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Hizb’Allah: scacco matto alla CIA

di Dagoberto Bellucci - 28/11/2011

Fonte: dagobertobellucci


 

“La C.I.A. ci spia….” cantava Eugenio Finardi negli anni Settanta in piena atmosfera ‘contestataria’.

Oggi tra intercettazioni satellitari e informatiche, con i sistemi di comunicazione di massa che si sono andati perfezionando, con la ‘dispensa’ sistemica del computatore e dei telefoni cellulari qualunque persona, qualsiasi azienda e tutti i principali esponenti del mondo della politica che conta sono a ‘rischio’ controllo…

E malgrado ciò , al di là dei ‘vanti’ pregressi e delle passate ‘glorie’ di questo o quel servizio d’intelligence la vita per gli spioni in servizio permanente ed effettivo del pianeta-papalla sembrerebbe essersi fatta ancor più dura stando anche alle ultimissime notizie relative allo smascheramento e  successivo smantellamento di una rete spionistica statunitense di stanza a Beirut operata da Hizb’Allah nei giorni scorsi.

L’ennesimo successo del movimento sciita filo-iraniano nella guerra psicologica contro i nemici della Rivoluzione non deve però far abbassare la guardia né, ne siamo certi, ciò potrebbe avvenire: sono decenni che i militanti del Partito di Dio sanno di essere “under controll” da parte delle diverse agenzie di spionaggio occidentali e da quelle ‘consorziate’ del mondo arabo cosiddetto “moderato”.

In Libano la guerra psicologica che viene combattuta contro il movimento di Sayyed Hassan Nasrallah è quotidiana, spietata, senza perdere colpi e tutte le occasioni che si sono rivelate propizie per i nemici sono state sfruttate al massimo ma, fino ad oggi, vanamente.

Non sono serviti i petroldollari sauditi – inviati da Riad a Beirut per sostenere la causa ed il successo elettorale della Corrente Futura di Sa’ad Hariri nelle elezioni del giugno 2009 – per mantenere il fronte filo-occidentale del 14 Marzo al potere.

Né hanno avuto maggior successo le bande mercenarie della banditaglia salafita di Fatah al Islam che ingaggiarono aspri combattimenti contro le forze armate nazionali nell’estate del 2007 con l’evidente intento di portare il paese dei cedri sull’orlo del baratro di un conflitto civile.

Tantomeno è servita l’azione destabilizzante promossa dai teppisti hariristi e delle frange dell’estrema destra cristiano-maronita di Samir Geagea viste all’opera nel periodo compreso tra il dicembre 2006 (quando Hizb’Allah ed alleati scesero in piazza per protestare contro l’allora governo presieduto da Fu’ad Siniora) e la primavera 2007 così come fu respinta l’aggressione sionista dell’estate precedente che causò la morte di quasi 1400 libanesi e la distruzione di intere aree del paese dei cedri.

Niente finora è riuscito a scalfire la metallica forma spartana delle milizie sciite raccolte politicamente sotto i drappi giallo-verdi della formazione di Hizb’Allah e militarmente disciplinate ed inquadrate nei ranghi della Resistenza Islamica orgoglio nazionale e dell’intera nazione araba; unica formazione militare capace di contrastare e respingere l’esercito di “tsahal” (o IDF = Israel Defence Forces) sbattuto fuori dal sud del paese nella primavera del 2000 (dopo 18 anni di resistenza accanita e costante) e successivamente respinto cinque anni e mezzo or sono.

“Israele” è conscio dei suoi limiti: la lezione del 2006 che costò la fine politica dell’allora premier Ehud Olmert non è stata ancora assimilata né lo smacco prodotto allora da quello che fu un evidente “ko” è stato vendicato. In mezzo ci sono stati diversi tentativi operati dagli israeliani di alzare la tensione nella regione, l’assassinio di Imad Moughniyeh a Damasco che ancora grida vendetta e molte dichiarazioni bellicose provenienti dai dirigenti dell’emporio criminale sionista ma nulla di più che questo a dimostrazione che a Tel Aviv non si dorme sonni tranquilli.

E che i sionisti siano palesemente preoccupati è evidente anche dalla smania di certi ambienti militari di premere sull’acceleratore della storia dando inizio ad un’aggressione contro la Repubblica Islamica dell’Iran che porterebbe lo stato ebraico e l’intero Vicino Oriente vicini al baratro: attaccare Teheran è un rischio che né USA né “Israele” possono assumersi a cuor leggero; un’azione militare contro l’Iran oltre ad assumere tutti i crismi di una “crociata sionista” contro il centro propulsore della Rivoluzione Islamica andrebbe ad intaccare, noi diciamo irrimediabilmente, prestigio e forza di entrambe.

Così mentre l’America soffia sul clima di violenza e aumenta la tensione nella vicina Siria, armando e finanziando i gruppuscoli del terrorismo salafita sostenuti a spada tratta da Ankara, in Libano – dove la partita tra Iran e US-rael/Arabia Saudita deve essere obbligatoriamente condotta a più bassa intensità per i rischi che comporterebbe l’apertura del “fronte interno” libanese….sempre pronto ad esplodere in una ri-edizione del conflitto civile che insanguinò il paese dei cedri dal 75 al 90 –  il partito di Nasrallah annuncia di aver smascherato una rete spionistica collegata alla C.I.A. statunitense.

Un nuovo smacco per Washington , l’ennesima rete spionistica nemica smantellata dal movimento sciita libanese e una nuova dimostrazione di palese interferenza straniera illegittima negli affari interni del paese.

Ora sia detto per inciso, in Libano a questo genere di cose non è che ci si faccia poi così caso…alla fine questo genere di notizie e di operazioni rappresentano parte della quotidianità da sempre: “più di 65 servizi d’intelligence di altrettante nazioni sono in Libano per cercare di spiarci” aveva dichiarato in occasione della Giornata di Al Qods Sayyeed Hassan Nasrallah nel lontano 1996….

Possiamo immaginare oggi quanti siano i paesi interessati a carpire informazioni su Hizb’Allah…

Ma, a quanto risulta, il colpo grosso di Hizb’Allah stavolta avrebbe decapitato se non proprio l’intera struttura segreta della CIA in Libano quantomeno una fetta consistente dei vertici spionistici americani con la loro ramificazione iraniana e questo permette agli uomini di Nasrallah e all’Iran di gongolare e non poco per la disfatta inflitta al nemico di sempre.

I fatti: secondo quanto riferito dai principali quotidiani libanesi sarebbe il popolare “Pizza Hut” della capitale Beirut il centro dove agenti della CIA avrebbero posizionato una loro base di informatori.

E Hizb’Allah , adoperando uno dei più aggiornati software per comunicazioni disponibile, avrebbe ascoltato per settimane e mesi le comunicazioni nelle quali gli agenti dell’organizzazione spionistica statunitense adoperavano come codice per i loro informatori libanesi proprio il termine “pizza”.

La sorveglianza delle telefonate, continua e costante, e l’attività di monitoraggio eseguita dagli uomini di Hizb’Allah avrebbe portato a individuare l’identità di almeno un paio di informatori dell’Agenzia made in USA.

E pedinando questi “spioni” Hizb’Allah sarebbe così giunta alla “sede” delle operazioni coperte della CIA a Beirut , il famoso “Pizza Hut” appunto, mettendo così le mani su una vera e propria miniera di informazioni relative a centinaia forse migliaia di cittadini libanesi che, negli anni, avevano consegnato agli americani informazioni sul Partito di Dio.

Per settimane gli uomini di Nasrallah hanno ascoltato, fotografato e schedato chiunque entrava e usciva nel locale ottenendo una mappatura chiara del network utilizzato dalla CIA in Libano e smascherando una rete di spionaggio parallela con sede in Iran.

Un’autentica debacle per la CIA che ha ammesso, per voce del suo direttore Leon Panetta, che sono state sottovalutate le misure di sicurezza mettendo a repentaglio la vita stessa di agenti ed informatori.

E così se già la scorsa estate il Segretario Generale di Hizb’Allah aveva annunciato dagli schermi della televisione “Al Manar” la cattura di due agenti CIA oggi il bilancio dell’operazione portata avanti dai suoi uomini potrebbe essere assai più positivo con “dozzine” di persone coinvolte, individuate e alcune fermate dal servizio d’intelligence interno del movimento sciita.

Libanesi, arabi, iraniani, europei. Ci sarebbe di tutto nel network messo in piedi dagli americani attorno al locale Pizza Hut di Beirut.

Tutto smascherato e oggi controllato e in mano ad Hizb’Allah che, legittimamente e a ragione, può cantare vittoria.

 

 

A quanto sembra sarebbero un centinaio, forse più, gli uomini caduti nelle mani del Partito di Dio che adesso può alzare il ‘prezzo’ se e quando gli americani o i loro alleati intenderanno trattare.

Perché di trattative oramai si deve parlare e perché le conseguenze politiche di un simile smacco, per l’amministrazione Obama, non potranno passare sotto silenzio e saranno valutate nei prossimi giorni.

Al momento non sono stati registrate dichiarazioni di rilievo da parte statunitense.

Qualche fonte dell’intelligence USA ha candidamente ammesso che “nelle guerre d’intelligence a volte si vince altre si perde” non andando oltre ma a Langley, quartier generale CIA, al di là delle possibile vittime di questa guerra sotterranea persa in territorio libanese sembra prevalere malumore più per la rete spionistica smantellata che non tanto per la sorte dei suoi membri.

L’ex agente della CIA in Libano , Robert Baer, ha sostenuto che ci sono pochissime speranze di rivederli vivi: “Se erano veramente spie contro Hizb’Allah non penso che li rivedremo mai più” mentre per Matthew Levitt, esperto d’intelligence del Washington Institute, “molto dipende da chi è stato catturato e da quello che potrà dire. In passato Hizb’Allah ha già fatto sparire diverse persone , altre le ha tenute in vita per successivi scambi di prigionieri. E la CIA potrebbe avere in mano qualche iraniano da scambiare con i libanesi.”.

Come vada a finire l’”affaire” delle spie pro-americane scoperte nei giorni scorsi in Libano di una cosa siamo certi: Hizb’Allah ha dato scacco matto alla CIA come ieri l’aveva dato al Mossad….

In Libano per Washington è tutto da rifare….

‘Touchè’….