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Trappole e gabbie

di Alberto de Luca - 09/03/2010

Non è certamente una caratteristica del romanzo quella di veicolare un messaggio, proporre una logovisione oppure maieuticamente tentare il lettore: al contrario, esso è lettura da ombrellone, leggera e godibile.
Le definizioni, però, non sempre possono esaurire il proprio oggetto ed è così che la fantasia di Fausto Sbaffoni, dietro alla quale deve pur celarsi una forte dose di realismo, ha dato vita ad interessante, e galattico, racconto, teleologicamente dotato.
In quest’ultimo lavoro, l’Autore approfondisce ulteriormente la sensazione di smarrimento dell’essere umano, già abbordata nel precedente Ammokònia. Questa volta però è un “uomo galattico” ad accusare l’angosciosa percezione di ingabbiamento spazio-temporale in cui egli si trova, derivandone pertanto un quesito soteriologico: il mondo è una trappola oppure una gabbia?
Con una prosa ampiamente collaudata caratterizzata da uno stile descrittivo mai asfittico e ripetitivo, l’Autore fornisce la sua personale risposta tramite i racconti che si susseguono: è l’uomo ad auto-ingabbiarsi perché è incapace di trascendere il mondo o meglio non è in grado spesso di vedere il visibile ed il non-visibile, il dentro ed il fuori del mondo stesso.
Questa dimenticanza lo rende così prigioniero di una visione polarizzata e dicotomizzante, che lo porta a sfuggire la comprensione del Reale, sicuro come è che quest’ultimo sia semplicemente ciò che lui in quel momento vede.
Esaurendo tutto con una sola delle sue parti, l’uomo riduce l’orizzonte e costruisce delle trappole ideologiche e spiritualistiche, destinate a perpetuare l’ingabbiamento di un’anima che non potrà mai involarsi proprio perché l‘orizzonte le è stato limitato.
Gli ingabbiati, per sorte o per scelta personale, non provano stupore innanzi alla Realtà bensì un’imbarazzante sicumera, che poi si scioglierà come la neve al primo sole.
Meditare e riflettere su quella che è l’antinomia della Realtà, ovvero la sua mistericità, spesso è demandato a studi ed a saggi che non posseggono un grande attrattiva per il lettore. Il merito di Sbaffoni inizia pertanto da qui: offrire tramite un racconto, situato in un luogo lontano dal lettore, la possibilità di pensare ad un argomento complesso che lo riguarda ora e direttamente.

Fausto Sbaffoni, TRAPPOLE E GABBIE, Nerbini Editore, Firenze, 2009