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Stilnovo sociale

di Bianca Garavelli - 13/05/2006

Un’antologia che sottolinea il valore politico del movimento, tra 1289 e 1301

I suoi esponenti erano consapevoli di essere degli innovatori: avevano l'ambizione di creare una società democratica e al tempo stesso elitaria

 

In questa scelta antologica di Poesie dello Stilnovo il titolo volutamente semplice e generale non tragga in inganno: le riflessioni del curatore, il filologo Marco Berisso, ricercatore di Filologia all'Università di Genova, sono acute e interessanti. Intanto c'è un presupposto fondamentale: il movimento dello Stilnovo non fu una torre d'avorio avulsa dalla realtà politica. Anzi, Berisso propone due date della «storia di Firenze», che segnano altrettanti eventi significativi per la città e l'Italia, come limiti cronologici dello Stilnovo stesso. Perché come appare evidente dalle vite di Dante e Cavalcanti, i due esponenti di spicco del gruppo, poesia e impegno politico non furono mai separati, checché se ne sia detto finora. Quindi, dalla battaglia di Campaldino del 1289, che vide il trionfo di Firenze su Arezzo e soprattutto dei Guelfi sui Ghibellini, non si diffuse solo un'esigenza, una volontà di rinnovamento politico, ma anche culturale. Lo Stilnovo incarnò questa volontà. I suoi esponenti avevano la consapevolezza di essere degli innovatori, e non solo in campo poetico: la loro era un'ambizione assoluta, quella di creare una società democratica e al tempo stesso elitaria, fondata sull'eccellenza intellettuale, senza distinzioni fra nobili e popolani, fra uomini e donne. Pur partendo da presupposti culturali e conclusioni filosofiche anche molto diversi. Basta prendere il caso dei due «amici» per eccellenza tra i poeti stilnovisti, almeno nella prima fase del movimento: Cavalcanti e Dante. Il primo offre la sintesi della sua posizione in una canzone difficilissima, quasi illeggibile, Donna me prega, in cui si rivolge a una donna «canoscente», cioè competente e sapiente, per rispondere ai suoi quesiti sulla natura dell'amore, che non è un sentimento in grado di portare l'uomo alle vette della felicità. Il secondo scrive una sorta di «contro-canzone» col suo libro giovanile, la Vita Nuova. E qui elabora la «poetica della lode», ancora più importante della trasfor mazione della propria donna, Beatrice, in angelo: in base a questa poetica l'amore non coincide più con un oggetto esterno, nemmeno nella speranza di riceverne anche solo un saluto. Ma è uno stato d'animo, un esercizio intellettuale: solo chi è dotato di un intelletto acuto e speciale può capire che la felicità risiede nel cantare la lode della donna amata. Non a caso, Dante espone questa poetica rivolgendosi a donne intellettualmente dotate, nella canzone Donne ch'avete intelletto d'amore. Due vere e proprie rivoluzioni, la prima delle quali non avrà seguito, a causa della morte prematura, nel 1300, di Cavalcanti. Berisso osserva che una canzone filosofica come Donna me prega non era mai stata scritta prima, e non sarà mai più scritta, se non da Leopardi. Implicitamente, fa pensare a una sorta di «linea perdente», in quanto ostica e ribelle verso la cultura dominante, della letteratura italiana. Invece Dante rappresenta una linea vincente, anche in questo: per l'apertura verso il pubblico, e soprattutto per la felice evoluzione poetica della Commedia, resa possibile proprio dalla palestra culturale rappresentata dallo Stilnovo. Ecco perché Dante sceglie come proprio maestro, chiamandolo «padre» e incontrandolo con commozione nel Purgatorio, quel Guido Guinizzelli, bolognese e non fiorentino, che in realtà, come nota Berisso, è piuttosto un lontano anticipatore, quasi casuale, di qualche aspetto della poetica stilnovistica. Di Guido Cavalcanti Dante farà solo il nome, e nell'Inferno. La loro amicizia era da tempo finita, così come la loro complicità intellettuale, e così come lo Stilnovo si era concluso alla fine del 1301 con il tragico ingresso di Carlo di Valois a Firenze, che aveva posto fine al sogno di indipendenza politica della città.


A cura di Marco Berisso
Poesie dello Stilnovo
Rizzoli
Pagine 486. Euro 12,00