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Il sequestro dell’anidride carbonica

di Pietro Greco - 23/02/2010

 

 

Simon Zuurbier, sindaco di Barendrecht, comune di quasi 30.000 abitanti nella parte meridionale dell'Olanda, ha minacciato di adire le vie legali se la Shell inizierà davvero a realizzare il progetto CCS (carbon capture and sequestration), pompando 400.000 tonnellate di anidride carbonica nel sottosuolo della sua città. «È da pazzi - sostiene - fare un simile esperimento in un'area abitata».

Simon Zuurbier ha dalla sua parte i concittadini, che già lo scorso mese di novembre sono scesi in piazza per protestare contro l'iniziativa. Ma ha contro il governo e il Parlamento, che il mese scorso hanno autorizzato la multinazionale petrolifera a continuare nel suo progetto sperimentale.

È evidente che sta nascendo una nuova percezione del rischio, associato a una tecnica di cui si parla da decenni ma che non ha mai superato la fase della sperimentazione: combattere il cambiamento del clima e continuare a bruciare combustibili fossili, catturando l'anidride carbonica e insufflandola ad alta pressione in opportuni siti geologici. No, per quanto teoricamente sicuri, non sono esperimenti da farsi in un'area residenziale, sostiene Simon Zuurbier. L'anidride carbonica non è tossica. E la tecnica di sequestro in siti geologici sembra sicura. Ma a Barendrecht molti evocano la storia del lago Nyos, in Camerun, quando nel 1986 ben 1.700 persone e un numero imprecisato di animali persero la vita per mancanza di ossigeno e conseguente soffocamento a causa del rilascio per cause naturali del gas intrappolato nei sedimenti del lago.

Ma di CCS non si parla solo come fonte di una nuova percezione del rischio ed, eventualmente, di una nuova variante della sindrome Nimby (not in my backyard): non nel (sotto il, in questo caso) mio giardino. Molti la considerano una tecnica tutt'altro che secondaria nella lotta ai cambiamenti climatici. Sia l'International  Energy Agency (IEA) che l'Unione europea ritengono che entro il 2050 la CCS potrebbe contribuire a un abbattimento del 20% degli attuali livelli di anidride carbonica immessi dall'uomo in atmosfera. E lo stesso IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ritiene che la CCS potrebbe, almeno in potenza, contribuire a ridurre le emissioni antropiche di anidride carbonica di un valore compreso tra il 10 e il 55% entro il 2100 (IPCC special report on Carbon Dioxide Capture and Storage). D'altra parte Europa. Stati Uniti, Cina, Canada e Australia - riporta la rivista inglese Nature - hanno annunciato l'intenzione di investire almeno 20 miliardi di dollari entro il 2020 per verificare se la cosa può funzionare (finora ne hanno speso poco più di 7, tuttavia).

Qual è il principale punto di forza della tecnologia? Il basso costo relativo con cui si riuscirebbero ad abbattere le emissioni di gas serra. In fondo catturare e sequestrare in sicurezza il gas in un impianto di produzione di energia elettrica farebbe aumentare il costo del chilowattora solo del 30%. Un costo accettabile, perché consente di non modificare l'attuale paradigma energetico fondato su fonti carboniose.

Quali sono invece i punti di debolezza, percezione del rischio a parte? Ce ne sono tre.         

Il primo è di natura ecologica. Chi assicura che la tenuta dei siti sia perfetta anche nel medio e lungo periodo? E se il gas liquefatto e pompato nel sottosuolo riuscisse a emergere, sia pure lentamente e senza provocare danni alle persone, non avremmo comunque buttato soldi senza mitigare il cambiamento del clima?

Il secondo è di natura strutturale. Ci sono siti nel mondo sufficienti ad accogliere anidride carbonica sotto pressione per qualche decennio. Forse per un secolo. E poi? La CCS è, in ogni caso, un'opzione a termine. Non è meglio investire in opzioni definitive, nella ricerca di fonti energetiche "carbon free" e, ancor meglio, nel risparmio di energia?

Il terzo è di natura economica. Finora nessuno è stato disposto a pagare quel 30% in più l'energia per catturare e sequestrare l'anidride carbonica.

Ecco perché Simon Zuurbier, il sindaco della piccola cittadina di Barendrecht, rischia di spuntarla nella controversia che lo vede opposto ai due giganti: la Shell e il Parlamento del suo paese