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L’amicizia? Virile come il gioco del calcio

di Stenio Solinas - 16/06/2010

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Di che cos’è fatta un’amicizia? Dell’inspiegabile alchimia di esperienze comuni, caratteri diversi, un linguaggio cifrato, il piacere della routine, la disponibilità all’ascolto e insieme alla polemica all’interno, la totale chiusura verso l’esterno.

Negli amici si accetta ciò che fuori di essi si detesta, si perdona tutto, ma non si lascia passare niente, ci si ferisce reciprocamente e reciprocamente ci si cura. Per quanto si favoleggi di amicizie femminili, resta un sentimento maschile, l’amicizia virile, appunto, dove l’inserimento dell’altro sesso è sempre complesso, a volte rovinoso, comunque gregario. Si accetta la donna non in quanto tale, ma perché è la ragazza del tuo amico. Se lui la lascia, lei scompare, se lei lo lascia, idem, a meno che non sia tu a rimetterla in circolo... Quando ciò avviene, si ha un’amicizia tradita, ma non necessariamente un’amicizia finita.

Le simmetrie del desiderio (Neri Pozza, pagg. 376, euro 18) di Eshkol Nevo, racconta proprio questo e lo fa con tanta grazia e semplicità da rivelarsi il più bel romanzo sul tema di questi ultimi anni, sincero e malinconico, pervaso di ironia eppure drammatico. È la storia di quattro amici non ancora trentenni, israeliani di Haifa, insieme dai tempi del liceo: Yuval vive di traduzioni, si è appena messo con Yaara, non pensa che a lei; Yoav, detto Churchill, fa l’avvocato e, come indica il suo soprannome, è sanguigno e edonista, egoista e trascinatore; Ofir, pubblicitario, macina soldi e brucia quotidianamente la propria creatività; Amichai, l’unico sposato e già padre di due gemelli, vende polizze mediche ai malati di cuore. Mentre insieme vedono alla televisione la finale dei Mondiali di calcio del 1998, è proprio quest’ultimo a proporre un gioco: scrivere su un foglietto tre desideri e aspettare il Mondiale successivo per verificarne il raggiungimento o meno. Del primo di essi viene comunque data subito lettura, perché, si sa, la sorpresa è bella, ma il piacere di scherzare sui sogni altrui è meglio. Così, il sogno di Churchill è legato al suo lavoro, una causa importante che porti a un vero e proprio cambiamento sociale, Ofir vorrebbe ritrovarsi scrittore, Amichai aver aperto una clinica di terapie alternative. E Yuval? «Stare ancora con Yaara» ha scritto. Tempo un paio di mesi e Yaara starà con Churchill...

Eppure, quello che sembra il desiderio più puerile viene dall’amico più profondo, «uno che scorre attorno alle rocce come l’acqua, uno che non suggerisce proposte assurde, non cambia personalità due volte la settimana e non pretende giustizia assoluta da tutti», il collante senza il quale «siamo un’accozzaglia casuale di persone. Insieme a te siamo degli amici».

Il fatto è che Yuval è «un cavallo che resta nel box, che preferisce osservare gli altri cavalli che competono piuttosto che partire al galoppo». Appartiene a quella generazione che non ha conosciuto il periodo glorioso delle guerre in cui Israele sconfisse sul campo chi voleva negarle il diritto a esistere come nazione, si è ritrovata sotto le armi ai tempi della Prima Intifada palestinese e l’ha vissuta come una guerra d’occupazione: la pura e semplice dominazione con la forza, quella che ti fa entrare con le armi in pugno in casa d’altri solo perché vuoi vederti una partita del Mondiale ’90 in tv, Inghilterra-Camerun... E pazienza se sfascerai un salotto, slogherai il braccio a un ragazzo, chiuderai i vecchi in una stanza e alzerai il volume per non sentirne i lamenti. «Solo più tardi, quando siamo tornati sul tetto, ho provato nausea verso me stesso, verso i ragazzi dell’unità e verso i maledetti Mondiali; ho cercato di consolarmi col pensiero che era stata un’eclissi temporanea, ma sapevo che non era così, sapevo che quello era il Yuval conformista delle ultime settimane. Ho passato la notte rigirandomi sul sacco a pelo, senza trovare nessuna posizione nella quale la mia coscienza potesse addormentarsi. D’improvviso la situazione mi pareva senza uscita. Senza futuro».

 

Poi alla Prima Intifada ne è seguita una seconda e il blocco di Yuval è divenuto la crisi di Ofir: «Sono crollato perché mi avevano succhiato fuori tutto. E mi avevano succhiato fuori tutto perché facevo parte di un sistema brutale, che usa le parole solo per vendere. E quel sistema... non agisce da solo, lo capite? Fa parte di una società che è... tutta quanta brutale. Comincia tutto dall’Occupazione, dal fatto che dominiamo un altro popolo, e prosegue... nelle cose più piccole, per esempio come guidiamo. O come ci comportiamo quando siamo in coda». Oppure, come accade ad Amichai, quando tua moglie entra in ospedale per un semplice intervento di chirurgia estetica e invece muore e tu che sei il marito vieni trattato come un oggetto estraneo, «come un barbone, come un soldato dimenticato di guardia». Quanto a Churchill, l’uomo di legge che si batte per modificare le istituzioni attraverso la legge, e infatti è avvocato d’accusa in un caso di corruzione pubblica a sfondo sessuale, finirà anche lui stritolato dal sesso.

Sono i paradossi di una società d’impianto liberale in una realtà mediorientale che ti odia e da cui devi difenderti. Ti illudi di poter tenere le due cose separate, e che alla durezza verso il «nemico» faccia da contrappeso la democrazia al tuo interno. Ma più insisti sulla sicurezza e meno hai pazienza verso i diritti, anche dei tuoi, e non riesci più a capire perché siano proprio i tuoi a voler difendere anche i diritti degli «altri».

Nato nel 1971, Eshkol Nevo ha la stessa età dei protagonisti del suo libro ed è la voce più interessante della nuova narrativa israeliana. La simmetria dei desideri è un romanzo di formazione e insieme un romanzo politico, disincantato, ma non per questo privo di speranza. «Posso liberarmi delle mie catene. Del pessimismo paludoso. Dell’autocontrollo critico. Posso cambiare. Rivelarmi. Trovare uno scopo».

Nell’apparente disordine generale di aspettative individuali, dove ognuno sembra procedere per sé, può nascondersi un ordine interno, una logica superiore che le completa e le supera. Nessuno dei quattro amici realizza il proprio sogno, ma nel tempo che a ognuno di essi assegna il sogno dell’altro (Churchill avrà Yaara, Ofir una clinica alternativa, Amichai creerà un’associazione simbolo di un cambiamento sociale, Yuval diventerà scrittore) c’è il segreto per andare avanti e per rifiutare di credere che le vite degli altri non siano anche una parte di te.