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Sole e acqua muovono il Nepal

di Andrea Vico - 17/04/2006



Nei villaggi una serie di progetti d'avanguardia tutti a emissione zero

 

Si arrampicano sulle montagne del Nepal, di villaggio in villaggio. Una prima volta per ascoltare; una seconda per progettare insieme; quindi per costruire. Sono i tecnici della «Nepal Trust Organization», organizzazione non governativa scozzese che ha l’obiettivo di innescare uno sviluppo economico tramite l'autosufficienza energetica, basata sulle fonti rinnovabili. Una delle migliori realizzazioni, il «Centro per l'energia rinnovabile» di Humla, ha ricevuto il Premio Italgas «Progetti per l'ambiente», consegnato a Torino dal presidente Alberto Meomartini. Nata nel 1963 per volontà di un ex ufficiale britannico, Alan Jacobsen, la «Nepal Trust Organization» si è a lungo occupata di costruire ospedali e scuole. «Poi ci siamo resi conto che lo sviluppo economico e l'autonomia culturale di questi villaggi sarebbero stati possibili solo svincolandosi dai costosi e obsoleti sistemi di approvvigionamento energetico - spiega il presidente Tony L. Sharpe -. Abbiamo così iniziato a pianificare interventi semplici e moderni per costruire tetti fotovoltaici, piccole turbine idroelettriche, forni solari, impianti termici a biomassa per fornire a ogni villaggio l'energia necessaria, migliorare le condizioni di vita e permettere il definitivo decollo delle attività artigianali». E tutto senza immettere un solo chilo di nuova CO2 nell'atmosfera. L'ottica, infatti, è quella di operare in piena sintonia con i dettami del Protocollo di Kyoto.

Anche se il Nepal non fa parte dei Paesi «Annex 1» (i Paesi che, tra i firmatari del Protocollo, sono tenuti a farsi carico di una quota della riduzione generale dei gas serra) è bene che, se si deve provvedere ai nuovi fabbisogni energetici, si varino subito nuove tecnologie senza ricorrere a impianti che già nascono obsoleti e inquinanti, come le centrali a petrolio o a carbone, ampiamente usate in India e Cina per sostenere il Pil galoppante. Ma gli impianti che producono elettricità a partire dalle fonti rinnovabili sono patrimonio dell'Occidente e il loro costo è inarrivabile per molte di queste piccole economie nascenti. Accanto al valore ambientale, quindi, i progetti della «Nepal Trust Organization» sono la dimostrazione di come l’hi tech del Primo Mondo possa e debba essere messo al servizio dei Paesi poveri per svincolarli dai mercati dell'energia tradizionale. «Il Sole è gratis, così come l'acqua impetuosa dei loro torrenti - puntualizza Sharpe -. Noi mettiano a disposizione le tecnologie e a insegnare come usarle: così le popolazioni locali possono gestire le risorse di cui dispongono, senza dipendere dal gas o dal petrolio». E’ significativo che, spresso, siano le donne del villaggio le persone più disponibili a imparare, nonché le più precise nella gestione degli impianti. E sono sempre le donne a collaborare all’utilizzo in senso comunitario dell'energia: i forni solari per i cibi vengono usati a turno.