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Lo yuan cinese apre le danze

di Ugo Gaudenzi - 22/06/2010


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Vediamo di chiarire cosa accade nella finanza internazionale. I maggiori media del mondo sono zeppi, infatti, in queste ore, di commenti e dati sull’ “effetto tonico” sull’economia - meglio: sui mercati finanziari -  prodotto dalla rivalutazione del renmimbi (o yuan) cinese.
Diciamo subito la nostra, opinabile ma non tanto, conclusione: il rialzo dello yuan nei confronti del dollaro è lieve. Potrà anche rafforzarsi, ma gradualmente, e chi ne soffre e soffrirà di più sono le economie dei Paesi industrializzati della zona euro. Cioè noi.
Il mercato delle valute, si sa, è regolato su un metro imprescindibile: il dollaro. E’ in dollari, infatti, che si operano nel mondo le maggiori transazioni di materie prime. Soprattutto di quelle vitali come l’energia.
Se lo yuan, come sta accadendo, dopo aver fatto crollare per una decade, ovunque nel mondo, i prezzi delle produzioni di beni di consumo favorendo la deindustrializzazione delle società liberiste più avanzate, rivaluta, la Cina potrà non soltanto offrire stipendi più corposi ai lavoratori-schiavi utilizzati finora per la conquista dei mercati, ma anche acquistare il petrolio o il gas e le materie prime delle quali ha estrema penuria a prezzi più bassi.
L’altro protagonista del duetto, il dollaro, gli Usa, pagheranno, sì, qualcosa di più, i beni di consumo prodotti in Cina, ma, di concerto, potranno contare su un afflusso di royalties e di guadagni dalla distribuzione dei prodotti energetici.
Lo yuan sottovalutato ha finora avvantaggiato artificialmente le esportazioni cinesi, limitando le importazioni dei beni prodotti altrove.
Il conseguente attivo cinese nella bilancia dei pagamenti ha permesso a Pechino di accumulare quelle  che sono di gran lunga le più ingenti riserve valutarie (in dollari) del m ondo.
Un immenso giacimento di banconote carta straccia che, in caso di crisi nei pagamenti internazionali, diventerebbe una cambiale inesigibile. Carta straccia “verde” che purtroppo regola anche il valore dell’euro, una moneta che criminalmente i “regolatori” europei - sudditi del Fmi, della banca Mondiale e della rete bancaria e usuraia privata che governa le banche centrali occidentali - non hanno tutelato con appositi strumenti di difesa dalle speculazioni e che, negli ultimi mesi, è stata duramente costretta al ribasso nei cambi.
Indovinate, dunque, dove andrà ad atterrare definitivamente l’effetto domino del progressivo rialzo dello yuan...
L’unica via di fuga sarebbe, ed è, imporre i dazi sulle importazioni in Europa dei beni di consumo. E restituire le Banche centrali europee alla sovranità dei loro popoli.
Due “ricette” antiche, vero Ministro Tremonti?
Proprio non sen parla di applicarle?