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Quando sporca la guerra

di Paola Desai - 26/10/2010




Non solo tonnellate di bombe. Anche tonnellate di rifiuti inquinanti sono da mettere nel bilancio della presenza miitare degli Stati uniti in Afghanistan. La notizia viene dalla Cnn, il canale tv satellitare americano, che ha ottenuto i risultati di un'indagine compiuta dal Government Accounting Office - qualcosa di simile alla corte dei conti italiana, l'istituzione che esamina i conti dello stato (quindi controlla come vengono spesi i soldi che il governo stanzia per le varie voci del bilancio). Anche i soldi spesi per le missioni militari, ad esempio quella in Afghanistan, sono sottoposti a revisione. Tra il settembre 2009 e l'ottobre 2010 dunque ispettori di questo ufficio di controllo, che abbrevieremo con l'acronimo Gao, hanno visitato quattro basi militari Usa in Afghanistan per verificare se i sistemi di smaltimento dei rifiuti corrispondessero alla documentazione. Hanno trovato che nessuna delle quattro basi rispettava i regolamenti militari. Tutte ad esempio bruciano i rifiuti di plastica, nonostante sia vietato dai regolamenti. La plastica bruciata genera emissioni di diossina e altre sostanze tossiche.

La questione dei rifiuti nelle basi militari ha generato parecchie polemiche, in particolare dopo che i militari hanno cominciato ad accusare una serie di malattie, da tumori a problemi respiratori, addebitati all'esposizione ai «pozzi» in cui vengono bruciati i rifiuti delle basi militari. la questione è controversa, i vertici delle forze armate negano che si possa collegare i rifiuti bruciati alle malattie denunciate. E in effetti stabilire relazioni di causa-effetto certe è cosa difficile. Ma non c'è alcuna incertezza invece sul fatto che bruciare certi materiali generi l'emissione di sostanze i cui effetti tossici sono, questi sì, accertati. Così i regolamenti militari dicono che la plastica non va bruciata. Il problema, spiegava la Cnn, era stato sollevato oltre due anni fa, quando fu denunciato che la più grande base americana in Iraq, la Balad Air base, bruciava tutto in grandi buche nel terreno: dai rifiuti medici alla plastica a rifiuti nocivi, si bruciava tutto osando carburante degli aerei per accelerare la combustione (la cosa era documentata dai rapporti di routine della base stessa). Il fumo invadeva le camerate dei soldati e anche l'ospedale della base, esponendo migliaia di soldati alle sostanze tossiche. (Sarà ben arrivato anche su zone abitate da civili iracheni, ma di questo le indagini citate dalla Cnn non si occupano). Ora questa pratica continua nelle basi afghane, constata l'istituzione di controllo. Gli ispettori del Gao dichiarano che questo va attribuito alle costrizioni dell'operare in territorio di guerra, risorse limitate, accordi inadeguati con ditte locali per lo smaltimento di rifiuti (viene quasi da ridere: in un paese dove non esiste quasi sistema di trattamento dei rifiuti...). Non è un problema da poco: con l'occasione apprendiamo che i militari Usa in Afghanistan generano circa 5 chili di rifiuti non-nocivi per ogni soldato ogni giorno («consistono in plastiche, polistirolo, avanzi di cibo, prodotti elettronici scartati, imballaggi di plastica o legno, apparecchi eletrici e altri materiali come vastiti, gomme di veicoli, materassi, contenitori di metalli o mobilio»). Si aggiungano i rifiuti tossici prodotti dalle installazioni mediche e altri rifiuti tossici. Secongo il rapporto del Gap, in agosto si contavano 221 «pozzi» per bruciare questi rifiuti nelle basi Usa in Afghanistan. Veri e propri inceneritori sarebbero meno tossici, ma ce ne sono solo 20 - e, lamentano i militari, «sono costosi e pongono un sacco di problemi logistici». Così i soldati continuano a intossicarsi - e gli afgani pure.