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Sri Lanka, è di nuovo guerra

di Francesca Lancini - 26/04/2006

Dopo l'attentato di ieri al quartier generale militare di Colombo, l'esercito singalese bombarda l'est tamil
  Bombardamenti
La risposta dell’esercito singalese all’attentato di ieri contro il suo quartier generale di Colombo non si è fatta attendere. Aviazione, marina e artiglieria sono state tutte mobilitate per bombardare le basi dei ribelli delle Tigri tamil intorno a Trincomalee, città portuale sulla costa est che è stata teatro di violenze nelle ultime settimane. Almeno un civile è morto e nove sono rimasti feriti, anche se secondo il sito vicino ai guerriglieri, Tamilnet, la situazione sarebbe più drammatica.
 
Fonti tamil. Nella zona di Muttur est, nel distretto di Trincomalee, sarebbero stati trovati i corpi di dodici civili, tra i quali uomini, donne e bambini, mentre un grande numero di feriti starebbe ricevendo assistenza nell’ospedale governativo di Sampoor, dove però scarseggerebbe il necessario per le cure. A causa dei bombardamenti a Muttur est, inoltre, 15mila persone avrebbero lasciato le loro case e si sarebbero messe in cammino verso Pattalipuram, senza abbandonare il timore che anche questo luogo venga colpito.
 
L'ultimo attentato. L’esercito ha detto che i bombardamenti, in corso da ieri, sono stati resi necessari dagli attacchi dei ribelli contro le sue imbarcazioni nell’area portuale di Trincomalee. In molti, tuttavia, sostengono che la mobilitazione massiccia dell’esercito sembra più una reazione “forte” all’attentato, probabilmente suicida, avvenuto nella capitale, ma non rivendicato dalle Tigri. Una donna apparentemente in cinta e con documenti falsi avrebbe portato l’esplosivo nel quartier generale dell’esercito, con la scusa di dover fare un controllo medico nell’ospedale militare. Lì vicino, infatti, è esploso l’ordigno, causando 8 morti e 27 feriti, tra i quali il generale Sarath Fonseka, nominato dal neo-presidente Mahinda Rajapakse per sedare con metodi più duri la ribellione.
  Ribelli delle Tigri tamil
Negoziati in stallo. Dalle elezioni del novembre scorso si è registrata un’escalation di violenze nel nord e nell'est che ha fatto almeno 200 morti, tra soldati, ribelli e civili. Rajapakse dice di voler negoziare con le Tigri, ma ha sottolineato che non concederà loro l’autonomia delle regioni del nord e dell’est a maggioranza tamil. Questi ultimi eventi fanno dunque temere che si possa tornare alla guerra civile o a una situazione simile a prima del febbraio 2002, quando governo e ribelli proclamarono il cessate il fuoco. Finora la tregua non è stata rispettata del tutto, ma di certo non si erano più verificati bombardamenti nelle zone di guerriglia. Anche i negoziati di pace, ripresi il febbraio scorso a Ginevra con la mediazione della Norvegia, si sono interrotti. La settimana scorsa i ribelli hanno rifiutato di partecipare al secondo round perché il governo non aveva soddisfatto alcune condizioni. Prima fra tutte: il disarmo dei paramilitari e di una fazione disertrice del nord guidata dall’ex ribelle Karuna.

L'uso dei kamikaze. I ribelli tamil hanno già compiuto attentati suicidi nel passato. I più gravi furono quello al tempio di Kandhi nel 1998 e quello all’aeroporto di Colombo nel 2001. Seguirono l'esplosione in una stazione di polizia di Colombo  nel luglio 2004 e l’uccisione del ministro degli Esteri l’agosto scorso.