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Libia, Ong in fuga: detenuti torturati a morte, denuncia Onu

di Giorgio Cattaneo - 27/01/2012

Sarebbero migliaia i detenuti in prigioni illegali in Libia che subiscono terribili torture e maltrattamenti, la maggior parte dei quali accusati di essere fedeli dell’ex dittatore Muhammar Gheddafi. La denuncia è partita ieri dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. L’Alto commissario nelle Nazioni unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha riferito al Consiglio «la mancanza di controlli da parte delle autorità centrali che creano un clima favorevole alle torture e ai maltrattamenti» e ha sottolineato l’urgenza di porre i centri di detenzione, per la maggior parte illegali, sotto il controllo del governo del Cnt.

«I miei collaboratori hanno ricevuto relazioni allarmanti, secondo le quali le torture hanno luogo nei centri di detenzione che hanno visitato». Secondo Navi Pillayun funzionario delle Nazioni unite, il governo attuale sta cercando in ogni modo di prendere il controllo dei detenuti che si trovano nelle mani dei ribelli che hanno deposto Gheddafi ma è ostacolato dalla mancanza di personale carcerario. Con un comunicato, l’organizzazione Amnesty International ha denunciato che diversi detenuti «sono morti dopo essere stati sottoposti a tortura nelle ultime settimane». I responsabili di Amnesty hanno incontrato i prigionieri nelle prigioni di Tripoli, Misurata, Gharian: lì hanno riscontrato «visibili segni di torture e maltrattamenti», comprese «ferite alla testa, alle braccia». Secondo l’organizzazione i responsabili sarebbero «entità militari e di sicurezza e milizie armate».

Oggi anche “Medici senza frontiere” ha annunciato che interromperà le proprie attività a Misurata, «perché ai detenuti vengono inflitte torture e viene negato l’accesso a cure mediche di urgenza». I medici dell’organizzazione umanitaria hanno raccontato di essere venuti a contatto dallo scorso agosto con «un numero sempre più crescente di pazienti con ferite causate da torture inflitte nel corso degli interrogatori». Il direttore generale di Msf, Christopher Stokes, accusa: «Ci hanno consegnato pazienti provenienti da interrogatori affinché li stabilizzassimo per poterli nuovamente interrogare. Ciò è inaccettabile. Il nostro compito è quello di Christopher Stokes di Medici senza Frontierefornire cure mediche per feriti in guerra e detenuti malati, non di curare ripetutamente gli stessi pazienti per poter essere nuovamente torturati».

Msf ha dichiarato di aver curato 115 persone con ferite da tortura e di aver riferito tutti i casi alle autorità. Le Nazioni unite non sono in grado di fornire il numero di persone al momento nelle mani dei ribelli. In novembre il segretario generale Onu Ban Ki-moon in un rapporto aveva fornito la stima di 7.000 persone circa. L’ambasciatore libico presso le Nazioni unite Abdurrahman Mohamed Shalgham ha parlato al Consiglio di sicurezza di più di 8.000 prigionieri, tra cui vi sarebbero anche civili, donne e bambini.

(”Libia, detenuti torturati a morte”, da “E“, il mensile di Emergency).