Un 2009 tra guerra e macelleria sociale... Come prima, più di prima!
di Ernesto Ferrante - 31/12/2009
Tutto come prima anche nel nostro paese. Berlusconi continua a rubare la scena da uomo di spettacolo qual è. L'opposizione capeggiata dal Pd bersanizzato permane in uno stato vegetativo. Casini seguita a recitare la parte della verginella astuta che strizza l'occhio ai due poli ma poi non si concede per non perdere la propria virtù (leggasi valore contrattuale). Di Pietro è ancora in preda al suo strabismo che gli fa vedere pagliuzze in alcuni occhi e travi in altri. La sinistra radicale è ai minimi storici. La destra radicale ai minimi termini. Titoli di coda, decine di figuranti ma anche qualche special guest. Come lo squilibrato Tartaglia, per esempio, il coniglio sbucato al momento giusto dal cilindro del Cavaliere, permettendogli di orientare a suo favore una situazione che fino alla vigilia pareva avere come sbocco solo le elezioni anticipate. Il "dialogo" tra governo, il Pd e Udc sulla controriforma della Costituzione e quella della giustizia, incluse le ben tre leggi ad personam per salvare l'omino di Arcore dai processi, vale a dire il cosiddetto "processo breve", il "legittimo impedimento" e il nuovo "lodo Alfano" da approvare con legge costituzionale, è figlio dell'ottimizzazione del clima post attentato. Pur mettendo da parte per un attimo teorie e ipotesi, non si può non ammettere che il duomo in faccia sia arrivato proprio quando serviva di più. L'abilità di un profondo conoscitore delle potenzialità del sistema mediatico come il Berlusca, ha fatto poi il resto. Il copione del reality ha rasentato la perfezione. Lo shock mediatico-politico provocato dall'aggressione fatto lievitare a dismisura, poi la messa all'indice dei "seminatori d'odio" con la cassa di risonanza della "Raiset" ed infine, dopo aver intimidito e ammorbidito i già poco decisi oppositori parlamentari, la magnanima proposta di un partito dell'amore e del dialogo sulle "riforme che servono al Paese". Fini scavalcato al centro, D'Alema spiazzato, Di Pietro isolato e aperture inaspettate, come quella dell'ex presidente Scalfaro e dell'associazione "Libertà e giustizia". Una menzione merita anche il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, uno dei più grandi chiacchieroni mai nati nel nostro paese. Da buon “curato” della chiesa del potere qual è il buon Giulietto con la erre moscia, troppo spesso e a sproposito incensato da tanti presunti non allineati di casa nostra per le sue crociate parolaie contro lobbies e poteri forti, predica bene e razzola male, molto male. La blindatissima legge finanziaria 2010, votata con il sistema truffaldino della fiducia, ne è un palese esempio. Il testo approvato è diverso da quello varato il 17 settembre scorso in consiglio dei ministri ma anche da quello passato in prima battuta in Senato. I provvedimenti inseriti strada facendo ne hanno raddoppiato le dimensioni finanziarie da 4 a 9,2 miliardi. La presunta finanziaria leggera ha lasciato il posto ad una manovra pesantissima e le modifiche introdotte non sono frutto dell'accoglimento delle richieste delle parti sociali ma di accordi di tipo clientelare nati all'interno della stessa maggioranza e cristallizzati in un maxiemendamento che ne ha mutato profondamente l'impatto. Oltre a essere profondamente antisociale, a non dare nessuna risposta positiva ai problemi dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, dei disoccupati e del Mezzogiorno, la manovra tremontiana sembra disegnata su misura per i grandi evasori fiscali e gli speculatori. A partire dallo "scudo fiscale", lo strumento inventato dal professorino berlusconizzato per far rientrare in Italia i capitali esportati illegalmente all'estero. Basterà pagare un misero 5% di imposte per mettersi al riparo da sanzioni e per giunta conservando l'anonimato. Un bel regalo ai grandi evasori dietro cui spesso si celano le mafie. Guanto di velluto anche per la grande speculazione edilizia e immobiliare. Basti pensare ai finanziamenti stanziati per la costruzione del costosissimo e praticamente inutile Ponte di Messina e la svendita degli immobili dello Stato, in parte da farsi addirittura senza asta pubblica. Briciole e spioccioli, invece, per le masse lavoratrici. Del resto il Cavaliere di Arcore e il fido Tremonti continuano a ripetere che la crisi economica è ormai alle porte e bisogna essere positivi. Che saranno mai 760 mila posti di lavoro in fumo solo quest'anno? Nulla o quasi è stato fatto per calibrare meglio gli ammortizzatori sociali, nonostante le previsioni del governatore di Bankitalia, Draghi il vampiro, che prospettano un milione e mezzo di licenziamenti nel 2010. Nulla di serio e consistente è previsto per aumentare il potere d'acquisto di lavoratori e pensionati, nonostante che il 30% delle famiglie italiane non ce la faccia ormai ad arrivare neanche alla terza settimana del mese (fonte Censis). I diritti dei lavoratori non sembrano essere tra le priorità tremontiane. Nessuno stanziamento per il rinnovo dei contratti dei pubblici e solo pochi spiccioli per la cosiddetta "vacanza contrattuale". Anche la reintroduzione dello Staff leasing, ovvero del lavoro in affitto va in questo senso. Qualche risorsa è rinvenibile alla voce welfare, ma è legata allo sgravio fiscale del salario variabile di produttività, che è uno dei punti chiave della "riforma" contrattuale finalizzata a frantumare la contrattazione collettiva nazionale. A dir poco vergognosa è la tassa introdotta sulle cause di lavoro e quelle previdenziali che colpisce principalmente i lavoratori, i pensionati e gli invalidi, i quali per vedere affermati i loro diritti davanti al giudice dovranno sborsare fino a mille euro. Alla voce scippi va invece iscritto il Tfr, oltre 3 miliardi di euro, non andato ai fondi integrativi, che il Governo ha deciso di farsi dare dall'Inps per sostenere vari capitoli di spesa della Finanziaria, senza il consenso dei diretti interessati. Soldi, tanti soldi per finanziare i contingenti militari all'estero, 750 milioni di euro (250 in più rispetto all'anno passato) e per le scuole private, 130 milioni. Il vangelo di Arcore non ammette deroghe. Venti di guerra sull'ampio fronte internazionale, macelleria sociale in Italia: ma siamo sicuri si tratti del 2009? L'anno ormai alle battute finali ci sembra terribilmente simile al 2008 e a quelli precedenti. Di una noia "mortale"! Non ci resta che sperare in un 2010 più vivo e meno scontato: uomini liberi, dove siete?