A Plaza de Mayo le lacrime dell’Argentina
di Alessia Lai - 30/10/2010
Si riuniscono ogni giovedì, a Plaza de Mayo, le madri e le nonne dei “desaparecidos” argentini. Camminano in tondo, nella piazza. Lo facevano ai tempi della dittatura che uccise e fece scomparire i loro figli e nipoti. Con i loro fazzoletti bianchi, anche lo scorso giovedì, hanno segnato coi loro passi un cerchio, stavolta per onorare il presidente Néstor Kirchner. Le Madri di Plaza de Mayo hanno camminato in tondo, ripetendo il gesto che facevano come atto di sfida alla dittatura perché non ci si dimenticasse dei loro “desaparecidos”. “Otterremo cose meravigliose in questo progetto popolare che i due (Néstor Kirchner e Cristina Fernández) hanno creato. Ora non c’è più Néstor ma da qualche luogo ci sta accompagnando”, ha detto la rappresentante delle Madri, Hebe Bonafini, tra le lacrime e ricordando poi Kirchner nel momento che più le rimase impresso: “quando disse che i nostri figli erano suoi compagni”. Che siano queste donne a piangere l’ex presidente dà la misura di quanto Néstor Kirchner abbia rappresentato un cambiamento per l’Argentina. Fece quel che altri non hanno avuto, e non hanno ancora oggi, il coraggio di fare: in un’America Latina nella quale le “leggi del perdono” arrivano puntuali a cancellare responsabilità di golpisti e assassini, Néstor Kirchner decise di farla finita con le amnistie e di portare davanti ai giudici i carnefici di una intera generazione, la sua, quella dei suoi compagni torturati e uccisi dai militari. Niente più garanzie, grazie, perdono per quei criminali. Niente più violenze nelle piazze, la polizia non è stata più, dopo di lui, strumento di repressione del dissenso. E niente più genuflessione di fronte al potere degli strozzini internazionali: liquidò il Fondo monetario internazionale con le riserve nazionali. Sua moglie, oggi, vuol fare lo stesso con il Club di Parigi. Anche per questa ragione in molti stanno sicuramente sperando che la sua scomparsa tolga forza a Cristina e quindi al cambiamento. Si annidano tra le fila di coloro che gli si sono opposti, nelle élites del Paese, quelle che si sono sentite defraudate del potere assoluto sull’Argentina avuto fino all’arrivo del “peronista di sinistra” Kirchner . Ieri, a Plaza de Mayo, assieme alle Madres y Abuelas, c’erano gli argentini. Da ogni angolo del Paese. Migliaia di persone sono arrivate nella capitale per ricordare e piangere Néstor e stringersi attorno alla “presidenta” Cristina. Venerdì, alla cerimonia funebre hanno partecipato numerosi capi di Stato della regione: il brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, il boliviano Evo Morales, il colombiano Juan Manuel Santos, il cileno Sebastian Piñera, il l’uruguayano José Mujica, l’ecuadoriano Rafael Correa, il paraguayano Fernando Lugo e il venezuelano Hugo Chávez. Ma, al di là delle annunciate presenze istituzionali alle esequie, è stata l’intensa e spontanea partecipazione popolare al lutto a rendere l’idea di quanto fosse amato l’ex presidente resosi protagonista della rinascita dell’Argentina dopo la terribile crisi economica di fine anni ’90. Migliaia di comuni cittadini, moltissimi giovani, hanno sfilato per tutta la giornata di venerdì, fino a quando il feretro ha lasciato il “Salone dei Patrioti Latinoamericani” della Casa Rosada, intonando cori per Néstor Kirchner, per sua moglie Cristina, acclamando tra le lacrime l’ex presidente. Finito il lutto, l’Argentina si sveglierà orfana di un presidente che ha fatto epoca, già in molti temono che quella di Néstor Kirchner sarà un’assenza pesante. Le elezioni presidenziali sono dietro l’angolo, previste per il prossimo anno, e Néstor sarebbe stato quasi certamente il candidato del Partido Justicialista. Si sarebbe alternato con la moglie Cristina alla guida di un Paese trasformato ma bisognoso di una guida forte e determinata, in grado di respingere i continui agguati dell’opposizione di destra, mossa dai grandi capitalisti e latifondisti argentini, appoggiata dai principali media del Paese e dalle alte gerarchie della Chiesa cattolica. Ora la “presidenta”, succeduta al marito nel 2007, dovrà portare il Paese al voto e decidere su una nuova eventuale candidatura. Daniel Scioli, ex vice presidente di Néstor e attuale governatore della provincia di Buenos Aires potrebbe costituire l’alternativa ad un secondo mandato ma forse segnerebbe definitivamente il tramonto – soprattutto nell’immaginario degli stessi argentini - dell’era Kirchner.