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Funghi e boschi

di Guido Dalla Casa - 17/09/2012


  L’articolo sui funghi di Francesco Lamendola (www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=44028) mi ha portato subito alla memoria ricordi lontani, ma vivissimi.

  Ho avuto la fortuna di passare le estati del 1946 e del 1947 (avevo 10-11 anni) in quello che oggi è diventato pomposamente il “Parco Adamello-Brenta”. Ricordo benissimo i boschi di allora: la quantità e la varietà di funghi erano meravigliose. Migliaia e migliaia di russule, lattari, amanite, finferli, boleti, ditole, insieme a tutti gli altri esseri senzienti e alle relazioni che li collegano, creavano nel bosco una vista e un profumo che oggi non si riescono più neppure a immaginare. A quota più alta, sul prato, si vedevano moltissime vesce, simili a grosse uova.

  Adesso non c’è più quasi niente, si vede un fungo ogni tanto, quando va bene: isolato, senza collegamento intimo con il resto del bosco, che è un essere senziente. Il disastro è avvenuto soprattutto negli anni del cosiddetto boom, ma continua tuttora.  

  I colori, la varietà, i profumi del bosco sono scomparsi. Che tristezza! Camion, fuoristrada, cantieri, ruspe, macchinari giganti, alberi abbattuti ovunque. Si pensa solo all’inverno, allo sci da discesa, alle piste, cose che portano “sviluppo” e denaro: così aumentano i consumi anche lontani. I prati vengono rivoltati, non devono più ricrescere, per “facilitare” la neve (!?): l’aspetto estivo delle piste da sci è veramente orribile. Dove c’erano abeti e larici, dove c’erano innumerevoli viventi, si buttano veleni, perché non deve crescere neanche l’erba! Ovunque ci sono enormi ferri ricurvi per impedire che i “veri” turisti, quelli invernali che vanno a cento all’ora, vadano a sbattere contro un albero. Orribili ferite tagliano i boschi, sono le piste per lo sci da discesa. Botole per l’acqua e cannoni per l’innevamento artificiale si vedono ovunque: sono impianti che consumano enormi quantità di energia (e acqua), alla faccia dei cambiamenti climatici. Degli escursionisti estivi non si occupa quasi nessuno: portano pochi quattrini, consumano poco. C’è un rifugio che porta il nome di una Casa automobilistica, vende le relative magliette.

  Il denaro è veramente il male del mondo!

  Tutto viene sacrificato a due divinità maligne e sanguinarie di questa civiltà: la velocità e la competizione. Sci e auto sono servi degli stessi déi. Questo, in modo ancora più grave, sta accadendo in tutto il mondo: 100.000 Kmq di foreste spariscono ogni anno. I prati spontanei sono cementificati e diventano materia inerte. Il territorio viene distrutto e degradato a vista. Nel frattempo la percentuale di anidride carbonica nell’atmosfera cresce di tre punti all’anno e il mostruoso eccesso di popolazione umana aumenta sempre: 80 milioni in più ogni anno, tre bambini in più ogni secondo, destinati a una vita molto grama.

 

  Il mondo naturale è l’Organismo di cui facciamo parte, e non “la nostra dimora”. Se l’Organismo non vive in salute, anche le sue cellule se la passano male.

  Solo la fine dei combustibili fossili può salvare la Terra: è una speranza, anche se i traumi non fanno piacere a nessuno. Ma è meglio che il collasso del sistema economico avvenga al più presto.