Libia, finita l’era di Gheddafi
di Saber Yakoubi - Enrico Oliari - 26/02/2011
Fonte: italiasociale
Continua la rivolta del popolo libico contro il leader-dittatore Muammar Gheddafi (Mu'ammar Abū Minyar al-Qadhdhāfī) e, nonostante le sue rassicurazioni all’alleato di sempre Silvio Berlusconi, la situazione appare sempre più insostenibile al punto che diverse fonti parlano già di un migliaio di vittime fra i civili.
Italiasociale intervista in esclusiva l’osservatore politico Saber Yakoubi, tunisino del partito islamico moderato “Al Nahda” (la Rinascita, ndr.), il quale spiega che la rivolta popolare in Libia ha caratteristiche proprie che la differenziano rispetto a quelle che stanno interessando gli altri paesi arabi: innanzitutto c’è da dire che la Libia, geograficamente assai più estesa dell’Egitto, conta una popolazione di poco più di sei milioni di abitanti, mentre il paese del Nilo ne conta ben 80 milioni; in Libia c’è una situazione economica abbastanza buona tant’è che non si è potuti assistere all’emigrazione massiccia di libici verso le coste dell’Occidente. Quindi se in Tunisia e in Egitto la gente si è riversata nelle piazze al grido di ‘pane e liberà’, in Libia l’accento si è spostato sulla sistematica repressione che il governo di Gheddafi ha esercitato sulla popolazione, con eccessi che sono sfociati in vere e proprie stragi. Per il 17 febbraio era stata indetta la ‘Giornata della Collera’, proprio per protestare contro una dittatura in tutto e per tutto sanguinaria.
Immagino che anche in questo caso vi sia stato un tam tam partito dai giovani via social network…
-No, questa è un’altra caratteristica che interessa la crisi libica. Già il 15 febbraio, di sera, gli imam e circa duecento famigliari delle vittime della rivolta del carcere di Abu Slim del 1996, che aveva visto 1200 morti fra i detenuti, avevano organizzato un sit-in per chiedere il rilascio dell’avvocato che li rappresentava, Fethi Tarbel, ed è stata quella la scintilla che ha dato il via ai disordini. La Libia inoltre è situata fra la Tunisia e l’Egitto e quindi si è concretizzato un mix di eventi che ha portato agli scontri di oggi.
Tuttavia si ha l’impressione che, nonostante l’esiguità della consistenza della popolazione, la situazione libica sia particolarmente tenuta sotto osservazione dal mondo arabo…
-Ovviamente sono i fatti, di lunga più gravi di quelli accaduti in Barhain, in Tunisia e nello stesso Egitto. La reazione di Gheddafi è stata spropositata, con veri e propri raid aerei contro la folla. Il popolo libico oggi ha fatto capire al mondo intero, arabo e occidentale, chi è Gheddafi. Questa sera (ieri, ndr.) il leader libico è intervenuto sulla televisione nazionale insistendo di non essere un presidente, ma il capo del popolo, ovvero un colonnello che mai e poi mai deporrà il fucile fino a che l’ultimo dei rivoltosi non sarà passato per le armi. Ha sempre dato di sé l’immagine del rivoluzionario, ma oggi appare come un piccolo uomo affetto di manie di grandezza, disposto a sterminare il proprio popolo persino facendogli sparare dagli aerei militari.
Tuttavia si è avuta notizia di due aerei che, per non sparare sulla folla a Bengasi, sono atterrati a Malta…
-La cosa scandalosa è che di queste cose nei media occidentali quasi non c’è traccia. Se si fosse trattato di piloti iraniani, le telecamere occidentali avrebbero fatto a gara per andarli ad intervistare. Qui si vede la mediocrità di certa informazione dell’Occidente. Ieri, una decina di piloti che si sono rifiutati di partire da Tripoli per colpire i rivoltosi, sono stati giustiziati con un colpo alla nuca, mentre non si contano più gli ambasciatori che hanno preso le distanze da Gheddafi. Diversi ufficiali ed alcuni ministri coraggiosi, fra il quale il capo degli Interni Younis al-Obeidi, si sono associati al popolo in rivolta ed hanno invitato l’esercito e le Forze di sicurezza a non colpire i cittadini in protesta. Tutte cose di cui si parla poco in Occidente ed in Italia in particolare.
Per via degli interessi italiani in Libia?
-Certamente, ma anche per la risaputa amicizia fra il presidente Berlusconi e Muammar Gheddafi: Eni, Unicredit, Impreglio, Finmeccanica, tanto per citare qualche interesse condiviso. Un paio di anni fa l’Ansaldo si è aggiudicata una commessa per sistemi di segnalamento di 541 milioni di euro. Ora, che si è toccato il fondo, anche in Italia iniziano ad esservi critiche, pur tardive, all’operato di Gheddafi. Se, invece della Libia di Gheddafi, si fosse trattato dell’Iran di Ahmadinejad, a New York si sarebbe già riunito il Consiglio di sicurezza dell’ONU e sarebbero iniziate le ritorsioni economiche: in tutti questi anni il dittatore libico si è sentito libero di torturare ed di ammazzare senza il ‘disinteressato’ amore dell’Occidente per i diritti umani…
La politica di Muammar Gheddafi è stata una politica sui generis, uno slalom fra i bombardamenti americani del 1986 e gli abbracci con Berlusconi a Roma, l’anno scorso…
-Salito al potere nel 1969, Gheddafi si era inventato il ‘socialismo verde’, una sorta di terza via fra comunismo e capitalismo in salsa panaraba. Fu profondamente antiamericano ed antioccidentale, tanto che aveva intesso rapporti per la fornitura di armamenti con la Corea del Nord e quindi di causare l’inclusione della Libia nell’elenco dei cosiddetti ‘stati canaglia’. Col tempo però sono iniziate le aperture verso l’Occidente, USA compresi, una strategia che lo stesso Gheddafi ha ideato per riservare le energie nella sorveglianza e nella repressione interna, com’è avvenuto in Tunisia e in Egitto. Gli stessi USA, nonostante gli attacchi del 1986, hanno modificato il loro approccio verso il dittatore libico, tanto che negli ultimi tempi non hanno mai preso le distanze dall’atteggiamento dispotico di Gheddafi verso il suo popolo. Si pensi ad un dato: in Libia vi sono sei battaglioni principali, i quali, non a caso, portano i nomi dei sei figli del dittatore. Uno di questi battaglioni è stato addestrato in India ed in Pakistan per la sicurezza interna ed è in grado di accerchiare la capitale in soli 45 minuti.
Tuttavia Gheddafi ha dovuto ricorrere a mercenari stranieri…
-Si tratta di una vergogna nella vergogna. Gheddafi, dopo aver visto svanire i suoi fantastici sogni di nazione unica islamica per il fatto che altrove i governi stavano con i piedi per terra, si è dato da fare per mettersi a capo dell’Unione africana, per la quale proponeva una moneta unica, un unico passaporto e persino un’unica politica antioccidentale; nella sua visione sarebbe stata bandita la democrazia, a suo avviso estranea alla cultura africana. Ha distribuito soldi a dritta e a manca, ma non per costruire strade, ospedali o scuole, bensì per farsi accreditare come ‘re dei re’. In questi giorni, in diversi di questi paesi africani, sono stati fatti distribuire dal governo libico migliaia di volantini che offrivano 2000 dollari al giorno a chi fosse andato in Libia a combattere contro il popolo. Al Jazeera ieri comunicava dell’arresto da parte della folla di 150 di questi mercenari.
Ha quindi perso del tutto il controllo sul paese?
-La stessa reazione spropositata degli aerei da guerra che attaccano gente disarmata la dice lunga su un leader che ormai ha giocato tutte le sue carte e sta cercando di salvare l’insalvabile.
Tutto il mondo arabo è in fiamme, ci sono notizie di scontri dalla Mauritania all’Iran: che appello si sente di lanciare nella sua qualità di osservatore politico tunisino e di membro del partito di Rachid Al Ghannouchi?
Io penso che la coscienza della società internazionale sia definitivamente morta. Vorrei invitare tutti gli arabi a porsi obiettivi veri e seri, a far cadere i dittatori senza tuttavia contare sull’Occidente. Perché l’Occidente guarda solo ai propri interessi, non alla nostra dignità.
Nelle foto:
- Al Jazeera, 22 feb 11: video ufficiale dell’intervento di Gheddafi proiettato in piazza a Tripoli, con la folla che lancia scarpe ed altri oggetti;
- Saber Yakoubi, tunisino del partito islamico moderato “Al Nahda”;
Gheddafi jr, una famiglia quantomeno originale
Dei sei fratelli, Al Sa-adi, l’Ingegnere per gli amici, ha lasciato un conto non pagato di 300 mila euro in un grand hotel della Riviera ligure: denunciato; ex capitano della nazionale libica, negli anni Ottanta in Italia viene squalificato per doping.
La Ferarri F 4 30 di Seif al-Arab è sequestrata per eccesso di decibel in Germania: a bordo le forze dell'ordine trovano un fucile da assalto e delle munizioni.
Hannibal Gheddafi Jr, nel 2001, in preda ai fumi dell’alcool aggredisce a Roma tre poliziotti; nel 2004 a Parigi è arrestato per guida pericolosa in stato di ebbrezza; nel 2005, sempre a Parigi, è arrestato per aver picchiato la compagna incinta; nel 2008, a Ginevra, lui e sua moglie sono costretti in gattabuia per aver pestato a sangue due domestici;