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I disagi della crisi petrolifera

di Sheperd Bliss - 01/06/2006

 
 
   

Perdere l’acqua calda, computer, auto, elettricità….

Di recente mi si è guastato lo scaldabagno, aveva una perdita per cui l’ho preso e portato in discarica. Un imprevisto non grave di questi tempi e facilmente risolvibile. L’incidente però mi ha dato modo di riflettere sui temporanei, fastidiosi guasti pur sempre riparabili.
A volte anche il computer va in tilt ed è un vero dramma perché dipendo talmente tanto da questo indispensabile strumento che già a distanza di poche ore e giorni senza pc comincio ad andar fuori di testa e mi sembra di stare a perder tempo nell’affidarmi alle oramai antiquate macchine da scrivere. Inoltre il messaggio “C’è posta per te” causa dipendenza. Devo ammettere che nonostante io ami fare bagni caldi e apprezzi l’idroterapia e la sensazione di pulito che ne deriva, un computer funzionante è ancor più necessario al mio stile di vita, più dei bagni quotidiani che ho imparato così tanto ad apprezzare dalla mia ex, una giapponese.

Ricordo di quando la mia automobile non ne voleva proprio sapere di partire. Che frustrazione. Mi chiedo se la macchina lo facesse per vendicarsi di tutti gli insulti che aveva mandato negli anni alle automobili - ne parlavo male eppure le usavo. Fortunatamente, quando mi si fermava l’auto, riuscivo, grazie all’aiuto dei vicini, a raggiungere il negozio di autoricambi ed acquistare una nuova batteria, pezzi di ricambio o ottenere una riparazione immediata. Ma cosa sarebbe accaduto se non avessi trovato i pezzi di ricambio o i meccanici, occupati per settimane, o se addirittura non mi fossi potuto permettere di pagare sia le riparazioni che la manodopera?

Alcuni miei cari amici hanno lasciato di recente le loro belle case dotate di ogni comfort per andare a vivere nelle vicinanze della foresta delle Hawai, dove si stanno costruendo la casa. Temporaneamente non avevano telefono. Per cui mi risultava difficile raggiungerli; dovevo usare l’auto, la bici o camminare per 4 miglia oltre il vulcano sotto cui viviamo. Di certo la nostra amicizia è stata messa a dura prova anche se questi brutti momenti passeranno. E’ difficile immaginare una vita senza telefono, anche solo per un giorno. Rifletteteci un attimo.

A proposito, mentre scrivo ci hanno avvisati dell’arrivo di un altro tsunami prodotto da un terremoto dell’ottavo grado il cui epicentro è stato individuato nell’isola Tonga, nell’Oceano Pacifico. Noi, qui alle Hawai, si può dire viviamo in periferia, in uno degli arcipelaghi più isolati del mondo, in un contesto in un certo senso selvaggio e primitivo che potrebbe diventare più familiare per chi vive nel continente per il continuo e crescente utilizzo di carburanti che concorrono nell’insieme al peggioramento del nostro clima. Probabilmente gli effetti della diminuzione nella produzione di petrolio si sentiranno per prima ed in modo più forte nelle isole Hawai rispetto al resto del continente.

Bufere, uragani e cicloni hanno causato l’interruzione di energia elettrica in California, nelle Hawai, negli Stati nord-orientali e centro-occidentali, dove ho vissuto per gran parte dei miei 60 anni. Dopo poche ore o giorni l’elettricità, con i suoi molteplici agi e comfort, tornava. Ma cosa accadrebbe se non tornasse dopo settimane, mesi, anni o mai?

Quanto a lungo puoi stare senza --- (riempi lo spazio vuoto)? Ti si è mai rotto un frigo? Quanto potrebbero durare le scorte di cibo? Hai ancora da qualche parte un vecchio contenitore di ghiaccio? Potrai metterci del ghiaccio?

Se da una parte il costante andamento delle estrazioni di petrolio ha fatto diminuire le riserve petrolifere si assiste, dall’altra, ad una maggiore richiesta di fabbisogno energetico da parte di paesi industrializzati, come la Cina e l’India. A causa di tutto ciò potrebbero aumentare i problemi la cui risoluzione potrebbe essere costosa e rendere necessario l’impiego di tecniche e uomini di maggior valore.

Cosa accadrebbe se non si potesse più riparare velocemente il guasto di uno scaldabagno, di un computer, di un’automobile o di qualunque altra cosa? E se il tecnico fosse impegnato altrove con qualche altro cliente? O se non fossero disponibili i ricambi, o se voi non potreste permetterveli. Che cosa bisogna attendersi? E come prepararsi a tale eventualità?

Molto è stato annunciato riguardo alla diminuzione delle riserve petrolifere – da parte di geologi, scienziati o altri analisti del settore i quali ci hanno aiutato a capire e ad approfondire il problema. Essi immaginano scenari disastrosi e non mancano di parlare di “disastro”, “catastrofe” e “crollo”. Non voglio usare toni allarmistici, voglio solo cercare di descrivere i potenziali sconvolgimenti, fastidi e disagi legati alla penuria di petrolio. L’aumento di tali inconvenienti potrebbe essere un altro segnale che ci troviamo in una fase calante dalla massima produzione di petrolio. Chi tra noi è convinto dell’esaurimento delle riserve petrolifere ora deve cominciare ad affrontare alcuni problemi pratici e trovare le soluzioni più opportune.

In questo articolo cerco di portare la mia esperienza di abitante di un’isola e fornire lo spunto per la risoluzione dei potenziali problemi che si potrebbero presentare. Probabilmente i lettori, dal canto loro, potrebbero parlare delle loro esperienze personali come ha fatto, in una recente mail, Ken Kiggins di Sebastopoli, una cittadina della contea di Sonora, nella California settentrionale, “Mentre giro per il paese o mi trovo in città provo ad immaginare le ripercussioni derivanti da una ‘discontinua e più costosa erogazione dell’elettricità’. Il quadro appare quanto mai avvilente”.

Prendiamo ad esempio le e-mail, un mio amico, dipendente dai messaggi di posta elettronica, si è unito ad un gruppo di email-anonimi, quando aveva capito che al pari dell’alcol, il bisogno di leggere la posta elettronica stava dominando la sua vita. Molte altre persone si trovano nella stessa condizione. Incapace di far cessare questo comportamento, il mio amico si ripromise di non leggere per un anno le e-mail. Non aveva però tenuto conto di un’altra dipendenza, quella da internet. Non avendo aderito al gruppo degli internet-anonimi continua ora a navigare in rete. Riuscite comunque ad immaginare una vita senza e-mail e senza internet?

Quando penso che per ricevere la corrispondenza dal continente qui alle Hawai ci vuole una settimana, comincio seriamente a preoccuparmi. Infatti al momento mi trovo in un luogo che, analogamente ad altre parti rurali della Big Island, la posta non viene recapitata giornalmente. La strada nella quale abito non è asfaltata né ho un numero civico, il che veramente va anche bene. L’aumento del prezzo della benzina fino a 4, 5 o più dollari a gallone potrebbe far lievitare a sua volta il costo dei francobolli e la consegna postale richiedere più giorni dell’attuale settimana e per raggiungere località sperdute ci vorrebbero addirittura mesi.

La società americana del 21° secolo si basa su complessi e interdipendenti sistemi meccanici e elettronici. Tra questi ricordiamo il trasporto di alimenti o altri beni essenziali e non da un posto ad un altro, distante centinaia o perfino migliaia di chilometri.

Questi complessi sistemi industriali entrano spesso in conflitto con i sistemi naturali che esistevano prima di loro e, speriamo, li batteranno alla distanza. I gas serra già causano cambiamenti climatici che danneggiano la Terra. Se si continua con la combustione dei carburanti, creeremo ulteriori minacce alle società industriali ed al pianeta stesso. L’inizio del declino nell’estrazione di petrolio colpisce direttamente sistemi complessi creati dall’uomo fino al punto di rallentare o determinare il blocco di alcuni di loro. Sebbene ciò risulti disdicevole per molte persone, questo processo potrebbe alla fine rivelarsi non del tutto negativo per la stessa Terra. Avere meno petrolio da bruciare potrebbe di fatto migliorare le condizioni climatiche della Terra, a meno che non si utilizzino, al posto del petrolio, combustibili ancora più inquinanti, come il carbone.

Gli americani si lamentano, ed hanno un bel coraggio, di come essi vivano ora l’aumento del prezzo della benzina. Eppure se confrontato con i costi del gas in altri parti del mondo e considerando a quanto potrebbero arrivare in futuro, questi prezzi non sembrano essere molto alti. Nel corso degli anni in Europa infatti i prezzi del gas sono raddoppiati. Lì le persone ce la fanno in quanto non sono così dipendenti dalle automobili e non vivono in posti periferici come noi. Molte nazioni sono anche più abituate di noi ai disastri ecologici e alle guerre, spesso sostenute o perfino causate da un’America che vuole assicurarsi il continuo predominio delle risorse naturali, petrolio incluso.

La reazione dell’America all’11 Settembre, per esempio, non è stata così flessibile quanto quelle delle popolazioni di Bali o di altre parti del mondo di fronte a simili crisi. Gli americani sono convinti di aver diritto ad un prezzo conveniente di petrolio e non vogliono rinunciare ai suoi molteplici “benefici” – una maggiore industrializzazione dell’ agricoltura, energia elettrica sempre disponibile, libertà di avere automobili con un solo conducente, realizzare medicine ed abiti con materiale estratto dal petrolio, ecc.

Quando un americano gira il rubinetto, si aspetta semplicemente di veder scorrere dell’acqua, non preoccupandosi da dove provenga. La mia casa nelle Hawai invece è servita da acqua piovana raccolta nel mio serbatoio e da qui distribuita in casa. Quando mi si è rotto lo scaldabagno, sono ovviamente rimasto senza acqua calda per un po’ e quando sentivo il bisogno di lavarmi con la piacevole acqua calda, l’unica cosa che sentivo era un terribile gorgoglio.

D’altra parte, la mancanza dello scaldabagno mi ha portato imprevisti effetti positivi. Per fare il bagno ero obbligato a recarmi altrove, a chiedere aiuto, condividere le risorse, tutti comportamenti preziosi alla base di una vita comunitaria – risalenti alle società post-carbone. Alla fine ho risolto il problema pagando un amico competente. Ci siamo anche divertiti. La perdita ha avuto i suoi lati positivi; ha potuto creare e rafforzare le amicizie.

Con un colpo di bacchetta, gli americani si aspettano di uscire immediatamente dall’oscurità ed avere luce immediata, perfino di notte. In caso di mancanza di elettricità, la produzione di candele potrebbe ridiventare un lavoro redditizio come lo era tanti anni fa. Fare il fuoco può ritornare ad essere un’attività domestica da coltivare.

Cosa accadrebbe se, in una grande città americana, a milioni di abitanti venisse chiesto di privarsi delle loro comodità? In un e-mail diretta a Puna Beyond Petro, Stephanie Bath abitante in Hawaian Acres, ha scritto, “alcune persone non vogliono spostarsi dai loro comodi alloggi. Vogliono che siano gli altri a fornire loro soluzioni immediate”.

Alcune persone si potrebbero dare da fare per aiutarsi a vicenda, specialmente nelle cittadine più piccole e nei quartieri dove la gente si conosce e ci si occupa l’uno dell’altro. Ciò potrebbe tirar fuori la miglior parte di noi stessi. Questo è quanto ricordo dalle esperienze di tempeste di neve del Nordest. Esse possono essere addirittura divertenti, un cambiamento positivo nella routine di tutti i giorni, che può aiutare a tenere uniti i membri della comunità. Ma cosa potrebbe succedere se ci fosse competizione per la penuria di cibo e di altre risorse essenziali, come la carta igienica ed il cioccolato?

Le cose potrebbero mettersi male specialmente se venisse a mancare il cibo dagli scaffali dei supermercati. Già ora, qui alle Hawai, la merce sugli scaffali a volte scarseggia. E ciò perché il 90% dei nostri alimenti arriva con le navi da oltre 2500 miglia di distanza. Carenza di merce è abbastanza comune. La gente fa provviste in modo regolare. Ma tali mancanze sono sempre state di breve durata. Se le navi non arrivano per una settimana, ci ritroviamo senza cibo di importazione.

James Howard Kunstler descrive l’attuale momento storico nel prezioso libro The Long Emergency: Surviving the Converging Catastrophes of the 21st Century [La lunga emergenza: sopravvivere alle convergenti catastrofi del 21° secolo]. Proviamo a fare un passo indietro nel secolo precedente. Sono nato prima della metà del 20° secolo e ho vissuto in una fattoria nello Iowa a conduzione familiare. La fattoria si trovava in una strada non asfaltata (e tale è rimasta), priva di nome; la nostra casa non aveva un numero civico; e per vedersi consegnare delle lettere bastava scrivessero Strada rurale 2. Perfino le autostrade non avevano limiti di velocità, così mio zio Dale ci scarrozzava nella sua Chevy del ’62 a più di 100 miglia all’ora. Bel divertimento per un adolescente. Veramente bello!

Molti lettori probabilmente non sono nati prima che l’elettricità raggiungesse le loro case. Durante i primi anni della mia vita nella nostra fattoria non c’era elettricità. Non ho avuto il televisore fino alla adolescenza. La vita senza tv non era così male. Per divertirci durante il giorno guardavamo gli animali da cortile; in particolare mi piaceva molto osservare giocare tra loro i maialini mentre noi con le uova di gallina andate a male facevamo le battaglie. La sera si usava la luce a gas e lo zio Dale ci raccontava storie che popolavano i nostri sogni di animali, piante e fantasia. “C’era una volta, molto, molto tempo fa…” sono parole che ancora determinano in me rilassamento e conforto.

In alcune parti del mondo mancano ancora elettricità, telefoni e computer. Ma hanno le loro tradizioni orali e i loro racconti. Le comodità moderne possono farci apparire le nostre vite più facili, ma creano anche delle vulnerabilità di cui la maggioranza non si rende conto. Ora, in questo momento, stiamo vivendo alcune degli effetti deleteri dello sfruttamento dei combustibili fossili e stiamo pagando le conseguenze dei cambiamenti climatici. Ben presto potremo ritrovarci a dover rinunciare ad alcuni dei nostri piaceri che danneggiano il pianeta.

Ma ora io conto sui confort dell’elettricità – frigoriferi invece che blocchi di ghiaccio, computer e telefoni cellulari invece dei telefoni pubblici, ecc. E’ la loro mancanza che sarebbe una cosa dura. Mi mancherebbero i molti mezzi moderni e la facilità con la quale potrei farli far riparare. Ma avendo io vissuto per anni senza elettricità, forse la crisi potrebbe non essere così difficile da affrontare rispetto alle persone appartenenti all’era post-digitale.

“Di sicuro siamo veramente abituati alle nostre comodità” ha fatto notare Ann Welle della Willits Economic Relocalization (WELL), nord della California. “Ritorno da poco da un viaggio in India, dove per fare la doccia usano un mestolo e un secchio di acqua fredda. E’ semplice, dà energia e si può fare anche fuori casa. Eppure qui non riesco a mettere in pratica ciò – perché ho la doccia!”

Mi sto preparando a fare sacrifici, apprezzando in parte le meravigliose cose che l’energia a basso costo ci offre. Sto lavorando anche a fare ciò che Richard Heinberg descrive nel suo libro Powerdown: ricercare alternative e soluzioni per un mondo post-carbone. Si possono fare tante cose per migliorare le attuali questioni rimaste in sospeso.

Come dice un proverbio arabo, mostrando di avere consapevolezza della fine delle riserve petrolifere e le imminenti penurie: “Mio nonno andava sul cammello. Io guido un’automobile. Mio figlio viaggia con il jet. Suo figlio andrà sul cammello”.

Niente dura per sempre. Ogni cosa alla fine muore. Perfino gli oggetti inanimati e la materia inorganica può alla fine dissolversi o trasformarsi in qualcosa d’altro. Le pietre vulcaniche sulle quali è costruita la mia casa alle Hawai si sminuzzeranno.

Abbiamo bisogno di progetti a lungo termine per riuscire a capire quello che sta succedendo qui all’inizio del 21° secolo. Ma potrebbe essere troppo tardi. Abbiamo bisogno di informare la gente su ciò che potrebbe accadere, come prepararsi ed adattarsi, e lavorare per i cambiamenti sociali.

Il Dott. Shepherd Bliss ha insegnato in un college e ha fatto il giornalista nelle Hawai negli ultimi 3 anni. Attualmente si è trasferito nella sua fattoria nella California settentrionale, principalmente per prepararsi alla crisi petrolifera. Può essere contattato al seguente indirizzo:sb3@pon.net.

Sheperd Bliss
Fonte: www.dissidentvoice.org
Link: http://www.dissidentvoice.org/May06/Bliss08.htm
8.05.06

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di VIVIANA

Immagine in alto: olio di Christine Huang (13 anni) dal sito lucyliewart.com/cp_stilllife.htm