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La democrazia alla francese

di Francesco Mario Agnoli - 05/06/2013

  Da sempre  i nostri cugini  d'oltralpe ci guardano con una certa supponenza.  Adesso però è il nostro turno di chiederci e, dato che siamo soci in Europa, di chiedere a Parigi cosa sta succedendo in Francia. In particolare  se il giacobinismo, da oltre due secoli l'inquietante  sottofondo della democrazia francese, non stia per ingoiarsela. Si è cominciato parecchi anni fa  con le verità di Stato, sancite da leggi che spediscono  in  prigione chi  nega il genocidio ebraico o semplicemente ne contesta numeri. Si è è proseguito con la galera per chi nega il genocidio  armeno e non considera la schiavitù un  male assoluto. Intendiamoci tutte cose sostanzialmente vere, ma per l'appunto la democrazia esige, anzi presuppone, la libertà di pensiero e non  tollera verità di stato e reati d'opinione. Adesso il governo  Hollande rincara la dose. Per essere  arrestati e tradotti davanti al Tribunale correzionale è sufficiente  partecipare ad una pacifica manifestazione  contro la legge che  parifica in tutto e per tutto, compresa la possibilità di adozione, le coppie omosessuali alle eterosessuali. Anzi   basta indossare una T-shirt con slogan di sostegno alla famiglia  naturale o addirittura con l'immagine  di un uomo e di una donna che tengono per mano un bimbo. Era già accaduto in marzo poi di nuovo, più volte e in giorni diversi, a fine maggio, come per gli episodi parigini del 29 maggio di cui riferisce  l'avvocato  Jérôme Triomphe, accorso a difendere una giovane studentessa arrestata e caricata, assieme a molti colleghi, sul furgone della Police unicamente per avere  indossato una T-shirt "anti-mariage pour tous".

   L'avvocato, dopo avere filmato la scena col suo telefonino, ha minacciato i poliziotti  di denunciarli per arbitrario attentato alla libertà personale (punito in Francia dall'art.  432-4 del codice penale con sette anni di carcere). Gli agenti gli hanno replicato di avere ricevuto ordini e ordinato di non ostacolarli nell'esercizio delle loro funzioni, ma poi, piuttosto che rispondere al legale che voleva il nome dell'autore degli ordini, hanno rinunciato a portare in carcere  gli arrestati e li hanno  imbarcati  sul metrò, così guadagnandosi dall'ostinato avvocato l'ulteriore accusa di  violazione della loro libertà di movimento. I giornalisti di “Le Point” nel riferire l'accaduto, hanno commentato  che per  la prima volta    i poliziotti hanno così riconosciuto l'illegalità del loro comportamento. Illegalità ribadita dall'avvocato, che non si è lasciato sfuggire l'occasione per ricordare   altri  arresti abusivi  avvenuti due giorni prima davanti al  liceo Buffon di Parigi, e il continuo impegno suo e dei colleghi chiamati  ogni giorno  da persone arbitrariamente arrestate o perché indossavano  T-shirts pro famiglia naturale o perché protestavano contro il “matrimonio per tutti” e, quindi, contro il governo. “Si sa bene – ha concluso – che ai poliziotti vengono impartiti ordini in questo senso”.

  Il giovani patrocinati dall'avvocato Triomphe sono stati subito  liberati. Più a lungo ha dovuto attendere  un giovane ufficiale della  Riserva Operazionale dell’Armata di Terra,   arrestato il 25 maggio ai Champs-Élysées  di Parigi nel corso del rastrellamento dei  partecipanti alla manifestazione contro il matrimonio-gay operato dalla Police, e rilasciato solo dopo 24 ore di detenzione. L'ufficiale, giunto dalla provincia ed estraneo al corteo, si stava dirigendo alla tomba del Milite Ignoto, ma è stato “rastrellato” probabilmente perché pur da spettatore mostrava di non condividere “la violenza con la quale le nostre forze dell’ordine agivano contro questi giovani”, come ha  scritto  nella lettera aperta poi  inviata al Presidente della  Repubblica. In questa lettera si identifica con il proprio numero di matricola (n. 0739020120)  per rendere più sollecite le  pratiche amministrative di rinuncia alle sue decorazioni, con la quale intende  esprimere il proprio sdegno  per “il rastrellamento organizzato dai vostri servizi quella sera. Nessuna delle mie (nostre) libertà è stata rispettata. Arrestato senza nessuna ragione, non avevo né nessun segno ostentato di una parte, né comportamento aggressivo. Sono stato arrestato con veemenza come un volgare delinquente, senza alcun preavviso, senza nessuna spiegazione, senza alcuna considerazione. Ventiquattro ore in custodia. Signor Presidente, mi permetta di ricordarle che la forza senza il diritto rende la verità abietta. Non mi permetterei di criticare la vostra operazione di rastrellamento se degli arresti di massa e improvvisati non fossero stati constatati. Queste ventiquattro ore di detenzione hanno avuto almeno il merito di permettere uno scambio con i miei codetenuti (...). I numerosi quadri dirigenti e studenti universitari che mi circondavano mi facevano pensare a quelle élites che si mettono in carcere per paura che diventino vettori di coscienza. Disonorato da questi metodi, sono profondamente offeso e vi prego di voler, gentilmente, ritirare le mie decorazioni che mi rendevano fiero d’incarnare l’Amore profondo della Nostra Patria e i doveri che esse implicano”.

   A questo punto si è tentati  di dire che non ci piace per nulla la democrazia alla francese. Sarebbe però offendere questo giovane ufficiale e tutti i partecipanti, giovani e meno giovani, studenti e non,  alle manifestazioni  conosciute come  “Manif pour tous”. Informiamo  allora  Monsieur Hollande che la “sua” democrazia giacobina non ci piace nemmeno un po'.