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Le possibili conseguenze di Calciopoli

di Diana Pugliese - 16/05/2006



Gli effetti di Calciopoli sull’economia potrebbero essere più seri di quanto si pensi. E per più di un motivo. Dopo i danni non indifferenti sul fronte fiscale che il mondo del calcio ha già arrecato al bilancio pubblico con un’evasione fiscale e contributiva che ha addirittura spinto i politici a fare una legge ad hoc per risolvere il problema, gli effetti possono riversarsi sia sulla Borsa sia sul mondo economico e produttivo.
Intorno alle principali società calcistiche c’è infatti un giro d’affari significativo, ampliato notevolmente dall’ancor più ingente indotto, costituito di prodotti per lo sport come scarpe e magliette - apprezzate dai tifosi proprio perché indossate dai calciatori a cui le ditte produttrici fanno da sponsor -, di gadget, di contratti televisivi in esclusiva e di intese milionarie di sponsorizzazione di vario tipo, come le carte di credito ‘targate’ col nome delle squadre di calcio più famose e riservate ai loro tifosi. E molto ancora si potrebbe aggiungere. Basti pensare che oggi alcune squadre incassano solo il 15% del loro fatturato totale dalla vendita di biglietti e abbonamenti e il resto da tv e sponsor vari, compresi spesso gli istituti bancari creditori delle squadre stesse.
Quest’ultime, poi, potrebbero (il condizionale è d’obbligo ovviamente) aver avuto un ruolo rilevante sia nelle scelte societarie sia nel collocamento in Borsa delle azioni delle stesse società quotate, magari ‘consigliandole’ ai propri clienti, così come il Commissario straordinario della Parmalat ha rivelato essere accaduto per la società di Callisto Tanzi.
Se a seguito di ulteriori indagini dovesse emergere anche una propensione a quella gestione contabile ‘allegra’ fatta a suon di plusvalenze fittizie, che da tempo hanno ‘ipotizzato’ alcuni giornalisti, la bolla speculativa potrebbe sgonfiarsi improvvisamente, creando scompiglio e gravi danni alla stabilità del mercato finanziario.
Eventuali fallimenti, in linea teorica, non sono escludibili visto che moltissime società hanno già i bilanci in rosso per miliardi e che con una recessione in B si potrebbero ritrovare i creditori alla porta e sponsor e tifosi in fuga. Un colpo duro sia per le casse e per le quotazioni a Piazza Affari.
Certo, allo stato dei fatti si tratta solo di una ipotesi fantasiosa ed eccessiva. Per il momento, infatti, ad essere colpiti da una notevole volatilità sono stati i titoli della squadra più coinvolta dalle indagini della magistratura, la Juventus (-5%) - che peraltro non ha i bilanci in deficit e che ieri in mattinata è stato anche sospeso per eccesso di ribasso dopo le dimissioni giovedì di Giraudo, Moggi e Bettega -, e quello della Lazio. Quest’ultimo ha lasciato ieri sul campo il 14%, dopo la tegola lanciata dalla procura di Napoli che ha definito “falsato” l’ultimo campionato per almeno 29 partite su 38, con favori a società ‘amiche’ della squadra della famiglia Agnelli come Fiorentina e Lazio, e ha reso nota la ricostruzione del “sistema Moggi” tramite il quale la squadra torinese riusciva ad assicurarsi le vittorie.
La ricostruzione, se confermata, potrebbe anche aprire la via a importanti cause legali da parte degli scommettitori per il taroccamento indiretto del gioco del Totocalcio.
Comunque andrà a finire la vicenda giudiziaria, una cosa è certa: lo sport più popolare in Italia è diventato un affare colossale, spesso accompagnato da colossali indebitamenti e comportamenti scorretti. E, come hanno dichiarato in un intervista ad Alice.it i giornalisti Salvatore Napolitano e Marco Liguori, autori in tempi non sospetti di un libro sull’argomento (Il pallone nel burrone), le grandi squadre storiche ‘hanno spinto la competizione dal punto di vista dei costi a livelli tali che solo chi ha le spalle protette dal punto di vista economico-finanziario e politico può reggere a lungo’.
Con buona pace dell’essenza stessa dello sport.