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Calciofobo a vita

di Guido Ceronetti - 16/05/2006

 
Presi la calciofobia all’uscire (se è vera uscita) dall’infanzia; mi è stata utilissima. Mi ha preservato da questa mania nazionale che ha finito per degenerare in pestilenza e, con l’aiuto dell’indole, da ogni tipo di fanatismo. Ho odiato un po’ i preti, ma non ne avrei mai scoperchiato i sepolcri nelle chiese di Barcellona, nel 1936, e dalla calciofobia mi è derivata anche una salutare marxismofobia, dopo brevi sbandamenti giovanili. Del resto, fu la dissennata calciofilia dei preti di allora (giovani, basso clero fascistoide, insegnanti anche), negli oratori e negli istituti confessionali, a rendermi contemporaneamente calciofobo e pretofobo: un merito squisito! I preti spingevano al pallone e ci si buttavano inferociti per dissuadere se stessi e i ragazzi dal sesso; io ero, come incapace in difesa e disastroso all’attacco, disprezzato e messo fuori a metà partita. Ne godevo, ero infame. Senza interesse per il risultato, mi mettevo in un angolo a leggere l’unico periodico ammesso, «Il Vittorioso». Calciomania e catechismo di Pio X: tuttavia l’etero-eros, dietro quei miseri fondali mariolatri, a tutto quel dispiegamento faceva le dantesche fiche. L’oratorio mi fece anche aborrire la Juventus: c’erano dei manigoldi che mi sbattevano contro il muro con minaccia di strozzarmi se non gridavo con loro viva la juve.

M’impuntavo e le prendevo; per rivalsa, nella torva cretinità puerile, cercai riparo nelle coglie, a quel tempo formidabili, del Torino. Durò pochi anni: ma capirai c’era gente come Gabetto, Mazzola, Castigliano, tutti i morti di Superga... Come se in un film si fossero trovati insieme Marlene Dietrich, Greta Garbo, Jean Gabin, Vivien Leigh, Charles Laughton, con la regia di John Ford: un cast di irresistibili! Il Gabetto faceva in scena (scena, più che stadio) salti e piroette da balletti russi di Diaghilev: lo leggevo nelle cronache, alle partite andai non più di due volte, senza trovarci nulla di eccitante. Alla radio il calcio arrivò presto, con la bella voce di Carosio, ma a dosi ancora ragionevoli. Episodi di violenza non ne ricordo: i più fa- natici s’intestardivano nel coprire di merda, abitualmente, l’arbitro: in me scattava una sommessa solidarietà per la povera vittima, che però non aveva bisogno di essere scortato per rientrare a casa.

Con tristezza, proprio con tristezza, ho visto progredire la mania del calcio nelle donne. Se un tipo di fanatismo contagia il femminile non c’è più scampo. Esempi storici a non finire... Le sanculotte, spaventevoli! Le appiccatrici d’incendi a Parigi nel 1871! Le vergini di pallone restano donne, le altre sono maschificate, le radierei dal genus muliebre.

L’invasione, la durissima occupazione mediatica del calcio mi fa sempre più benedire la remota calciofobia delle mie origini mentali e inevitabilmente la rinfocola, la sta portando all’incandescenza. Ti martellano in testa calcio sempre, ogni giorno della settimana c’è partita o ce n’è una per il giorno dopo, le trasmissioni smettono i programmi per indossare pallone: si può dirlo un fenomeno da società totalitaria? Il giro di denaro che si è incrostato alla Sfera-di-Cuoio (termine delle prime cronache barocche) è da patologia finanziaria e ne è la corona perfettamente satanica. Oportet ut scandala eveniant!

Finalmente il bubbone celato nelle tenebre è esploso e il suo superbo contenuto ha ubriacato le pagine una-due-tre-quattro-cinque-cento dei più folti quotidiani, e i terroristi suicidi, bramosi poveretti di un po’ di accaparramento radiotelevisivo-satellitare iper-Alfa Centauri 40, devono arretrare, sono loro i retrocessi in B e in C, non bastano i morticini che fanno a farli figurare primi...

Fenomeno totalitario e di un totalitarismo bestia che scivola nella deviazione religiosa perché trova spazi e spazi da riempire. Il collegamento delle tribune con l’antisemitismo e il razzismo non è idiozia sporadica: osserva bene da vicino. E quello che si sente scippato dell’anima nel vortice del guaio, è soltanto patetico e, nell’estensione illimitata delle coscienze teleguidate e calcioguidate, un caso isolato? C’è un vacuum malsano di governo, causa la transizione, ma calcio ne ha preso il posto con l’ostentazione rivelatrice di un grugno triste, da spudoratezza oltraggiata. Un anno intero senza partite sarebbe una buona cura disintossicante, una disinfezione nazionale, brucerebbe il male, forse.

Certamente tornerebbe... Roma era ormai finita e mezza in rovina, ma per le corse nel Circo si seguitava implacabilmente a scommettere e ad uccidere. Grondava sangue il Circo... Vissuto calciofobo, mi rallegrerebbe una bella e potente Lega Anticalcio di refrattari a vita, di cuori senza macchia di squadra, senza traccia di virus tifale.