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Aspettando la flotta

di Antonio Martini - 08/03/2011

Fonte: corrieredellacollera


Robert Gates è repubblicano ed è stato a capo della CIA. Con l’amministrazione Obama è ministro della Difesa. Perchè una amministrazione democratica accetti un repubblicano e per di più alla Difesa, significa che è una persona seria, affidabile e consapevole di come si guida una macchina complessa come il Pentagono ed è capace di perseguire fini nazionali e non di parte.

Gates, solo contro tutti – da John Mc Cain , candidato presidenziale repubblicano ( Arizona) al democratico John Kerry ( Massachussetts) presidente della commissione esteri – sostiene che imporre la no-fly zone alla Libia cioè a un rettangolo di sabbia con mille Km di profondità per 1900 di larghezza costiera è un errore, anche se l’aeronautica libica è obsoleta e numericamente insignificante.

Sul terreno, la situazione viene definita “fluida”, che è la formula con cui gli ufficiali di Stato Maggiore ammettono di non avere idea circa l’esito della lotta.

L’esercito libico non ha mai sparato un colpo in quaranta anni , salvo il sostegno nel Chad alla guerriglia anti francese. Lo stesso colpo di Stato di Gheddafi, il 1 settembre 1969 fu eseguito senza sparatorie. Corretto quindi credere che siamo in presenza di due gruppi di dilettanti allo sbaraglio dove la vittoria sorriderà ai più motivati e più capaci di ottenere l’alleanza delle tribù incerte a suon di talleri.

La vittoria di una delle parti, non è per domani. L’epoca della blitz-revolution è finita e uno scontro di lunga durata nel Mediterraneo rischia di destabilizzare il mondo.

Possono gli Stati Uniti rischiare la loro immagine di leaders globali, non piegando un dittatorello, erede del Bey di Tripoli, già sconfitto dai marines due secoli fa? Possono aprire un terzo fronte oltre a Afghanistan e Iraq, con la prospettiva del riacuirsi della crisi iraniana? Chi far fuori prima, Ahmadinejad o Gheddafi?

Intanto il Presidente Obama ha annunziato, per il tramite del capo dello staff della Casa Bianca,William M. Daley, che stanno esaminando la possibilità di intaccare le riserve strategiche petrolifere per evitare agli americani che lo choc dell’aumento del prezzo del petrolio si ripercuota sul prezzo della benzina. Se decidessero per l’utilizzo delle riserve , sarebbe una semi dichiarazione di guerra. Si tratta di una misura che oltre ad evitare di toccare le tasche dei consumatori, darebbe anche il senso della “”Patria in pericolo”, come nell’antica Roma la chiusura delle porte del tempio di Giano.

Esaminando le opzioni a disposizione del Presidente Obama, l’azione sovversiva dall’interno non ha prodotto risultati apprezzabili, almeno finora , Gheddafi ha mantenuto intatto il suo gruppo dirigente.

L istituzione di una NO-FLY zone è stata chiaramente esclusa dal massimo responsabile militare USA . Le pressioni internazionali non hanno sortito l’effetto intimidatorio sperato. Le opzioni residue (se si esclude l’omicidio mirato) sono due:

Compromesso e mediazione (possibile – ma non probabile – dato che ufficialmente l’unrest è affare di politica interna). Affidandola all’ONU si tradurrebbe in uno stallo. Personalità di prestigio nel Mediterraneo, zero a meno che ci si voglia rivolgere al Re di Spagna, all’Emiro del Katar o all’Arabia Saudita. Tutte queste soluzioni escludono la cacciata di Gheddafi.
Un attacco diretto su Tripoli e lo sbarco degli alleati (tranne l’Italia che ha il meglio delle truppe dislocate oltremare) per realizzare il quale servono , come già scritto, almeno sette/otto giorni per far affluire una seconda portaerei oltre all’ USS Enterprise e forze di terra sufficienti per occupare non solo Tripoli, ma anche Benghazi e 1900 km di coste.
Per la prima ipotesi si troverebbero alleati secondari disponibili , dall’Italia all’Egitto, alla Turchia per fornire forze di interposizione (peace keeping), mentre per la seconda alternativa (peace enforcing) oltre agli anglofrancesi che si affiancherebbero agli USA, , non vedo nessuno a parte qualche folkloristico reparto proveniente da lontani teatri , privi di islamici.