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Una scuola in una valle

di Julia Ponsonby - 19/04/2006

Situata in una foresta, la Rishi Valley School fonde l'educazione, l'ecologia e lo spirito umano. La Rishi Valley, il cui nome deriva dai saggi sadhu che un tempo vagavano tra le colline circostanti, è la più vecchia delle scuole di Krishnamurti.


Situata in una foresta, la Rishi Valley School fonde l’educazione, l’ecologia e lo spirito umano.

Gli alti liriodendri intrecciano i rami sopra la strada. Di tanto in tanto, i loro bellissimi fiori rossi cadono al suolo come offerte tardive a un gruppo di persone che, secondo J. Krishnamurti, svolge il lavoro più importante del mondo: l’insegnamento. È quasi il tramonto. Dopo una lunga giornata, gli insegnanti della Rishi Valley School si dedicano alla propria salute e al proprio benessere. A gruppi di uno, due e tre camminano nella strada, chi indossando un sari, chi una tuta, chi una “kurta” e sandali infradito. Qualcuno, infine, indossa vestiti occidentali da jogging. Socievoli o solitari, dalla camminata decisa o rilassata, questi sono gli uomini e le donne che hanno nelle loro mani lo sviluppo dell’intelligenza dei 350 studenti di uno dei più straordinari college indiani.

La Rishi Valley è qualcosa di più che una scuola accademica. Per riprendere la metafora del fiore di liriodendro, questo college frequentato soprattutto dai bambini delle grandi città indiane è fatto di molti petali. Essi rappresentano i diversi aspetti dell’istruzione (le materie spaziano dalla più pratica alla più astratta), ma anche le molte scuole materne create nelle aree rurali, un centro di formazione per insegnanti, un’oasi ecologica protetta, un centro di studi che attira adulti da tutto il mondo, una fattoria organica che contribuisce al nutrimento di ognuno e un giardino di erbe ayurvediche. Tutti questi progetti sono tenuti insieme dall’ispirazione alla visione di un solo uomo. Così, gli insegnamenti del filosofo J. Krishnamurti sono, per la Rishi Valley, quello che lo stame pieno di polline è per il fiore del liriodendro: una fonte di continuità e rinnovamento.

J. Krishnamurti era molto sensibile ai problemi dell’educazione, e contribuì alla nascita di numerose scuole in India, di una in Inghilterra e di un’altra negli Stati Uniti. La Rishi Valley, il cui nome deriva dai saggi sadhu che un tempo vagavano tra le colline circostanti, è la più vecchia delle scuole di Krishnamurti. Fu creata vicino alla sua città natale e si dice che il sito gli piacesse per via di un magnifico albero “banyan” di trecento anni, i cui tronchi simili a pilastri ricreano l’atmosfera di una cattedrale.

La Rishi Valley School è stata inaugurata praticamente insieme ad altre famose scuole progressiste in Inghilterra, cioè Summerhill, St. Cristopher’s e Dartington Hall. Da allora, la Rishi Valley è diventata sempre più prestigiosa, fino a diventare uno dei college più ambiti dell’India.

Dagli anni trenta ai cinquanta del ventesimo secolo, furono condotte profonde sperimentazioni sulla libertà, l’olismo e la non-violenza, con il fine di creare una “Nuova Generazione”. La Rishi Valley, sotto la guida di Mr. Subba Rao, ha introdotto le tecniche Montessori per la scuola materna, mentre ai bambini più grandi è stato permesso di redigere un proprio piano di lavoro. Negli sport, si offriva un mazzo di fiori alla parte perdente, per ricordare la natura complementare dei giochi di squadra. Gli esami erano opzionali e i bambini venivano incoraggiati a coltivare il proprio lotto di terra e a viaggiare in altre regioni dell’India, per allargare le proprie conoscenze.

Ora, sotto la guida di Radhika Herzberger, il corpo docente si è posto l’obiettivo dell’eccellenza accademica. Tale obiettivo viene equilibrato con l’educazione a valori morali come la compassione e un sentimento di unione con la natura. Krishnamurti parlava del “risveglio dell’intelligenza”, della “fioritura del bene” e dell’unione di mente, cuore e corpo per creare una persona integra. Egli desiderava che i bambini fossero tecnicamente equipaggiati e intellettualmente preparati alla sopravvivenza nel mondo moderno. Da qui l’ampia gamma di insegnamenti offerti dalla scuola, per assicurare un buon numero di opportunità. Per esempio, la facoltà delle arti offre agli studenti la possibilità di praticare mestieri tradizionali come il batik (la colorazione dei tessuti), la ceramica, la falegnameria, ma anche la pittura e il disegno. I bambini imparano allo stesso tempo la danza Bharatanatyam, oppure il canto e l’uso di tradizionali strumenti musicali indiani, e la biologia, la chimica e la fisica in un ottimo dipartimento delle scienze.

Com’è possibile insegnare, oltre alle dimensioni del fare, le qualità dell’essere? La risposta è che queste ultime devono essere implicite nella relazione tra il bambino e l’insegnante, e tra la scuola e l’ambiente. Devono anche essere implicite nei valori dei genitori e degli insegnanti (all’atto della selezione dei bambini per la scuola, avviene un colloquio con i genitori insieme ai bambini, per vedere se essi comprendono e approvano i fini della scuola).

Uno dei programmi più ambiziosi della Rishi Valley è la creazione di scuole rurali. Fu necessario l’arrivo di Padmanabhav e Rama Rao, negli anni ottanta, perché vedesse la luce il primo programma organico di scuole a un’aula nei paesi della valle e oltre.

I Rao erano particolarmente indicati per portare avanti questo programma di scuole rurali, che oggi è uno dei gioielli più brillanti della corona della Rishi Valley. Innanzitutto, entrambi parlavano il Telugu, la lingua nativa dell’Andra Pradesh; secondo, da sempre desideravano occuparsi dell’educazione di base, e disponevano di esperienze precedenti, di fervida immaginazione e di infinita passione.

Queste scuole sono concepite per i bambini nella prima età scolare, per essere radicate nel territorio e per consentire ai bambini di lavorare, con il loro ritmo, in gruppi di età mista. L’insegnante-facilitatore è in genere un adulto con legami nel territorio e con alle spalle un training elementare. I pesanti libri di testo governativi, infarciti di riferimenti a una moderna cultura industriale che sembra provenire da un altro pianeta, sono stati completamente eliminati. Al loro posto, colorate carte a tema aiutano gli alunni a leggere e scrivere nella lingua locale e nel modo più divertente possibile. Un sistema di codici a colori permette loro di controllare i propri sviluppi sulla scala dell’apprendimento. Assenze occasionali dalla scuola, al tempo del raccolto, non sono un handicap, perché ognuno lavora con il suo ritmo. I bambini siedono educatamente in gruppo, pieni di entusiasmo e sussurrandosi ogni tanto delle domande. Vogliono che l’insegnante corregga immediatamente i compiti, così da passare alla cosa successiva. Il tasso di abbandono è praticamente zero, cosa mai vista nelle scuole governative, dove esso rappresenta un grave problema, soprattutto tra le bambine.

Non c’è dubbio che i bambini non vedono l’ora di partecipare alle molte attività collettive che costituiscono occasioni speciali di apprendimento, e che si sono piacevolmente trasformate in “festival”. Per esempio, ogni anno viene fatta una gita nei dintorni per familiarizzare i bambini con le piante locali e la struttura sociale del loro villaggio e di quelli circostanti. Oppure, una volta l’anno si tiene un “festival” chiamato “Metric Mela”, che raduna i bambini di tante piccole scuole per insegnare loro i pesi, le misure e le operazioni di calcolo. Ci sono tanti piccoli stuzzichini da comprare, quindi i bambini possono imparare a calcolare il resto. Quello che sembra un insegnamento puramente logico si trasforma in un’esperienza di educazione sociale. Rama Rao ricorda più di un’occasione in cui un bambino preoccupato gli ha detto che la madre pesava meno della madre di un amico, quando la loro altezza era uguale. Da colloqui del genere è stato possibile scoprire, per esempio, che il genitore di un bambino era anemico, ed è stato possibile farlo curare dallo staff medico della Rishi Valley, recentemente formatasi.

A tutt’oggi, sono state create sedici piccole scuole. Esse sono diventate gioielli di vita e bellezza, i cui giardini sono amorevolmente curati dai genitori e i bambini. Recentemente, il dottore ayurvedico della Rishi Valley, Nalini Gitte, ha cominciato a lavorare con le scuole rurali per piantare erbe medicinali, oltre alle piante ornamentali; il loro uso è riservato agli abitanti locali. Con esse si vuole incoraggiare questi ultimi ad aggiornare le proprie conoscenze, oltre che a usare rimedi naturali per i disturbi comuni.

L’apprendimento del linguaggio da parte del bambino comincia familiarizzando con le quarantacinque lettere dell’alfabeto Telugu, incise nella suola di gomma dei sandali infradito. Quando arriva il momento di mettere insieme il materiale, il campo di badminton della Rishi Valley viene occupato e diventa teatro di un’attività febbrile. Si raccoglie il materiale stampato, si tagliano le lettere e si mette insieme un rudimentale teatro delle ombre. Il “kit dell’apprendimento giocoso”, come viene chiamato questo metodo, ha avuto tanto successo che oggi i Rao tengono regolari corsi di formazione per insegnanti e sono stati invitati a dare il loro contributo nelle scuole materne del Tamil Nadu e del Kerala. Il sistema è molto flessibile e si adatta facilmente ad altre lingue e località. L’ultimo progetto è lavorare con le scuole governative per cercare di modernizzare la loro impostazione. Gli studenti vengono incoraggiati a rispettare la propria cultura e il proprio ambiente, oltre che a sviluppare una sana capacità di discriminazione e analisi. Questo è un grande vantaggio quando i media, continuamente, li bombardano con immagini di vita agiata provenienti da ogni parte del mondo. Spesso, i migliori studenti che completano il ciclo superiore di istruzione tornano a lavorare nella loro comunità e in queste scuole materne rurali.

Padmanabhav Rao ha detto: “Sta avvenendo qualcosa di meraviglioso: si stanno formando comunità di apprendimento”. Non solo i bambini, ma anche le madri e i padri vengono coinvolti nell’istruzione. Le madri vanno a scuola la sera per imparare a leggere, oppure i figli glielo insegnano a casa. Esse vogliono leggere i racconti scritti dai loro bambini. In modo simile, i padri sono stati molto colpiti dalla bellezza dei giardini delle scuole. Hanno riscoperto la bellezza di un albero e vogliono piantarne altri.

Un numero maggiore di alberi è esattamente ciò di cui ha bisogno la Rishi Valley. In realtà, il campus di 120 ettari è diventato un modello di recupero di notevole successo, per quanto riguarda la raccolta delle acque in un’area soggetta alla siccità. Tempo fa, aveva fatto notizia tra gli insegnanti l’esperimento riuscito di Mr. Naidu, l’insegnante di educazione fisica, che aveva reimpiegato l’acqua delle docce a fini agricoli. In poco tempo, egli aveva cominciato a coltivare papaia, peperoncino e coriandolo. Girava la voce che egli, con la sua esperienza di agricoltore locale, poteva mettere a frutto molto meglio il suo pollice verde. Naidu deve essere rimasto molto sorpreso quando Krishnamurti, dopo diciotto anni, lo invitò a fare una passeggiata con lui. Durante questa passeggiata, Krishnamuri esortò Naidu ad abbandonare l’insegnamento dell’educazione fisica e tutti i campi sportivi da lui creati, per “uscire dal guscio” e cominciare a fare ciò per cui aveva davvero talento e passione: il lavoro della terra. Dopo poco tempo, Naidu aveva cominciato a migliorare l’agricoltura della scuola, ma Krishnamurti aveva in mente per lui una missione più grande: fare qualcosa per la ciclica scarsità di acqua che occasionalmente era causa di malnutrizione o addirittura di carestia nell’area. Mr. Naidu cominciò creando vivai e piantando alberi del luogo in tutto il campus, insieme agli studenti. Poi, nel 1970, ottenne dal governo l’uso di un terreno di 60 ettari sul fianco della collina, per risanarlo. Intorno a esso fu costruito un muro, per tenere lontane le capre. All’inizio gli abitanti del luogo si arrabbiarono, perché pensavano di essere stati privati dei pascoli. Solo in seguito, dopo le ripetute e gravi carestie degli anni ottanta, cominciarono ad apprezzare la ricchezza e l’ombra di una foresta protetta dalle capre fameliche. In realtà, si vedono spesso i paesani tornare dalla foresta portando in testa un carico di ottime erbe per le loro mucche.

Ora, trenta anni dopo l’inizio del progetto, la scuola è affiancata da una splendida foresta di alberi e arbusti del luogo, tra cui il tamarindo, l’acacia, il sandalo, il sandalo rosso, l’anona, il limone, la felce e la vite. È un rifugio per gli animali e le piante selvatiche e un luogo dove gli studenti possono tornare ad avere un rapporto con la natura (in fondo, furono i loro predecessori che contribuirono a piantare 20.000 alberelli in un anno).

Entrando nella foresta e salendo fino in cima alla collina, si arriva a una grande lastra naturale di granito, da cui si gode una vista spettacolare. In basso c’è il campus, quasi completamente nascosto dagli alberi. La scuola è diventata un’oasi di verde, dentro una grande valle piatta fiancheggiata dalle antiche montagne dell’altopiano del Deccan.

La vasca di filtraggio fu il progetto successivo di Mr. Naidu. Essa venne completata nel 1990 e ha drasticamente aumentato la quantità d’acqua nel sottosuolo, migliorando la resa dei pozzi circostanti e beneficiando gli abitanti di tutta la valle. Ma il successo è stato in parte cancellato dal fatto che la gente ha cominciato a coltivare in grande quantità riso, pomodori, canna da zucchero e altre piante bisognose di molta acqua, che soffrono di più durante una siccità e impoveriscono le risorse idriche. C’è un detto secondo cui una carestia può venire ogni dodici anni… In realtà, potrebbe anche non venire. Quando non piove e i coltivatori sono costretti ad abbandonare i campi, il governo crea altri lavori (scavo di fossi, rifacimento di strade) che alimentano una forma di progresso che, come i pomodori, è incompatibile con la potenziale asprezza del sito. E quando si verifica una carestia, essa è un monito per ricordarci che è la natura a comandare, e che dobbiamo rispettare e cooperare con i suoi ritmi e le sue discontinuità, senza pensare di poter controllare ogni cosa.

Fortunatamente, le radici della nuova foresta sono ora abbastanza forti da resistere anche a una grave carestia. Le 200 specie di uccelli e le 25 di farfalle che sono tornate nell’area dopo la creazione della foresta, continueranno a godere della generosità e della santità del luogo. Il ritorno degli uccelli nella Rishi Valley è stato attentamente studiato da S. Rangaswami, che lo ha celebrato nel libro Birds of Rishi Valley and Renewal of Their Habitats. Esso è stato elogiato per l’originale classificazione degli uccelli in una nicchia ecologica. Rangaswami e il suo collega Shantaram, entrambi esperti ornitologi, sono felici di organizzare gite di bird-watching nel campus e nei dintorni, per i bambini e gli insegnanti.

Forse, ciò che rende la scuola di Rishi Valley tanto straordinaria è la bellezza della natura e il carattere informale e amichevole dell’insegnamento. Due ex-alunni, oggi più che trentenni, mi hanno detto che certe volte, quando si sentono stressati dalla frenesia della vita moderna, immaginano di tornare a Rishi Valley. Allora, camminando tra le palme e i boschetti di mango con gli amici, sembra che lo stormire delle fronde e i fischi degli uccelli bastino a calmare la loro mente.

In linea con l’antica tradizione indiana, tutte le scuole create da Krishnamurti sono situate in luoghi splendidi, in ambienti che nutrono una mente giovane. Questa visione filtra dalla scuola nella comunità circostante, così come l’acqua di un lago si insinua nel terreno. Il risultato è un approccio olistico, integrato, flessibile e sensibile, anche se radicato in una saggezza di base. E la differenza la fanno anche molti studenti, non tanto per aver fatto una carriera ambiziosa e appariscente, quanto per aver scoperto quello che più gli piaceva nella vita, e aver trovato la fiducia in sé per farlo.

Julia Ponsonby lavora allo Schumacher College.