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La leggenda nera di Gheddafi

di Claudio Moffa - 10/03/2011

Fonte: claudiomoffa


Tre jet che sfrecciano sui liberi cieli libici e Gheddafi sbaraglia i piani bellicisti di chi voleva incastrarlo con una (illegittima) no fly zone unilaterale. Certo, il futuro è incerto e i fautori della guerra ci riproveranno ancora. Anzi ci stanno già provando col progetto di blocco navale. Ma quel che è accaduto ieri è un colpo vincente del capo di stato libico, una offensiva diplomatica verso gli “anelli deboli” dell’Europa, come titola oggi Maurizio Caprara sul Corriere. Risultato immediato: i bollori bellicisti del segretario della Nato Rasmussen finiscono sotto la doccia; gli USA si interrogano su chi siano veramente i ribelli libici che chiedono armi [1](forse lo sanno già, ma la notizia è comunque un segnale che non è vero che Obama è deciso a rovesciare Gheddafi); l’Europa è incerta, perché i contatti degli emissari del rais a Lisbona, Atene, Il Cairo, Bruxelles e Minsk (Bielorussia) intralciano i piani pro-no fly zone di Cameron e Sarkozy, i due pro-sionisti di punta dell’Unione Europea [2]; infine, last but not least, in Italia il Consiglio Supremo di Difesa è finito bene, perché è stata stabilita la priorità ONU (e solo al terzo posto, dopo l’Unione Europea, la NATO dell’amico di Israele Rasmussen) su un eventuale alzotiro della “comunità internazionale” contro Tripoli, vale a dire il superamento (in peggio) della risoluzione 1970, con un passaggio-ritorno dall’egida dell’art. 41 della Carta dell’ONU (solo embargo e sanzioni) a quella dell’ormai famigerato art. 42, grimaldello giuridico delle guerre postbipolari angloamericane, a cominciare dall’Iraq 1991.
Alle spalle dello stallo poi, non ci sono solo gli equilibri intra-occidentali, ma anche quelli mondiali: forse è vera la smentita di un sostegno sudafricano a Gheddafi [3], ma di certo come ha ammesso la Clinton  ieri alla Cbs, «serve il sostegno dell’Onu per una no fly zone sulla Libia» nel cui Consiglio di Sicurezza però,  «c’è ancora molta opposizione» [4]. C’è la Russia che si oppone, ed anche la Cina [5], anch’essa esplicitamente contraria al passaggio all’art. 42.
Partita dunque aperta ad ogni possibile sviluppo. Su tutto incombe però il convitato di pietra delle cancellerie e dei capi di stato e ministri degli esteri dell’euro-america: i mass media lobbisti, il vero regime a tutto Occidente, quel ceto giornalistico che come ricordava il grande leader sionista Vladimir Jabotinsky già negli anni Trenta, conta più dei re, dei capi di stato e dei primi ministri. E’ il panorama desolante confermato anche, un secolo dopo, dalla crisi libica: ripercorriamo ad esempio, in Italia, le leggende costruite da Repubblica e cugini.
1) Gheddafi isolato, debole, in fuga, dal bunker sottoterra, alle strabilianti “vittorie” dei ribelli, alle implorazioni di trattative rivolte ai bengasini, alle fughe in aereo, in auto o a nuoto: tutto falso, comizi di piazza non oceanici ma certo consistenti, un esercito nazionale che ancora esiste e resiste nonostante qualche defezione, la taglia sull’ex ministro El-Jalil (altro che pietire accordi), e sugli aerei (ultima leggendaria “fuga”) emissari di un governo ben saldo e con un suo progetto). Gheddafi è un dittatore, ma come Mussolini e Mobutu negli anni Settanta, anche i dittatori possono avere consenso di massa.
2) Le stragi: ma quali stragi, dove, quando? [6] Guardate ai bombardamenti di questi giorni, che peraltro Gheddafi, probabilmente mentendo, attribuisce ai ribelli: colpiscono solo e unicamente i pozzi petroliferi, misura ovvia perché attorno al controllo del petrolio si giocano i rapporti di forza in divenire dei due fronti in guerra, Bengasi e Tripoli. Ma non ci sono immagini di stragi né di fosse comuni: tutto falso. Tanto che è stato Gheddafi, domenica scorsa, prima della giusta sortita di Frattini, a chiedere una inchiesta delle Nazioni Unite.
3) Internet bloccato: leggenda smentita dagli stessi giornali che lo affermano, nell’articolo a fianco [7]. E poi, comunque le immagini viaggiano anche via cellulare, tanto che Repubblica ha pubblicato la foto di tre gheddafisti prigionieri. Perché la fonte del quotidiano di De benedetti non ha tirato fuori una sola foto della moschea di Zawiya presuntamente rasa al suolo, o di almeno una ventina di cadaveri (si è parlato di 1000 morti), prima che venissero secondo altra possibile leggenda portati via dai camion gheddafisti? Un clic dura un decimo di secondo, ne basta uno foto le stragi sono confermate. Invece è il modello Timisoara e Neda che viene applicato. Stragi e assassini inventati: pura e semplice propaganda di guerra.
Teoricamente un simile comportamento di molti giornalisti dovrebbe essere stigmatizzato e sanzionato. In Italia, Vittorio Feltri è stato messo a tacere per tre mesi dall’Ordine dei giornalisti, per una inchiesta su Boffo, colui che protetto dal Cardinale Ruini avallò la guerra del 2003 con i risultati che abbiamo visto – centinaia di migliaia di morti – e vediamo, l’ondata di persecuzioni di cristiani in Iraq, un paese che ai tempi di Saddam aveva un ministro degli esteri cristiano, Tareq Aziz, ed era un paese pacifico e unito. Posto che fossero fondate le ragioni del silenziamento di Feltri, non si capisce perché analoga misura non possa essere presa nei confronti di Ezio Mauro. Ma non sarà così: Repubblica e il suo braccio politico, il centrosinistra, sono - rare eccezioni a parte - il vero “regime” in Italia. Questa gente continuerà a mentire, come è suo costume, e non solo in politica internazionale, vedi Noemi, Bertolaso e Moffa: sono i veri goebbelsiani della nostra epoca, la verità dei fatti non conta, conta la loro invenzione che reiterata mille volte, diventa essa la “verità” utile a seminare odio tra i popoli e tra le persone.
 
PS. Oltre alla leggenda, c’è anche l’occultamento: digito sulla rassegna stampa del Corriere della Sera “Consiglio Supremo di Difesa”, riunione finita bene come detto nell’articolo nonostante certo dibattito nei giorni precedenti, e compaiono solo 12 strisce per sole quattro testate: Il manifesto (2), adnkronos (1), Dagospia (5) Libero-news (3), ma alcune sono dei giorni scorsi). Eppure Il Giornale gli dedica un articolo a parte. Già nella mia presunta lezione “negazionista” (quale non sono, rifiuto il termine senza altro senso anche demonizzare chi fa affermazioni fondate ma non gradite) notai cose pazzesche. Qui la questione è importante, cruciale e l’omissione è assai più grave. A meno che addirittura non sia alla fonte, i singoli giornali, nonostante il servizio della (sola) Adnkronos
 
 
PS, NOTE DA COMPLETARE, NON HO TEMPO ADESSO
 
 
[1]
 
[2]
 
[3] http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/finestrasullamerica/grubrica.asp?ID_blog=43&ID_articolo=1978 &ID_sezione=&sezione=
 
[4]
 
[5]
 
[6]
 
[7]