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La fetta del disonore

di Massimo Gramellini - 27/01/2010


Cosa stiamo diventando? A Lemmer, in Olanda, una commessa di McDonald’s è stata licenziata per aver integrato l’hamburger di una collega, regolarmente pagato, con una fettina di formaggio. Ma in tal modo, ha spiegato la multinazionale con assoluta serietà, il panino cambiava status, rientrando nella categoria, più costosa, dei cheeseburger. Il giudice, di sicuro un vecchio arnese del garantismo, ha sostenuto che il corpo del reato - la sottiletta - non fosse paragonabile al danno inferto alla lavoratrice - il licenziamento. Se la sciagurata avesse spruzzato sopra il panino anche un po’ di ketchup, l’avrebbero giustiziata nella friggitoria delle patatine? La ladra di formaggio ha vinto la causa, ma non ha riavuto il posto. Solo 4.500 euro, equivalenti a cinque mesi di stipendio. L’altro ieri avevamo appreso che un altro marchio del consumismo globale, Carrefour, stava disciplinando le pause-pipì per il personale. Una per turno e i prostatici si aggiustino con i pannoloni. Chissà se la norma varrà anche per le evacuazioni dei capi. E chissà se i manager di McDonald’s pagano i loro hamburger fino all'ultimo cent, ammesso che non si concedano di meglio a spese dell’azienda.
Quand’ero ragazzo imperavano il permissivismo e l’egualitarismo: il lavoratore era sacro sempre e comunque, non si licenziavano neanche i disonesti e gli ignavi. Adesso stiamo tornando a uno sfruttamento che, con le dovute proporzioni, ricorda certe pagine di Dickens. Così il pendolo della storia continua a oscillare, senza mai fermarsi dove dovrebbe: nel giusto mezzo.