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La guerra con il trucco

di Nicola Sessa - 17/02/2011



 


Il ruolo dei contractors sui campi di Afghanistan e Iraq rimane in una zona grigia, ma racconta molto sul vero svolgimento delle due guerre

Il conteggio dei caduti in guerra, siamo stati abituati a farlo - fino agli anni '90 - tracciando una linea netta tra civili e soldati. Più l'arte della guerra si perfeziona, minore è il numero di militari che cadono sul campo; maggiore, quello dei civili. Poi, qualcuno ci ricorda che dobbiamo aggiungere una terza colonna. 

Tutto è cambiato con le guerre in Afghanistan e in Iraq dove abbiamo imparato a conoscere il significato di guerra asimmetrica, cioè la contrapposizione di un esercito convenzionale (Usa e Nato) a una guerriglia dai contorni difficilmente delineabili che fa ricorso a strategie e tattiche atipiche per compensare la scarsità di mezzi. Ancora, in Iraq e in Afghanistan siamo entrati in confidenza con la figura dei contractors, dei militari di società private che combattono al fianco degli eserciti regolari. Gli Stati Uniti, prima e più degli altri, hanno capito il vantaggio di schierare i contractors (i mercenari): si demanda al privato il combattimento di una guerra il cui consenso è in picchiata libera; si lascia a loro il lavoro sporco; il Pentagono non deve preoccuparsi dell'assistenza sanitaria o psicologica ai contractors che tornano dal fronte; non è compito del governo assistere i famigliari in caso di morte; i generali possono ergersi a moralizzatori per azioni sconsiderate (ricordate, tra gli altri, il caso degli uomini della Blackwater, quando aprirono il fuoco in pieno centro a Baghdad uccidendo 17 persone?). Ma, soprattutto, il Dipartimento di Difesa può sorvolare sul numero dei contractors caduti in azioni di combattimento.

La rivista specialistica Service Contractor ha pubblicato dei numeri che fanno riflettere. Prendendo in considerazione le guerre in Afghanistan e Iraq, dal 2001 fino a giugno 2010 il numero dei soldati Usa morti in battaglia sono 5.531, i feriti 16.210. Questi numeri non dicono tutta la verità sullo svolgimento di quelle guerre: a fianco di quelle cifre, vanno considerati gli oltre duemila contractors morti in combattimento e i 44.152 feriti. Il conto pagato dai contractors, costituisce dunque il venticinque per cento sul totale di 7.500.
Ma ciò che rende meglio l'idea, è il trend in costante crescita: nel 2003 le morti dei mercenari costituivano solo il 4 per cento del totale nelle due guerre, fino a raggiungere il 40 per cento nel biennio 2008-2010. A partire dal 2010 i mercenari morti in battaglia hanno superato quello dei soldati statunitensi, raggiungendo il 53 per cento del totale. Ciò rappresenta una diretta conseguenza di due fattori: 1) il numero dei contractors utilizzati in battaglia supera di oltre 30 mila unità il numero dei soldati in uniforme (207.600 a 175.000); 2) l'equipaggiamento dei soldati privati (che invece dell'elmetto portano dei cappellini da baseball) non è equiparabile a quello dei colleghi "regolari".

Service Contractor invita il governo Usa a rendere pubblico il "sacrificio" dei soldati privati affinché i cittadini statunitensi siano messi al corrente del ruolo fondamentale svolto da essi. Ma è un invito destinato, probabilmente, a cadere nel vuoto. Il vero ruolo dei contractors è proprio quello, restare nell'oscurità per non allarmare la società americana di fronte a cifre che sono ben lontane da quelle ufficiali; per non svelare il trucco.