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Il potere bancario sulla politica

di Thierry Brugvin* - 17/06/2010



La crisi economica che è scoppiata nel 2008 era già stata  prevista da parecchio tempo  da numerosi economisti soprattutto in seguito alla bolla finanziaria dovuta alla speculazione.
Ma relativamente ai derivati dell’economia capitalistica,  la responsabilità bancaria del debito e dei paradisi fiscali è al tempo stesso più profonda  e  più vecchia di quel che si è sempre pensato .
Nel cuore dello Stato e del governo dell’ economia e della politica,  domina il potere finanziario in maniera legale,  ma a volte anche sotto forme illegali e spesso poco democratiche.
Nel quadro di questo articolo andremo ad esporre differenti meccanismi del potere dei banchieri nel mondo.  Le banche e i paradisi fiscali,  sono degli acceleratori di questa autorità (governance) neoliberale.
La deregulation viene  allora a rafforzare i delitti politico-finanziari di fatto per la carenza e la dissoluzione  delle regole nel controllo.
Il debito,  in particolare quello dei PED (Paesi in via di sviluppo ndt) è uno strumento di dominio dei paesi ricchi verso i più poveri.  Mentre la privatizzazione del potere di produzione monetaria attraverso le banche private,  porta ad un furto uguale a quello di un bene pubblico.
Le banche dei paradisi fiscali e i crimini politico-finanziari
Le banche   e i proprietari delle grandi banche (Rockefeller,  Rothschild,  Morgan,  City Group,  Goldman Sachs…) rappresentano uno dei perni del potere mondiale.  Va precisato prima di tutto che  questi proprietari dispongono di enormi somme.  Il periodico Forbes calcola 1125 miliardari nel 2008 (Kroll,  2008). Nella classifica Forbes del 2005,  Bill Gate era l’uomo più ricco al mondo con 46, 5 miliardi di dollari e Warren Buffet con 44 miliardi di dollari.
Il patrimonio delle banche più grandi  supera largamente quella dei soggetti più ricchi ,  poiché la di City Group era 10 volte superiore a quella di Bill Gates e quella della Bank of America lo era di 16 volte.
Nella classifica Forbes 2005 vi erano 5 banche,  tra le quali Citygroup (484, 10 miliardi di dollari di attivo),  la Bank of America (776, 42 miliardi di dollari di attivo) poi,  HSBC,  ing Group e UBS.
Questo permette alle banche di acquistare potenzialmente e assolutamente tutto ciò che può servire al loro obiettivo di potenza: imprese,  media,  beni differenti,  di tutto e di più,  fino a corrompere al bisogno quei dirigenti politici suscettibili di lasciarsi prezzolare.
I paradisi fiscali e le stanze di compensazione (Clearstream) sono il più grande strumento  di corruzione politica e di  spogliazione economica dei cittadini.
Le stime relative l’importanza dei capitali leciti o illeciti drenati   dai paradisi fiscali sono assai difficili da stabilire.
Si stimava nel 2000 che i capitali,  detenuti oltre frontiera si elevassero a più di 5000 miliardi di dollari così come il 54% dei capitali  mondiali (EAEF,  2001).
Dal  canto suo,  il Fondo monetario internazionale stimava nel 2003 che il 50% dei flussi dei capitali passassero nei siti off-shore,   che nel mondo circolassero  tra i 600 e i 1500 miliardi all’anno di denaro sporco,  e che il riciclaggio  rappresenta il 55 % del Pil mondiale.
Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine,  nel 1999 il 50% dei 4800 miliardi di franchi annuali  derivanti dall’insieme delle attività criminali nel mondo (traffico di droga,  prostituzione,  moneta falsa. . ) sarebbero stati  riciclati nei paradisi fiscali (ODCCP, 200).
Per i paesi in via di sviluppo,  l’evasione fiscale conduce ad una mancanza di guadagno negli introiti fiscali di 50 miliardi di dollari.
L’equivalente  dell’APD (Aiuto pubblico ai paesi in via di sviluppo,  ndt) annuale dell’insieme dei paesi appartenenti all’ OCSE (Organizzazione di cooperazione e di sviluppo economico  che comprende l’Europa occidentale,  Nord America,  Giappone,  Australia,  Nuova Zelanda,  Corea,  Repubblica Ceca,  Ungheria e Polonia,  ndt).
Quasi tutte le grandi  banche ed imprese europee o americane hanno aperto succursali nei paradisi fiscali.  Ad esempio c’è il caso di Bnp-Paribas,  presente alle Bahamas e alle Isole Caiman,  lo stesso per  il Credit Agricole,  la CIC (Credit  Industriel et Commercial ndt) e il Crédit Lyonnais,  Natexis Banque Populaire,  la Société Générale,  etc…
Total realizza la maggior parte dei suoi utili nelle filiali registrate alle isole Bermuda e in altre filiali off shore,  ecc.  (Foutoyet, 2005).
Contrariamente alle idee ricevute,  i paradisi fiscali non sono un”sotto sistema” ai margini del meccanismo economico ma ne costituiscono uno degli ingranaggi.  In effetti,  si stima che più della metà delle transazioni finanziarie internazionali passino attraverso i paradisi fiscali.
I paradisi fiscali facilitano dunque:
-l’evasione fiscale,  la limitazione del sistema fiscale
-il riciclaggio del denaro sporco
-le operazioni occulte
-il segreto bancario
-l’immunità giudiziaria,  l’assenza di cooperazione giudiziaria internazionale sotto la responsabilità e l’accordo del G8
- sono un acceleratore della criminalità grazie al riciclaggio del denaro legato al traffico di droga,  alla prostituzione,  alla fabbricazione di denaro falso,  all’estorsione. . ).
Le società di copertura sono gli strumenti utilizzati contro la trasparenza democratica.
Una società di comodo è una pseudo impresa che nasconde  il suo vero proprietario attraverso l’utilizzo di prestanome. E’ molto utilizzata per la frode fiscale . Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine,  i paradisi fiscali accoglierebbero tre milioni di società di copertura(ODCCP, 2000).
                                                                                                                                        
Il dirottamento e il riciclaggio fatto dalle banche grazie ai paradisi fiscali
Nel 1991,  lo scandalo internazionale della BCCI (Bank of Crédit and Commerce International) portò alla sua chiusura da parte della giustizia e questo mostrò il legame che poteva esistere tra il traffico di droga,  il terrorismo,  l’alta finanza e i servizi segreti.
Registrata in Lussemburgo,  la BCCI raccoglieva  alla rinfusa i conti di Abu Nidal,  di Saddam Hussein,  del generale Noriega,  dei servizi segreti Cia e delle società legate al traffico internazionale  di droga ,  al trafficante Kashoggi,  tra mille altri posti della stessa natura.
Emergono così le connessioni tra Ben Laden (ereditiero multimilionario di una grande famiglia saudita) e la BCCI. Queste  pratiche litigiose hanno accentuato un passivo di 13 miliardi di dollari(Verschave).
Le banche sono in seno al potere finanziario e costituiscono il luogo di deposito del denaro e il luogo dei flussi finanziari che rappresentano l’energia e il sangue del sistema.
Il riciclaggio del denaro  sporco un tempo transitava specialmente per le banche dei paesi sviluppati,  attualmente questo denaro transita preventivamente attraverso le banche dei paradisi fiscali (Andorra,  Caiman,  Lussemburgo,  Jersey…)o ancora in seno a Clearstream(la banca delle banche) come sosteneva Denis Robert(2001).
In più quasi tutte le grandi  banche dispongono di conti nei paradisi fiscali(Foutoyet, 2005).
Così alcune come la FIBA d’Elf hanno riciclato denaro o partecipato all’evasione fiscale (Verschave,  2001).
Ma nel cuore stesso di Londra,  la City che accoglie le più grandi banche britanniche ha delle pratiche analoghe presso le banche dei paradisi fiscali.
Le banche svizzere,  lussemburghesi, specialmente tramite i paradisi fiscali,  rinforzano i derivati del capitalismo illegale e la corruzione,  riciclando il denaro sporco,  e questo grazie alla cultura del segreto,  al rifiuto di adottare la trasparenza sull’insieme dei conti presenti e ai trasferimenti di fondi che vi si svolgono.
Denis Robert (2001) ha svelato  una delle  tecniche di riciclaggio,  nella sua opera Rivelazione,  analizzando il funzionamento delle banche Clearstream ed Euroclear.  Ora per il momento i media  si limitano  ad rievocare”l’affare Clearsteram” cioè l’intrigo Villepin-Sarkozy non sottolineando quasi mai il vero dossier Clearsteam.
Quest’ultima,  grazie ad “un meccanismo di compensazione” fa in modo di far  sparire alcune dubbiose  transazioni.
Denis Robert,  stima che le stanze di compensazione,  in quanto posizionate nel cuore della finanza mondiale, riciclino somme largamente più importanti di quelle che toccano i paradisi fiscali.
Di conseguenza,  esse sono ancora più potenti e pericolose per il mantenimento dello Stato di diritto nell’economia mondiale.
Ad esempio Densi Robert,  afferma che BGPI,  filiale del Credit Agricole Indosuez possieda anch’essa  un conto S0418 presso Clearstream (Robert, 2007).
Il ruolo delle banche
e degli intermediari mafiosi nel Kremlingate
L’Angola -attraverso i contatti d’impresa pubblica Simportex (un tempo si chiamava Ematec) che implicavano l’apice delle sue strutture governative,  finanziarie e militari- ha pagato all’imprenditore franco-russo Arkadi Gaydamak 135 milioni di dollari in più rispetto a ciò che lui avrebbe dovuto ricevere per una consegna di materiale militare alla fine del 1996.
L’affare fu concluso unitamente ad un’insieme di istituzioni bancarie quasi tutte europee (Francia,  Svizzera,  Germania,  Austria…) sotto la guida  di BnpParibas - una delle banche che Luanda ha utilizzato in maniere sempre più frequente negli ultimi anni per le sue transazioni e per i prestiti.
Anche la  Banca di New York è stata molto utilizzata per questo genere di transazioni. (Verchave,  2001:129-132).
Due dirigenti della Banque de Paris sono stati incolpati in Francia per queste transazioni illegali durante il processo dell’Angolagate nel 2008.
Il pagamento di 135 milioni di dollari a Gaidamak è stato effettuato attraverso un conto aperto dal Senegal alla Bank of New York,  istituzione sospettata di essere in relazione con il riciclaggio di denaro attirando l’attenzione dell’inchiesta internazionale sullo scandalo del “Kremlingate”(Mendes, 2000).
Succede così che tutti i conti coinvolti nello scandalo del Kremlingate,  erano stati aperti in cinque banche newyorkesi. Gli investigatori  pensarono che Menatap fosse il “principale punto di partenza del denaro riciclato”(Rousselot, 31/08/1999).  “Menatap avrebbe continuato a funzionare  sottobanco nel 1998 e a trasferire fondi sospetti(…) verso compagnie offshore basate su territori molto lontani come le isole Vergini”(Rousselot,  31/08/1999).
Quando dal 1998  Menatap fu dichiarato ufficialmente fallito,  Ernest Backes trovò nell’elenco del 2000  dei conti della  Clearstream,  un conto non pubblicato n.  81738 intestato a Menatap,  descritto come cliente “non referenziato”.
La sua socia in riciclaggio (15 miliardi di dollari solo che nel 1998) la Bank of New York possedeva numerosi conti non pubblicati dalla nebulosa società Clearstream (Robert,  2001).
La banca russa Menatap,
la Bank of New York
e la Glencore (Kremlingate)
Nell’agosto 1999 scoppia il “Kremlingate”.  Succede che tutti i conti coinvolti da questo scandalo sono stati aperti in  cinque banche newyorkesi.
Gli investigatori pensano che  la Menatap  fosse “la fonte iniziale di questo riciclaggio” (Rousselot)
“Arcadi Gaydamac aveva degli stretti legami con la banca Menatap”.
Dopo la caduta del muro di Berlino,  la società Glencore ha guadagnato  miliardi di franchi svizzeri sul petrolio  dell’Ex Unione Sovietica,  in associazione con Menatap,  la banca russa nel cuore del “Kremlingate”.
“Parecchi grandi gruppi angolesi hanno i loro conti nella Bank of New York che è accusata dall’FBI di aver “riciclato” 10 miliardi di dollari di denaro russo(…) Alcune società legate a Menatap hanno anche operato nei circuiti del finanziamento del petrolio angolano (LDC).
In Russia la mafia ha intercettato illegalmente  la parte più grossa dei prestiti del FMI , ha riciclato 10 miliardi di dollari con l’aiuto internazionale  e si è anche permessa di circuire una delle più vecchie banche americane come la Bank of New York (Veschave,  2001).
Il Fondo monetario internazionale è normalmente a conoscenza di queste appropriazioni indebite che sarebbero destinate al pubblico aiuto e allo sviluppo e lascia fare -  spiega Stiglitz che ha lavorato alla Banca Mondiale (Stiglitz 2001).
Secondo il quotidiano americano Usa Today  del 26 agosto 1999,  citando alcuni responsabili americani ,  britannici e russi ,  il Kremlingate rappresenta un totale di 15 miliardi di dollari  che sarebbero stati dirottati al momento  di operazioni complesse che implicavano parenti stretti di Boris Eltsin ed una serie di  membri(circa una dozzina) dei suoi governi successivi.
Da allora sono stati pubblicati (da Le Parisien del 23 marzo 2001) alcuni documenti della DGSE -un’altra bestia nera di Gaydamak - che descrivevano una catena di “operazioni di riciclaggio”.
Il petrolio angolese viene fornito come compenso ad acquisti di armi russe con la mediazione di BnpParibas e sarebbe stato “rivenduto sotto l’etichetta come greggio russo da Brenco” con l’assistenza di Glencore (Verschave,  2001).
Glencore ha guadagnato miliardi sul petrolio russo d’accordo con gli ereditieri della nomenklatura sovietica.
L’immensa svendita degli idrocarburi è una delle cause del fallimento russo.
Lo stesso gruppo di ereditieri senza scrupoli ha anche dilapidato ,  l’arsenale dell’Armata Rossa le immense scorte di alluminio,  di fertililizzanti,  ecc.  con profitti astronomici,  ma anche i crediti del paese e i miliardi di dollari del Fondo monetario internazionale. (Gattegno,  2000).
Una parte di questi flussi (petrolio,  armi,  debiti) ha potuto essere  mescolata  tra la Bank of New York e gli incassi del petrolio angolano grazie alla gestione perfettamente occulta del regime di Luanda.
Pierre Falcone è costantemente in affari con Glencore e Paribas.   Jean-Didier Maille ha fatto la spola.
Arkadi Gaidamak e il suo associato francese Pierre Falcone hanno assicurato dal 1993,  la fornitura di armi (o”materiale letale”) all’Esercito angolano.  Così l’84%  dei crediti russi sono spariti!
L’Angola ha cominciato a pagare i saldi  a rate di 40 milioni di dollari: già 1 miliardo di dollari (7 miliardi FF).  Ora,  questo denaro si è volatilizzato! (Mendes , 2000).
La società russa Glencore e la banca francese BnpParibas (capofila di un gruppo di una decina di banche di cui BnpParibas,  Worms,  la Banque Populaire…)(LDC, 2000) sono nel cuore del sistema dei prestiti su pegno per il petrolio angolano  con tassi estremamente elevati.
Nella primavera del 2000,  Glencore ha elevato ad altri tre miliardi i prestiti su pegno all’Angola con banche come BnpParibas,  La Société Génèrale,  la Dresdner Bank Luxembourg,  e così via (Verschave,  2001).
 
La responsabilità del FMI
e  ella Banca Mondiale
nei dirottamenti dei fondi
Nel suo libro La grande delusione,  Josph Stiglitz(2002) denuncia la responsabilità del Fondo monetario  e del Tesoro americano  che hanno sostenuto,  consigliato ed orientato i burocrati russi convertiti al capitalismo specialmente il presidente Boris Eltsin.  “Quando la crisi colpì giù duro ,  il Fondo monetario assunse la direzione delle operazioni  e chiese alla Banca Mondiale di contribuire al salvataggio” con 22, 6  miliardi di dollari.
La Banca Mondiale subì una pressione politica enorme da parte dell’amministrazione Clinton che voleva assolutamente che questa facesse il prestito alla Russia.
 Se ci si vuol attenere alle cifre di Rosa Mendes,  l’84% del rimborso del debito dell’Angola verso la Russia si è evaporato.
Così il miliardo di dollari  già rimborsato,  non si trova per la maggior parte più nelle casse dello stato russo (Verschave 2001).
Questo denaro è andato ad arricchire le tasche dei commercianti di armi,  degli intermediari e dei politici dell’Angola,  in Francia (Pasqua) e probabilmente in Russia.
Orbene Joseph Stiglitz aggiunge che la direzione della Banca Mondiale gli ha impedito di incontrare l’ispettore generale della Duma in visita a Washington il quale denunciava già all’epoca la vastità  della corruzione.  “Alla Banca Mondiale mi avevano dato l’ordine di non incontrarlo:si temeva che venissimo convinti dai suoi argomenti” (Stiglitz,  2002).
Stiglitz,  premio nobel per l’economia nel 2001 ed ex presidente economico della Banca Mondiale,  afferma che  al  momento della firma di un prestito,  il Fondo monetario “faceva proseguire  la “cerimonia” con la firma di una lettera d’accordo - i cui termini venivano dettati dal Fondo stesso -  con un espediente che simulava il fatto che la “lettera d’intenzione” venisse dal governo coinvolto!”.
Stiglitz spiega che la prima tappa del piano di prestito ai paesi in via di sviluppo mette in rilievo la “subordinazione” : sue proprie parole.
Insomma si cercava di far pressione sui governi dei paesi in via di sviluppo per far privatizzare le loro pubbliche imprese vendendole a prezzi ridicolamente bassi .
In cambio,  avrebbero avuto la possibilità di  ricevere una commissione del 10% su un conto svizzero,  versato dall’impresa del Nord che avrebbe poi riacquistato quella del Sud.
Come esempio,  Stiglitz riprende nuovamente questo meccanismo di subordinazione illegale ,  parlando della liquidazione del patrimonio dello stato russo nel 1995.
In questo caso si osserva una collusione tra la Banca Mondiale,  i suoi più influenti stati membri,  i dirigenti dei paesi in via di sviluppo,  le banche e le imprese private del Nord a scapito dei paesi sottosviluppati.
Se la Banca Mondiale e il FMI non compiono un’azione illegale,  ne sono almeno complici perché conoscono il meccanismo di corruzione e spingono in questa direzione forzando la mano ai governi del Sud.
Secondo Laura Ramos “si stima che la corruzione aumenta in media del 20-30% il costo delle merci acquistate”,  visto che “si stima che una legittima commissione non superi  il valore del 20-30% del costo totale del progetto”.
Mentre le comunità internazionali esigono dai paesi in via di sviluppo l’estirpazione della povertà come condizione per i nuovi prestiti ,  le banche del Nord e le organizzazioni internazionali dirette dai paesi del G8,  come il FMI e la Banca Mondiale sono in seno a queste pratiche illegali.
La responsabilità delle
banche (private,  FMI e BM)
e delle imprese
nei debiti di corruzione
“Questi debiti ugualmente qualificati come illegittimi si accumulano come conseguenza di atti di corruzione  perché i fondi prestati  dagli Stati sono direttamente deviati verso conti personali di governo” (Ramos 2008),  o in cambio di differenti favori resi ad esempio ad alcuni intermediari  al servizio di un’impresa transnazionale  e che vanno ad aumentare il debito estero dei paesi indebitati,
“Spesso le banche che ricevono i prestiti illegali sono complici di queste manovre perché in generale sono esse stesse che finanziano  la corruzione”(. . ) e “che rilasciano il prestito all’origine dell’atto di corruzione ,  che gonfiano il debito estero che pagheranno i popoli del Sud coinvolti”(Ramos 2008).
Alla fine del 2002,  un’inchiesta del dipartimento del tesoro degli Stati Uniti sul dittatore cileno Augusto Pinochet,  rivelò che almeno per otto anni,  la Banca Riggs,  negli Stati Uniti  aveva nascosto l’esistenza di conti bancari a suo nome con depositi dai 4 agli 8 milioni di dollari.
E anche che questa aveva partecipato  alla  creazione di due imprese fantasma appartenenti al  dittatore nei paradisi fiscali delle Bahamas per nascondere i conti aperti in banche specialmente di Washington.
Questo denaro  probabilmente è stato dirottato da Pinochet ed ha aumentato il debito estero del paese che è quintuplicato durante la sua permanenza al potere (Ramos, 2008).

I debiti  delle classi
dirigenti: il costo
della cattiva gestione
e degli interessi di classe
“Debito  illegittimo  che si accumula in seguito a prestiti dello Stato per beneficiare una certa minoranza di popolazione e di gruppi economici locali o stranieri”come l’impresa Texano in Equador (Ramos 2008).
La socializzazione dei debiti privati contribuisce a questo debito delle classi dirigenti.
Ferdinant Marcos ha venduto alcune imprese allo Stato delle Filippine ad amici suoi,  poi le sue imprese sono in seguito rientrate nel girone dello Stato con un importante debito.
Marco si ritirò poi in Austria e lasciò le banche pubbliche  che rimborsassero questo debito (Adams 1993 in Ramos 2008).
L’appoggio delle banche
alla repressione dei popoli
e al sostegno dei dittatori
Per quanto nel 1973 Le Nazioni Unite avessero definito l’apartheid come un crimine contro l’umanità,  la comunità finanziaria ha continuato a concedere prestiti al governo sudafricano.
In modo maggioritario ciò accadde  per i fondi pubblici,  ma attraverso  gli aiuti bilaterali che hanno finanziato in Sud Africa nel 1993,  questa azione doveva il 90% dei suoi aiuti esterni a lungo termine a quattro paesi: Stati Uniti, Francia, Germania e Svizzera.
“Durante tutto il periodo dell’apartheid,  almeno 30 grandi banche  e altre 230 di minor rilievo,  furono impegnate  per il finanziamento del regime”(Ramos 2008)
Questo aiuto finanziario fu realizzato in parallelo al sostegno degli Stati Uniti tramite la Francia,  per la creazione della bomba nucleare sud-africana.
L’appoggio delle banche fu  oggetto delle lamentele specialmente a New York,  da parte delle vittime di quel regime di apartheid,  nel 2002 attraverso l’associazione Kumlumani Support.
La denuncia era indirizzata verso 21 banche ed imprese straniere.  Tra queste banche vi erano: Barclays National Bank,  Crédit Suisse,  Deutsche Bank AG,  Ford,  J. P. Morgan Chase (Bank) e tra le imprese BP,  Chevron Texano,  Shell e Total Fina-Elf per la Francia.
Un’altra denuncia era stata depositata per il medesimo motivo già dal 1992 da altre vittime (Ramos,  2008).
Il sostegno delle banche
ai mercanti di armi,
alla guerra
e il debito della guerra
“I debiti di guerra considerati illegittimi derivano da prestiti che hanno finanziato piani bellicosi a scopi imperialistici (estendere il dominio di un paese su un altro con la forza)” con il fine di annetterlo o di conquistarlo usando i mezzi di un’operazione di guerra (Ramos 2008).
L’invasione di Timor orientale da parte del dittatore indonesiano Suharto (1965-1998) causò 60. 000 morti nel 1976,  poi 200. 000 morti nel 1979,  quasi un terzo della popolazione di Timor Orientale (Le monde diplomatique).
Questa invasione è stata sostenuta finanziariamente dagli Stati Uniti e dai loro alleati (Australia,  Gran Bretagna…) e dalla Banca Mondiale.
Gli Stati Uniti quadruplicarono il loro aiuto economico durante questo periodo (Toussaint,  dicembre 2004).
Il potere della creazione
monetaria privata:
il furto legalizzato
di un bene pubblico
Attualmente,  non utilizziamo quasi più denaro “fiduciario”,  cioè biglietti  e le monete coniate dagli Stati ma bensì moneta scritturale materializzata da assegni  e dalla moneta elettronica  creata dalle banche stesse.
Maurice Allais,  premio Nobel per l’Economia,  spiega che “fondamentalmente,  il meccanismo del credito porta ad una creazione di mezzi di pagamento ex nihilo(a partir dal nulla…).  Ad ogni operazione di credito esiste anche una duplicazione monetaria.  In tutto,  il meccanismo di credito si risolve  nella creazione di moneta ex nihilo attraverso semplici giochi di scritture” (Maurice Allais 1999)
Così i banchieri si arricchiscono con il denaro che non hanno mai interamente posseduto ma il prestatore privato o pubblico (lo Stato) deve però rimborsare.
Per essere più precisi,  le banche private possono infatti creare soltanto circa 8-9 volte più denaro di quello che effettivamente esse dispongono.
In questo modo, se una banca privata riceve un milione di euro dalla banca centrale,  essa detiene il diritto di creare 9 milioni di euro proponendolo nel credito.
Maurice Allais dichiara che “in sostanza l’attuale  creazione di moneta ex nihilo  da parte del sistema bancario è identico(…) alla creazione di moneta effettuata da parte di falsari.
Concretamente,  questa porta agli stessi risultati.  L’unica differenza è che coloro che ne approfittano  sono differenti” (Allais 1999).
Ed è per questo che l’industriale Henri Ford dichiarò  “se la gente di questa nazione capisse il nostro sistema bancario e monetario,  credo che ci sarebbe una rivoluzione prima di domattina”.
Questo denaro viene dunque ad arricchire i banchieri e altri creditori privati,  mentre se il governo francese fosse stato in diritto di prestare senza interesse tramite la sua Banca centrale pubblica,  il debito pubblico sarebbe sparito nel 2008 (Holbecq 2008).
Magrit Kennedy ha anche calcolato che i prezzi pagati dai consumatori sono costituiti tra il 40-50% dal solo peso degli interessi.  Di conseguenza,  il potere dei finanziatori privati non viene esercitato solo attraverso una maggiore valuta  sui salari,  ma anche più largamente sul consumo (Kennedy 1996).
Ed è per questo che in seguito alla dichiarazione di Thomas Jefferson,  M. Phillip A. Benson,  presidente dell’associazione American Bankers  dichiarava l’8 giugno 1939 che “non esistono mezzi più efficaci per avere il controllo di una nazione se non quello di dirigerne il suo sistema di credito(moneta)”.
William Lyon Mackenzie King,  ex primo ministro del Canada rincarava: “Finchè il controllo dell’emissione delle monete e del credito non verrà migliorato dal governo  e riconosciuto come una sua responsabilità più evidente  e riconosciuta ,  ogni discorso sulla sovranità del Parlamento e della democrazia è vano e futile. La volta che una nazione abbandona il controllo dei suoi crediti, non importa più chi ne fa le leggi….  L’usura,  una volta al comando affonda qualsiasi nazione”.
Negli Stati Uniti d’America è successo in modo relativamente analogo.  Dal 1861 al 1913,  lo Stato americano dispose del controllo dell’emissione e della circolazione di una moneta senza interessi.
Ma il presidente Woodrow Wilson,  firmò l’atto della Riserva federale del 23 dicembre 1913,  trasformandolo in legge.  Così la proprietà e il potere di decisione e la capacità di creazione monetaria della riserva federale (la banca centrale) passava dal Congresso degli Stati Uniti composto da rappresentanti eletti dal popolo,  alle più potenti  banche private.
Woodron Wilson,  presidente degli Stati Uniti dal 1913 al1921,  dichiarava prima di essere assassinato: “Sono un uomo tra i più infelici.
Ho incoscientemente rovinato il mio paese.  Una grande nazione industriale è controllata dal suo sistema di credito.  Il nostro sistema di credito è concentrato nel privato.  Di conseguenza,  la crescita della nostra nazione così come tutte le nostre attività , è nelle mani di qualche uomo.  Siamo diventati uno dei governi tra i più mal diretti del mondo civile,  uno tra i più dominati e controllati non dalla convinzione e dal voto della maggioranza ma dall’opinione  e della forza di un piccolo gruppo di uomini dominanti”- cioè i banchieri privati.
Secondo Eric Samuelson,  dal novembre 1997,  la Banca newyorkese Fed,   Riserva federale,  detiene la maggioranza delle azioni.
Quest’ultima  è sotto la proprietà maggioritaria della Chase Manhattan Bank che appartiene ai Rockefeller con il 32, 35% delle azioni e dalla Citybank al 20, 51%. Queste due banche controllano dunque da sole la FED che è sensato ritenere come un bene pubblico negli Stati Uniti (Carmack 2007).
Contro questo tipo di deriva,  Maurice Allais stima che “la creazione monetaria deve dipendere dallo Stato e solo da quello.  Ogni creazione monetaria diversa dalla moneta di base effettuata dalla  Banca centrale dev’essere resa impossibile in modo che spariscano i “falsi diritti” che risultano attualmente  dalla creazione della moneta bancaria (Allais 1999).  Secondo A. - J. Holbecq
“Ogni moneta necessaria allo sviluppo dell’economia dev’essere prodotta dalla Banca centrale europea (BCE)   (…) e l’interesse di ogni  moneta creata nel passato da banche commerciali  e dalla BCE   deve ritornare agli Stati della zona euro e dunque al popolo…. Si tratta sicuramente di più di 350 miliardi di euro all’anno” a livello europeo.  (Hobecq 2008).
Thierry Brugvin*
estratti da mondialisation. ca                              
Traduzione di
Stella Bianchi
italiasociale. org