Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Così i marines hanno ucciso la mia famiglia

Così i marines hanno ucciso la mia famiglia

di Stefano Chiarini - 30/05/2006

 
La testimonianza al «Times» di una bimba sopravvissuta alla strage di Haditha: 24 iracheni, donne e bambini, uccisi per rappresaglia

La tragica verità sull'uccisione per rappresaglia di 24 civili iracheni, tra i quali undici donne e bambini, avvenuta lo scorso 19 novembre nella cittadina irachena di Haditha ad opera dei marines, è arrivata sulle colonne del «Times» con le parole di una testimone diretta dell'eccidio, una bimba, Iman, sopravvissuta miracolosamente alla strage.

Sulla meccanica dei fatti non vi sono molti dubbi. La testimonianza della piccola Iman Hassan, di dieci anni, pubblicata ieri mattina sul «Times» è chiarissima. La bimba racconta come la mattina del 19 novembre scorso, poco dopo le sette del mattino, una potente mina esplose nella strada in cui abitava con la sua famiglia, ad Haditha, al passaggio di un mezzo militare Usa uccidendo un giovane marines, Miguel Terrazas di El Paso (Texas). Haditha, una cittadina a nord ovest di Baghdad lungo la valle dell'Eufrate dove scorreva la strada per la Siria e Aleppo, è una delle roccaforti della resistenza irachena. Tre mesi prima di quel novembre sei cecchini erano stati uccisi nelle loro postazioni e poi altri 14 soldati erano morti in un'imboscata. Un'ora dopo l'esplosione della mina al passaggio del convoglio americano l'intera famiglia di Iman era stata sterminata. La bambina era riuscita a sopravvivere perché ferita, immobile, era stata creduta morta. La ragazza ricorda come al momento dell'irruzione dei marines suo padre stesse pregando nella stanza accanto ed i nonni fossero ancora a letto. Appena entrati i soldati tirarono una bomba a mano nella stanza dei nonni uccidendoli e ferendo a morte anche sua madre. La zia a questo punto prese uno dei bambini più piccoli e si buttò fuori dall'abitazione facendo perdere le sue tracce. Pochi secondo dopo i soldati, racconta Iman, aprirono poi il fuoco nel soggiorno, dove la maggior parte della famiglia era riunita. Suo zio Rashid tentò di fuggire ma fu raggiunto sulla soglia e ucciso. «Tutti quelli che si trovavano nella casa furono uccisi dagli americani, eccetto mio fratello Abdul-Rahman ed io. Eravamo troppo terrorizzati per muoverci ... Per due ore non osammo muoverci. I miei parenti non morirono sul colpo. Li abbiamo sentiti agonizzare», ha raccontato Iman, che nel massacro ha perso i nonni, i genitori, due zii ed un cuginetto di 4 anni.

La strage, rivelata per la prima volta dal settimanale «Time» nel marzo scorso, è oggetto di due inchieste del Pentagono: la prima per accertare le responsabilità di tre marines della Kilo Company con base a Camp Pendleton, che potrebbero essere accusati di omicidio volontario e di altri nove soldati considerati loro complici. La seconda si occuperebbe dei tentativi di nascondere la verità. Per mesi i portavoce della Forza Multinazionale (della quale fa parte anche il contingente italiano) hanno tentato di nascondere la verità. Il primo comunicato dei marines del 20 novembre è uguale a quelli che vengono emessi ogni giorno in Iraq nascondendo chissà quali altre stragi: «Un marine Usa e 15 civili sono morti ieri mattina a causa dello scoppio di una mina ad Haditha. Dopo l'esplosione uomini armati hanno attaccato il convoglio con armi automatiche. Soldati iracheni e marines hanno risposto al fuoco uccidendo otto ribelli e ferendone un altro». Dopo aver fatto strage nella casa di Iman i marines passarono a quella successiva dove uccisero i due padroni di casa di 43 anni, il figlio di otto anni, cinque figlie più piccole e una neonata di un anno. Quindi toccò ad altri quattro fratelli che abitavano lì vicino. Nel frattempo, poco lontano, i soldati uccidevano a freddo anche quattro studenti universitari che tornavano a casa per il week-end e il loro autista. Più misteriose alcune manovre, forse tentativi di coprire la strage, fatte dai soldati Usa ad Haditha quella mattina: un blindato sarebbe arrivato all'ospedale e i soldati dopo aver preso i cadaveri li avrebbero portati nel giardino, forse per bruciarli. Poi improvvisamente se ne sarebbero andati. La strage di Haditha si inquadra in una nuova tattica adottata dai marines che lungi dal chiudersi nelle basi hanno deciso di contendere palmo a palmo il terreno alla resistenza. Per sostenere questa nuova strategia - esattamente opposta alle favole su un presunto ritiro- arriveranno oggi a Baghdad altri 600 soldati di stanza in Kuwait. Il numero dei militari Usa si avvicinerà così a quota 134.000.