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Uranio e sindrome dei Balcani

di Massimo Fini - 12/04/2006

Fonte: lineaquotidiano.it


Centocinquantotto militari
italiani che hanno
operato in Bosnia e
in Kosovo si sono ammalati di
tumore (alla tiroide, ai testicoli,
linfoma di Hodgkin) e di
questi ventotto sono morti. È
quanto risulta dalla relazione
annuale che il ministero della
Difesa trasmette al Parlamento.
È la cosiddetta ‘sindrome
dei Balcani’ che va attribuita
all’uso a tappeto che gli americano
hanno fatto, in quelle
zone, del ‘depleted uranium’,
vale a dire dell’uranio impoverito’
(secondo la stessa ammissione
del Pentagono proiettili
di questo tipo, che hanno la
capacità di forare come fossero
di burro i blindati, sono stati
usati in Bosnia e in Kosovo).
Dalla ‘sindrome dei Balcani’
sono stati colpiti ovviamente,
oltre che i militari italiani,
anche quelli di altri contingenti,
soprattutto americani che
erano presenti sul terreno con
forze massicce.
Il Pentagono ha sempre negato
che i tumori da cui sono stati
colpiti i militari che hanno
operato nei Balcani dipendano
da contatti diretti con ‘l’uranio
impoverito’, ma li ha attribuiti
al ‘battle fatigue’, allo stress
da battaglia, al fatto di essere
un ambiente estraneo e ostile.
Spiegazione risibile perché nelle
guerre dove
(...) l’uso dell’uranio impoverito
non era ancora conosciuto,
come quella del Vietnam, i soldati
venivano colpiti da malattie
nervose, depressione e nevrosi,
ma non da tumori.
Questa versione del Pentagono
era stata avallata anche, in un
primo tempo, dalla Commissione
d’inchiesta istituita dal
nostro Ministero della Difesa
(che vi era stato costretto dalle
richieste di risarcimento avanzate
dai militari ammalati o dai
famigliari di quelli deceduti),
presieduta dal professor Mandelli
che arrivò a concludere
che il numero dei casi di tumore
fra questi militari rientrava nella
media nazionale. Tesi ancora
più risibile e, se posso dirlo,vergognosa,
perché la media
nazionale rigurda l’intera popolazione,
e quindi anche gli
uomini maturi e gli anziani fra
cui il tumore miete il maggior
numero di vittime, non ragazzi
ventenni e trentenni, nel pieno
della loro giovinezza, forti e
sani per definizione, sottoposti
preventivamente a severi controlli
medici. Tanto che una successiva
commissione d’inchiesta,
presieduta da Falco Accame,
di fronte all’impressionante
allungarsi della lista dei decessi,
ha dovuto fare qualche
ammissione, sia pur con la formula
tartufesca, che avrebbe
fatto arrossire Ponzio Pilato,
che “non si può affermare con
certezza assoluta che i tumori di
cui sono ammalati i soldati siano
dovuti a contatti diretti con
l’uranio impoverito, ma non lo
si può neanche escludere”.
Che l’Uranio impoverito sia
all’origine di queste patologie è
invece certo, perché tali patologie
si sono manifestate solo
quando sono stati usati questi
proiettili, come nella prima
guerra del Golfo nel 1990 o nel
cosiddetto intervento di ‘peace
Keeping’ in Somalia, nel 1993,
e non in altre occasioni in cui
pur i militari erano sottoposto
allo stress del ‘battle fatigue’
(come risulta da studi degli
americani che, per primi, si
sono occupati di questa faccenda).
Ma la questione che pongo qui è
anche, se non soprattutto, un’altra.
Se nelle zone contaminate
dell’uranio impoverito si sono
ammalati tanti militari, che pur
usavano tutta una serie di precauzioni
per non venire a contatto
diretto con l’uranio impoverito
e che si sono fermati
pochi mesi nelle regioni contaminate
quante sono le vittime di
tumori in Bosnia e in Kosovo,
fra i civili che di nulla erano
stati avvertiti e in particolare fra
i bambini che sono soliti toccare
tutto che in quelle aree ci vivono
stabilmente? E quante sono le
vittime civili in Afghanistan che
gli americani hanno letteralmente
spianato a suon di bombe,
disseminando il terreno non
di proiettili all’uranio impoverito,
ma di tonnellate e tonnellate
di questo micidiale materiale?
Che è un’arma chimica e, come
tale, vietata dalla Convenzione
di Ginevra. Ecco un bell’argomento
per il Tribunale internazionale
dell’Aja che giudica sui
‘crimini di guerra’, ora che Slobodana
Milosevic, che armi chimiche
non le ha mai usate, si è
sottratto, morendo al momento
opportuno, al suo giudizio. Ma,
naturalmente, è un ‘wishfull
thinking’. I Tribunali dei vincitori
non giudicheranno se stessi.