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Colpevoli i boss di Enron

di Franco Pantarelli - 27/05/2006

 
Se dovesse essere applicato il massimo della pena, Kenneth Lay, il boss della Enron riconosciuto colpevole ieri, dovrebbe passare in galera i prossimi 45 anni e il suo complice Jeffrey Skilling, colpevole anche lui, dovrebbe restare in cella addirittura 185 anni. Queste sono infatti le pene che la somma di reati da loro compiuti dovrebbe per legge comportare, ma bisogna aspettare che al verdetto - emesso ieri dal giudice Sim Lake, presidente del tribunale federale di Houston, in Texas, dove la Enron aveva il suo quartier generale - segua la sentenza, già fissata per il prossimo primo settembre.
Lo scandalo della Enron, come si ricorderà fu quello che dette l'avvio, nel 2001, alla scoperta di tutto il marcio che si nascondeva nelle disinvolture della cosiddetta «new economy» che negli anni Novanta fece arricchire dall'oggi al domani fior di mascalzoni.

Dato il «mito» che aleggiava attorno alla Enron, che faceva soldi a non finire senza che nessuno capisse esattamente come, tutti avevano previsto che questo processo sarebbe stato estremamente complicato e che magari non sarebbe mai riuscito a ricostruire le arcane acrobazie contabili compiute da Lay e Skilling, ma il loro lavoro - seppure lungo e paziente - alla fine ha mostrato che lo «schema» era tutto sommato semplice. Quella compiuta da queste due ex «stelle» di Wall Street, in fondo, non è altro che la tipica, volgare truffa delle carte false. A renderla clamorosa ci sono però le sue dimensioni.

Il collasso della Enron ha fatto perdere miliardi di dollari agli investitori; migliaia di suoi dipendenti si sono trovati improvvisamente senza lavoro e senza le pensioni per le quali erano convinti che i versamenti fossero stati regolarmente fatti ed ha scatenato una sorta di onda devastante che ha travolto anche altri mascalzoni simili, come i dirigenti della WorldCom, della HealthSouth, della Global Crossing e della Adelphia, mettendo anche in luce la connivenza fra controllori e controllati, quando si seppe che Arthur Andersen, la cui compagnia era pagata per scrutinare le carte della Enron, in realtà avallava tutto ciò che Kay e Skilling le sottoponenvano.

Andersen, condannato nel 2002, poi se l'è cavata perché la Corte Suprema cui i suoi legali sono riusciti a portare il suo caso ha trovato dei «vizi di forma». Nel caso di Lay e Skilling, per ora quello che si è salvato è solo George Bush, la cui campagna elettorale del 2000 fu sommersa dai soldi provenienti dalla Enron e che non perdeva occasione per manifestare il suo affetto verso quello che per lui era «Kenny Boy» Lay. L'affetto non è una colpa, naturalmente, ma da quanto si sa un elemenento che consentiva a Lay di evitare che i suoi parner finanziari andassero troppo per il sottile era proprio il fatto che lui poteva vantare la stretta, personale amicizia con il presidente.