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Crimini urbanistici

di Gianluca Donati - 01/07/2013

 


 

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« Le case altissime, dalle facciate tinte di un intonaco biondo, dove il rosa e il verde si confondono, splendono al sole con riflessi d'oro e di verderame, come l'acqua dei canali sparsa di chiazze d'olio. Le persiane hanno il colore delle foglie secche, son pallide e polverose. Un senso di nobiltà un po' stanca, di libertà popolaresca, è nell'architettura aperta e liscia di queste case, le più belle del Mediterraneo. »

Queste splendide parole scriveva Curzio Malaparte in “Maledetti toscani” a proposito de la Venezia Nuova. No, non è una seconda città di Venezia costruita altrove, bensì il quartiere più antico, più caratteristico, più bello di Livorno, la mia città; chiamato così perché attraversato da una rete di canali e ponti, che la fanno un po’ somigliare alla città di Venezia. Chi non è livornese, non può comprendere cosa significhi per noi questo quartiere; è l’unico sopravvissuto, quasi intatto dalla guerra. In questo bellissimo quartiere fu girato nel 1957 il capolavoro cinematografico del Maestro Luchino Visconti, “Le notti bianche”, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij. È qui che vengo a passeggiare in solitudine, per meditare, quando voglio fuggire dalla modernità, perché qui ci si tuffa nella tradizione, dove il traffico è quasi azzerato e in certe aree non è neppure consentito e spesso i vicoli sono deserti; tutto amo di questo quartiere, i colori dei palazzi, il verde bottiglia dei fossi, i quali riflessi si proiettano sotto i ponti, amo i muri e le porte scrostate, e persino il cattivo odore che proviene dall’acqua stagnante dei fossi. Spesso, passeggiando, rammento la stupenda poesia di Pasolini, “Io sono una forza del passato”, e vengo assalito dal terrore che prima o poi la globalizzazione possa arrivare anche qui e distruggere via tutto in nome del dio denaro. Non che i segni, da qualche tempo, già non ci siano; infatti, nel giro di pochi anni il quartiere si è saturato di ricche barche, quasi tutte abusive, parcheggiate lungo i fossi e il problema è aggravato dal fatto che non sono le vecchie, belle barche di legno d’una volta, ma quelle in vetroresina, moderne, brutte, che degradano esteticamente il paesaggio urbano.

La città di Livorno dal dopoguerra ad oggi è sempre stata amministrata dalla “sinistra”, che ha sempre governato male, e col tempo sta peggiorando, per quanto sia tutto da dimostrare che, qualora il comune passasse a “destra”, le cose migliorerebbero. Ad ogni modo, anni fa, è stato deciso di distruggere il Mercatino Americano di Piazza XX Settembre, una piazza che dal dopoguerra era stato luogo di culto per livornesi e non solo. Contro tale sciagurata idea, si sollevarono delle proteste, ma ahimè, troppo tenui, e comunque il comune non ha mai dato segni di voler ascoltare le ragioni dei cittadini, e ha proceduto nella distruzione. In compenso aveva fatto costruire un nuovo Mercatino Americano altrove, ma questo era “orrendo” e collocato in un’area della città priva di “identità” e persino fuorimano  ed è per questa ragione che con grande gioia avevo accolto la notizia che quella sarebbe stata una collocazione temporanea, in attesa di costruirlo altrove, finché non conobbi nei dettagli il nuovo progetto, scoperta che mi gettò in un grande sconforto. Se l’originale Mercatino era assai caratteristico, questo nuovo progetto è mostruoso e concepito secondo estetiche moderne, ma la cosa più terrificante è che avrebbero intenzione di costruirlo “galleggiante”, sui fossi, tra gli Scali del Pontino e la Fortezza Nuova. Per chi non è di Livorno non è facile comprendere, ma è come se a Roma fossero costruite decine di McDonald di fronte al Colosseo. Il Pontino è una delle aree più importanti di Livorno, una delle più belle in assoluto; area urbana che dette i natali al grandissimo cantautore Piero Ciampi, artista il cui valore può essere paragonato a quello di Fabrizio De Andrè. Qui, dentro le cantine situate lungo i fossi, vi sono le palestre nelle quali si allenano i rematori delle Gare Remiere e del Palio Marinaro, che per i livornesi è come il Palio di Siena per i senesi, e proprio qui si svolge la gara.

Vedendo il progetto, non si hanno dubbi sull’impatto nefasto che una simile struttura avrebbe sull’architettura della zona. Se proprio si voleva costruire un simile obbrobrio, sarebbe stato opportuno farlo altrove, oppure, se si doveva costruirlo qui, che almeno si fosse studiato un design idoneo, che imitasse l’antichità, che si sposasse con lo stile del quartiere antico, sebbene la cosa migliore sarebbe stata non distruggere il vecchio Mercatino Americano, altrimenti sarebbe stato preferibile non profanare due volte la tradizione. Già troppi crimini sono stati perpetrati a danno della città, perciò bisogna tentare di fermare l’ennesimo delitto, prima che sia troppo tardi. Io lancio quest’appello a tutti coloro che vorranno coglierlo, perché questa è arte, cultura, tradizione, e tutti abbiamo il dovere di difenderla..