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L'austera ipocrisia di Giuliano Amato

di Danilo Zolo - 21/10/2010

 

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Due giorni fa Giuliano Amato ha pubblicato su Il Sole 24 Ore un lungo articolo per fustigare l'ipocrisia moralistica di chi sostiene che la Costituzione italiana si oppone alla guerra. È vero il contrario, egli sostiene. La nostra Carta costituzionale non nega affatto la guerra ed anzi la giustifica e in alcuni casi la incoraggia. Questo è il caso indiscutibile della presenza delle forze armate italiane in Afghanistan. Se i militari italiani fanno strage di innocenti o vengono uccisi, pazienza. Questa è la realtà di una guerra che l'Italia combatte per la pace e la giustizia nel mondo.

A dire il vero in questo suo scritto Giuliano Amato sembra voler mostrare che l'ipocrisia è una sua personale qualità morale. In questo caso l'autorevole giurista e politico italiano sembra ignorare di proposito il diritto internazionale e alterare grossolanamente vicende storiche indiscutibili al fine di mascherare la sua doppiezza: fedeltà alla Costituzione e strage del popolo afghano.

Non vi può essere il minimo dubbio che l'art.11 della Costituzione italiana vieta il ricorso alla violenza bellica «come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Lo sanno anche i bambini. E nessun dubbio è possibile circa l'art. 52 della Carta, che consente l'uso della forza soltanto per la «difesa della patria» una volta che, come prescrive l'art. 78, lo stato di guerra sia stato formalmente dichiarato dal Parlamento. E allora?
Allora, il raffinato giurista italiano si richiama ad un enunciato dell'art. 11 della Costituzione secondo il quale l'Italia «consente alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni». Che cosa significa questa prescrizione? Significa che l'Italia, a parità di condizioni con gli altri Stati, aderisce alle Nazioni Unite e ne applica lo Statuto.

Ma, ecco il punto, lo Statuto delle Nazioni Unite giustifica la guerra? La risposta non può che essere negativa. L'articolo 2, ai commi 3 e 4, vieta in modo netto il ricorso alla minaccia o all'uso della forza contro l'integrità territoriale e l'indipendenza politica di qualsiasi Stato. Ciò che lo Statuto delle Nazioni Unite prevede è soltanto il potere del Consiglio di Sicurezza di decidere un intervento armato quando ricorrano gravissime circostanze di rilievo globale: una violazione della pace internazionale o un atto di aggressione in corso. In questi casi sono esclusivamente i membri del Consiglio di Sicurezza a poter decidere a maggioranza (9 su 15) l'uso della forza, fatto salvo il potere di veto di ciascuno di cinque membri permanenti. Nessun altro lo può decidere legalmente.

L'austero moralista Amato ignora tutto questo e cita due casi particolari di intervento militare internazionale a suo parere legittimo e moralmente encomiabile: 1. la guerra della Nato (e quindi anche dell'Italia) contro la Serbia e il Montenegro per la questione del Kosovo; 2. la guerra degli Stati Uniti e, anche in questo caso, della Nato, contro il popolo afghano. Ciò che Amato nasconde con indecorosa ipocrisia è che sia la guerra per il Kosovo contro la Serbia, voluta nel 1999 dal presidente Bill Clinton, sia la guerra decisa dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna nel 2001 contro l'Afghanistan, non sono mai state autorizzate dal Consiglio di Sicurezza. Nel caso della guerra per il Kosovo, una netta opposizione era stata espressa dalla Russia e dalla Cina con il consenso dell'India. Amato cade in un gravissimo abbaglio quando sostiene che solo la Russia si era opposta. Si è dunque trattato di guerre di aggressione assolutamente illegali e contrarie allo Statuto delle Nazioni Unite e alla Costituzione italiana.

In Kosovo, quello che gli aggressori hanno definito «intervento umanitario» e che Amato esalta come un'operazione onorevole, ha visto in realtà l'uso cinico da parte degli aggressori di armi di distruzione di massa. L'uranio impoverito è stato largamente usato e le cluster bombs sono state sganciate dagli aerei Usa su popolazioni inermi, colpendo industrie chimiche, fabbriche di automobili, treni in corsa (carbonizzandone i passeggeri), convogli di profughi, mercati pubblici, ospedali e prigioni (23 morti nella prigione di Istok Kosovo) oltre alla televisione di Belgrado. E non va dimenticato che il risultato più concreto di questa guerra «umanitaria» - Amato sembra ignorarlo - lo hanno realizzato gli Stati Uniti. Secondo una logica che è arduo definire «umanitaria», la superpotenza americana ha costruito nel cuore del Kosovo un'imponente base militare, dopo aver spianato tre intere colline. Si tratta di Camp Bondsteel, in prossimità di Urosevac, che può ospitare sino 7 mila militari e dove sono stati rinchiusi clandestinamente anche detenuti provenienti dall'Afghanistan e dall'Iraq.
Quanto alla guerra in corso in Afghanistan nessun osservatore responsabile - neppure Barack Obama in persona - nega e può negare che le armate occidentali fanno strage della popolazione pashtun, anche in questo caso ricorrendo all'uso di armi di distruzione di massa. Chi può benedire come strumenti di pace e di giustizia gli aerei senza pilota armati di missili e di bombe teleguidate che anche gli italiani oggi usano per spegnere la vita di centinaia di innocenti?

Giuliano Amato, quando scrive che in Afghanistan l'Italia partecipa legalmente a «operazioni militari decise nelle sedi sovranazionali» per garantire «la pace e la giustizia fra le nazioni» mente sapendo di mentire. E mente quando sostiene che le decine di giovani italiani che perdono la vita in Afghanistan si sacrificano in nome della patria italiana impegnata a costruire la pace nel mondo. Mi pare che fosse il fascismo italiano a praticare un'etica sanguinaria di questo tipo.