la loro madre. E non altro. È vero che ci sono molte separazioni inevitabili. Ed è vero che i bambini nel dolore si fortificano e si adattano a tutto. Ma non per questo bisogna approfittare dei bambini: che sono assai più generosi e buoni degli adulti.