Israele dirotta la Amalthea in Egitto. Ma Saif Gheddafi parla di “vittoria”
di Carlo M. Miele - 16/07/2010
![]() | Alla fine la Amalthea, la nave allestita per rompere il blocco israeliano sulla Striscia e portare aiuti alla popolazione palestinese, ha deviando la propria rotta ed è approdata nel porto egiziano di el-Arish, invece che in quello di Gaza. Ma Saif al-Islam Gheddafi, il figlio del leader libico e presidente della fondazione che ha promosso la spedizione, prende tutti in contropiede e parla di una importante “vittoria”. In un’intervista concessa al quotidiano in lingua araba edito a Londra al-Sharq al-Awsat, il presidente della Gheddafi International Charity and Development Foundation ha affermato che il “cambio di programma” non costituirebbe una resa di fronte all’ultimatum di Israele, bensì farebbe parte di un’intesa più ampia raggiunta con lo Stato ebraico, che consentirà di introdurre materiale edilizio a Gaza e di avviare finalmente la ricostruzione della Striscia. Opzione egiziana Domenica scorsa il governo guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu aveva annunciato la ferma intenzione di impedire l’approdo a Gaza della Amalthea (partita il giorno prima dalla Grecia con a bordo 15 attivisti filo-palestinesi e 12 membri dell’equipaggio), lanciandogli un vero e proprio ultimatum. In alternativa, le autorità israeliane avevano proposto al comandante della nave di sbarcare il proprio carico (circa 2mila tonnellate di alimenti, medicinali e strutture sanitarie) nel porto egiziano di el-Arish, nella penisola del Sinai, dove avrebbe potuto essere ispezionato e, successivamente, trasferito nella Striscia, distante solo una cinquantina di chilometri. La Amalthea aveva respinto l’ultimatum, ma sin dalla mattinata di ieri era stata circondata dai mezzi della marina israeliana, mentre si trovava a circa un centinaio di chilometri dalle coste palestinesi. L’impasse in alto mare è andato avanti fino alla tarda serata di ieri, quando la Amalthea ha accettato di deviare la propria rotta, dirigendosi verso l’Egitto. Vittoria di chi? Il colpo di scena arriva nella mattinata di oggi. Intervistato da al-Sharq al-Awsat, Saif Gheddafi ha spiegato che quella della Amalthea è stata una vittoria di enorme portata. Grazie alla mediazione del Cairo – ha spiegato il presidente della fondazione organizzatrice della spedizione - Israele ha accettato di impiegare circa 50 milioni di dollari raccolti in Libia per la ricostruzione di Gaza, devastata dall’offensiva israeliana “Piombo Fuso” avviata alla fine del 2008. Il denaro, ha detto Saif Gheddafi, arriverà “al più presto” nella enclave palestinese e consentirà di dare il via a una serie di importanti progetti, che verranno portati avanti in collaborazione con l’Agenzia Onu per i profughi palestinese (Unrwa). L’intesa in questione, che porterebbe le firme del ministro della Difesa israeliano Ehud Barak e del capo dei servizi egiziani Omar Suleiman, comprenderebbe anche il permesso di far entrare a Gaza quei materiali da costruzione che fino a oggi Israele ha espressamente proibito con la motivazione secondo cui potrebbero essere utilizzati da Hamas e dalle altre formazioni radicali della Striscia per scopi militari. “Questo accordo non ce lo aspettavamo neanche noi, non lo avevamo nemmeno sognato”, ha concluso il secondo genito di Gheddafi. Per il momento non è arrivata alcuna reazione ufficiale da parte di Israele alle parole del figlio del leader libico. Ma, paradossalmente, anche nello Stato ebraico sono in tanti a parlare di successo. In particolare i siti israeliani riportano le dichiarazioni del vice ministro degli Esteri Dani Ayalon secondo cui Israele in questa vicenda può parlare di una vittoria, citando il fatto che sia gli Stati Uniti che l’Europa hanno esortato la nave libica ad accogliere l’invito israeliano di dirigersi verso l’Egitto. |