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Il consulente di Bush: «Nella guerra al terrore è lecito ogni mezzo»

di Ennio Carretto - 13/05/2006

 


«Il diritto deve adattarsi alla nuova realtà non solo in America ma in tutto il mondo. Ovunque si nascondono terroristi islamici: cellule dormienti di Al Qaeda e di altri gruppi, e jihadisti autonomi. Ci vogliono strumenti nuovi ed efficaci, dalle intercettazioni telefoniche ai tribunali speciali. Il Congresso e i media dovrebbero appoggiare gli sforzi del presidente Bush, non combatterli». Daniel Pipes, consulente della Casa Bianca e del Congresso per il Medio Oriente, difende decisamente la decisione della National Security Agency di raccogliere i tabulati delle telefonate degli americani. «Non è uno scandalo, è una necessità, fa parte della guerra preventiva», dice.

Per i democratici questo è spionaggio dei cittadini Usa.

«Non credo proprio. La Nsa non ascolta le telefonate, controlla i tabulati per scoprire chiamate per o dall’estero, per scoprire contatti tra gruppi sospetti in America. Va oltre solo se ne ha motivo, non interferisce nella vita dei cittadini innocenti. Gli americani lo sanno».

Ma tali iniziative non vanno autorizzate dal tribunale segreto che ne ha giurisdizione, la Fisa?

«La Fisa è uno degli organismi che bisognerebbe modificare a causa della situazione senza precedenti in cui siamo. Inoltre, il Patriot Act, la legge speciale contro il terrorismo, autorizza il presidente a emettere decreti quando necessario. Niente di illegale, l’amministrazione tiene informati i membri competenti del Congresso».

Non solo il Congresso, anche la magistratura ha contestato questo uso del potere.

«Una parte solo della magistratura. Ma dovrebbe capire che non abbiamo a che fare con soldati nemici o comuni criminali, ma con terroristi. Per questo dico che ci vogliono dei tribunali speciali, come abbiamo già fatto ad esempio nella seconda guerra mondiale con il presidente democratico Roosevelt».

Molti in Europa temono che ne andranno di mezzo le vostre libertà civili.

«Anzi, questo è il modo migliore di tutelarle. Le nostre libertà civili sarebbero a rischio se l'amministrazione non prendesse misure eccezionali. È grazie a esse che qui, a differenza dei vostri Paesi, dall’11 settembre non è più successo nulla».