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Usa. Diteci chi possiamo piangere

di Antonio Serena - 05/10/2010


Tempo fa avevo scritto una lettera aperta al governatore del Veneto Luca Zaia, che alla recente fiera orafa di Vicenza, si era scagliato contro l’incivile popolo iraniano colpevole di adottare ancora  sistemi di giustizia barbari ed incivili. Gli avevo fatto presente che, a proposito di barbarie, la pena di morte è applicata anche in altri paesi, amici del governo di cui Zaia faceva parte fino a poco fa, come l’Arabia e gli Stati Uniti, oltre alla Cina; e gli avevo chiesto, inutilmente,  di spendere qualche parola per una ragazza che – al pari della Sakineh Ashtiani iraniana – stava per essere assassinata negli USA.

Nel frattempo Teresa Lewis [nella foto sopra], questo il suo nome, è stata ammazzata in un carcere della Virginia con un’iniezione letale. Era responsabile di un crimine quasi identico a quello della ragazza iraniana di cui la stampa di tutto il mondo continua a parlare, ma con una sostanziale differenza: Teresa era una ritardata mentale, con un quoziente d’intelligente pari a 72, vale a dire solo due punti sopra la soglia dell’ “incapacità di intendere e di volere”. Non solo. Non fu lei ad uccidere quella volta marito e figliastro – lei fu solo coinvolta nel crimine – ma due uomini che, per le stranezze della giustizia americana, sono stati condannati all’ergastolo.

Nonostante, ripetiamo, la sostanziale affinità,  il caso della ragazza iraniana ha fatto il giro del mondo, mentre su quello della donna condannata in America, nonostante il suo stato di infermità mentale, stampa e politica hanno glissato clamorosamente. Per i soliti  “utili idioti” europei,  sempre attenti a non disturbare il padrone atlantico, non esiste nessun problema. Tutti d’accordo senza defezioni: dal bizzarro filosofo Bernard- Henry Lévy, a Carla Bruni Sarkozy, alla ministra Carfagna, al filo sionista Frattini, ministro di quel Berlusconi che con l’ Iran maledetto da Zaia continua a fare affari d’oro (più di due miliardi di euro le importazioni italiane dall’Iran nel primo semestre del 2010).

La voce di chi fa notare  queste frequenti  anomalie  è puntualmente soffocata dalla potenza mediatica  dei  “gendarmi del mondo”. Cosa conta ad esempio far osservare che Israele e Stati Uniti , che non hanno mai sottoscritto il trattato di non proliferazione nucleare, possono detenere bombe atomiche senza ricevere le visite degli ispettori internazionali  e  mettendo il veto sulle dotazioni nucleari (vere o fasulle) di altri stati? Nulla, perché ci sarà sempre chi, come il citato Lévy, sarà pronto a sostenere – lo ha fatto in un’ intervista al Wall Street Journal il 6 agosto 2006 –  che dotare l’Iran di una bomba atomica è cosa diversa dal farla possedere ad un altro paese del mondo, in quanto la vocazione al martirio e al suicidio di questo popolo permetterebbe loro di fregarsene delle conseguenze della distruzione del pianeta.  Apocalisse  che, travasando l’Armageddon dalla Bibbia al Corano,  l’allucinato filosofo francese previde allora come imminente in quanto prossima a quel  22 agosto in cui il calendario musulmano celebra l’ascesa al cielo di Maometto sul suo famoso cavallo.

Nonostante la banalità delle idiozie profuse,  i vari Bernard – Henry Lévy continuano a trovare spazio nei media con il risultato non trascurabile di confondere le idee  alla gente allontanandola  dai problemi reali. Primo tra tutti la  creazione, da parte degli attuali padroni del mondo, di un nemico di turno – adesso tocca all’Iran – responsabile di ogni nefandezza e meritevole solo di essere abbattuto e spoliato di ogni suo avere. Come ben insegna la storia di questi ultimi anni: prima l’ invenzione delle  “armi di distruzione di massa” e poi l’attacco all’ex amico Iraq e la condanna a morte dell’ex compare Saddam Hussein; prima l’invenzione della difesa dai missili di Hamas (poco più di petardi che arrivano a malapena in territorio israeliano), poi l’occupazione ed i massacri di Gaza. Sempre e comunque per difendere le altrui libertà ed esportare – gratuitamente, s’intende – la democrazia  in ogni paese appetibile.

L’arma più micidiale in mano ai “gendarmi del mondo” è  proprio questa loro forza  di disinformare, di confondere: primo passo per giustificare la promulgazione di  leggi  e di codici morali atti a porre i diversi – chi si oppone ai loro progetti di conquista del mondo – nella condizione di non nuocere per colpirli più agevolmente.

E allora ecco che, mentre si propaganda il dogma dell’olocausto, si impedisce per legge di mettere minimamente in discussione l’unica vulgata ammessa.  E chi non è d’accordo – sia esso uno storico o l’ avvocato che lo difende (l’avv. Sylvia Stolz è in galera ad Heidelberg da più di un anno) – finisce in galera per “delitto d’opinione”, nel nome ben s’intende della giustizia e della democrazia.

Il  caso delle due donne accusate dello stesso crimine rientra nel solito sistema: per una è lecito indignarsi e commuoversi (prima ancora dell’emissione del verdetto) perché sotto processo in Iran; per l’altra, già soppressa con un’ iniezione di veleno, no. Unicamente per ragioni politiche.

A questo punto è chiaro che non c’è altro da fare se non mettersi nelle mani della giustizia dei  “padroni del mondo”. Ci dicano loro cosa fare e cosa non fare;  e magari anche i morti sui quali poter versare le nostre lacrime.  Siamo nelle loro democratiche  mani.