Vecchi trucchi: USA, Arabia Saudita e Qatar riprovano la “primavera araba” in Sudan
di Tony Cartalucci - 04/10/2013
Le proteste sono una cortina fumogena per dispiegare un violento cambio di regime in Sudan per conto di USA-Arabia Saudita-Qatar
The Associated Press rivela che i recenti disordini tipo “Primavera araba” nella capitale sudanese Khartum, sono guidati dall’opposizione filo-occidentale del Partito Nazionale dell’Umma, e da vari pseudo-ONG e media “indipendenti” creati dall’occidente per supportarla. Ciò rivela l’ennesima rivolta attrezzata e progettata dall’occidente per il cambio di regime a favore di un nuovo cliente. L’articolo di AP, “I manifestanti sudanesi chiedono la cacciata del regime“, afferma: “Gli attivisti riconoscono di non avere una leadership unificata o il sostegno di partiti politici, ma esprimono la speranza che il spontaneo ciclo di proteste possa acquistare slancio”. Tuttavia, AP ammette: “Uno dei leader più in vista dell’opposizione nel Sudan, Sadiq al-Mahdi del Partito Nazionale dell’Umma, ha detto ai fedeli di una moschea, nel quartiere di Omdurman, che al-Bashir spende il bilancio pubblico per “consolidare il potere” e non “per alleviare il peso sulle spalle dei cittadini.” Dopo il sermone, i manifestanti hanno marciato attraverso il quartiere, una roccaforte dell’opposizione, gridando “il popolo vuole la caduta del regime“, lo slogan sentito nelle rivolte della primavera araba che ha avuto inizio alla fine del 2010, ed ha portato alla cacciata dei leader in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen.
Chiaramente, gli “attivisti” difatti hanno un leader, Sadiq al-Mahdi, del Partito Nazionale dell’Umma che ha letteralmente trascinato i manifestanti nelle strade. E mentre confronta la “primavera araba” richiamando le immagini di pacifiche proteste “pro-democrazia”, AP ammette che i manifestanti già passano alle violenze: “Manifestanti arrabbiati hanno incendiato decine di stazioni della polizia e di edifici governativi, e studenti hanno marciato invocando la cacciata di al-Bashir”. AP, sperando forse che i lettori non facciano ulteriori ricerche al riguardo, cita anche il “blogger e giornalista locale Reem Shawqa” per sostenere la sua storia. Shawqa è un giornalista della rivista 500 Word del Sudan. Mentre 500 Words sostiene di essere “una rivista online sudanese indipendente“, pubblicizza con orgoglio nella colonna di destra del suo sito web l’imminente “Sudan and South Sudan Youth Leaders Program” dell’US Institute of Peace. Come l’ingannevole facciata propagandistica finanziata dagli USA Prachatai, in Thailandia, 500 Words è probabilmente finanziato dal governo degli Stati Uniti, certamente in sintonia con il programma del dipartimento di Stato degli Stati Uniti sui punti riguardanti il Sudan.
La “rivista online indipendente” del Sudan 500 Words pubblicizza con orgoglio l’US Institute of Peace sul proprio sito internet, mostrando i prevedibili legami tra il suo sostegno all’opposizione filo-occidentale in Sudan e il dipartimento di Stato degli Stati Uniti, attraverso il National Endowment for Democracy e altri, che molto probabilmente finanziano la facciata propagandistica online.
Infatti, il caporedattore di 500 Words, Moez Ali, ha una sua pagina su “Open Democracy“, finanziata dall’Open Society Institute del criminale George Soros, dall’Oak Foundation, dal Sigrid Rausing Trust, TIDES, e molti altri. Va ricordato che l’US Institute of Peace, pubblicizzato da 500 Word, ha svolto un ruolo determinante nella “primavera araba” ideata dall’occidente, dove ha letteralmente fabbricato la costituzione e la struttura dei regimi fantoccio pianificati dall’occidente nelle nazioni prese di mira dalla sovversione.
Chi è il leader dell’opposizione Sadiq al-Mahdi?
Sadiq al-Mahdi, leader del Partito Nazionale Umma del Sudan, è un membro della Fondazione per la democrazia araba di UE-USA-Arabia Saudita-Qatar e del Club di Madrid che ha l’ex presidente statunitense Bill Clinton come “membro a pieno titolo” trai tanti altri, ed è sostenuto dalla miriade di “istituzioni internazionali” e fondazioni di Wall Street e di Londra, tra cui la Banca mondiale, la Rockefeller Brothers Fund, la Fondazione Ford, Walmart, North Atlantic Treaty Organization (NATO), Microsoft, e molti altri. Al-Mahdi stesso s’è laureato ad Oxford, secondo la sua biografia ufficiale del Club di Madrid, che afferma anche: “Al-Mahdi è stato eletto presidente del partito Umma nel novembre 1964, ha condotto la campagna per promuovere l’attività politica, sviluppare e riformare l’Islam politico, per espandere la base del partito e la promozione dei comportamenti democratici. Nonostante i suoi sforzi verso un governo democratico, ci fu un altro colpo di Stato nel 1969, che portò alla dittatura denominata Regime di Maggio. Fu subito arrestato dal governo militare, esiliato in Egitto e detenuto nelle prigioni sudanesi più volte fino al 1974. Nello stesso anno andò all’estero e nelle capitali arabe e africane dove tenne una serie di conferenze. Mentre era in esilio, ha formato il Fronte Nazionale Democratico (NDF), composto da Umma, Partito Democratico Unionista e Fratellanza musulmana. Grazie ai suoi sforzi, l’NDF è stato in grado di fare un accordo di riconciliazione nazionale nel 1977 con il Regime di Maggio che l’ha incaricato della riforma democratica”. La sua associazione diretta con i Fratelli musulmani è importante, in quanto questa organizzazione nel lontano 2007, sotto l’allora presidente degli Stati Uniti George Bush, iniziò a ricevere il sostegno statunitense-saudita-israeliano nel preparare il rovesciamento violento di diverse nazioni, tra cui in particolare la Siria.
Il vincitore del premio Pulitzer, il giornalista Seymour Hersh, nel suo articolo del New Yorker 2007, “The Redireciton: la nuova politica dell’amministrazione avvantaggia i nostri nemici nella guerra al terrorismo?” avrebbe rivelato il supporto USA-saudita-israeliano nel finanziare ed armare i Fratelli musulmani in Siria: “Il governo saudita, con l’approvazione di Washington, avrebbe fornito fondi e aiuti logistici per indebolire il governo del Presidente Bashar Assad in Siria. Gli israeliani credono che facendo una tale pressione sul governo di Assad, lo renderebbero più conciliante e aperto ai negoziati“. Hersh aveva anche riferito che un sostenitore della fazione libanese filo-statunitense-saudita di Hariri aveva incontrato Dick Cheney a Washington e indicato personalmente l’importanza nell’utilizzare i Fratelli musulmani in Siria, in qualsiasi mossa contro il governo al potere: “[Walid] Jumblatt poi mi disse che si era incontrato con il vicepresidente Cheney a Washington lo scorso autunno per discutere, tra l’altro, la possibilità di minare Assad. Lui e i suoi colleghi consigliarono Cheney che, se gli Stati Uniti agissero contro la Siria, i Fratelli musulmani siriani sarebbero “quelli con cui parlare”, aveva detto Jumblatt“. L’articolo continuava spiegando come già nel 2007, USA e Arabia Saudita avessero cominciato ad appoggiare la Fratellanza: “Ci sono prove che la strategia del reindirizzamento dell’amministrazione abbia già beneficiato la Fratellanza. Il Fronte di salvezza nazionale siriano è una coalizione di gruppi di opposizione, i cui membri principali sono la fazione guidata da Abdul Halim Qaddam, ex vicepresidente siriano che disertò nel 2005, e la Fratellanza. Un ex alto ufficiale della CIA mi ha detto: “Gli statunitensi hanno fornito sostegno politico e finanziario. I sauditi prendono l’iniziativa del supporto finanziario, ma non vi è un coinvolgimento statunitense.” Ha detto che Qaddam, che ora vive in Parigi, riceveva soldi dall’Arabia Saudita, con l’approvazione della Casa Bianca. (Nel 2005, una delegazione del Fronte incontrò i funzionari del Consiglio di sicurezza nazionale, secondo la stampa). Un ex funzionario della Casa Bianca mi ha detto che i sauditi avevano fornito ai membri del Fronte i documenti di viaggio.”
Al-Mahdi, la cui coalizione comprende i Fratelli musulmani, ha svolto un ruolo determinante nell’esecuzione dei recenti piani occidentali in Siria e in Egitto, e la cui rivolta e finta richiesta di riforme riecheggia il leader estremista sudanese Hassan al-Turabi (che aveva infatti invitato Usama bin Ladin in Sudan), e che ora guida i manifestanti nelle piazze della capitale del Sudan che incendiano infrastrutture, edifici governativi e le stazioni di polizia (proprio come in Egitto e Siria), indicando un altro tentativo dell’occidente di rovesciare il governo sudanese tramite i fantocci islamisti. L’occidente ha ancora una volta “casualmente” schierato le sue vaste risorse in appoggio alla “rivoluzione” di al-Mahdi, compreso il leader filo-al-Qaida al-Turabi, ancora una volta dimostrando che il cosiddetto estremismo “islamico” è uno strumento geopolitico intenzionalmente creato e perpetuato dall’occidente, come pretesto per l’invasione militare diretta (Mali, Afghanistan) e come inesauribile forza mercenaria per rovesciare le nazioni prese di mira (Libia, Egitto, Siria).
Cosa aspettarsi
Il Sudan confina con la Libia rovesciata dalla NATO, l’Egitto destabilizzato e l’ascaro militare degli Stati Uniti, l’Etiopia. E attraverso il Mar Rosso con la stessa Arabia Saudita. Sia Libia che Egitto hanno consistenti organizzazioni terroristiche filo-USA-Arabia Saudita-Israele-Qatar e il loro rami politici, di cui i Fratelli musulmani sono i più importanti. Il Sudan è una potenziale polveriera resa instabile in questi ultimi anni dall’avanzata dei Fratelli musulmani supportati da USA-Arabia Saudita-Qatar-Israele, insieme alle organizzazioni terroristiche filo-occidentali, tra cui al-Qaida, che ne formano le fazioni armate. L’interesse occidentale per il Sudan non è causale o spontaneo. E’ stato indicato come una delle varie nazioni che gli Stati Uniti avevano deciso di rovesciare violentemente e sottomettere con un regime cliente, almeno dal 2001, come ha rivelato il generale dell’US Army Wesley Clark, nel 2007.
Con il recente attacco terroristico da parte di al-Qaida, armata e sostenuta degli Stati Uniti, a Nairobi, in Kenya, si giustificano le nuove incursioni congiunte UA – USAFRICOM in Somalia, e le destabilizzazione in Egitto e in misura molto maggiore in Siria. Le parole del generale Wesley Clark sono profetiche ed indicative della vera natura della cosiddetta “primavera araba” e dei tentativi dei violenti cambiamenti di regime organizzati dietro la cortina fumogena delle “manifestazioni pro-democrazia”. Anche se il Sudan non sembra avere rilevanza per la maggior parte dell’occidente, le implicazioni geopolitiche dell’intera regione tra il Mali e il Pakistan destabilizzata dall’occidente, influenza direttamente il petrolio e la sua logistica, e anche la stabilità di tutto il mondo. Nazioni come la Cina, che si affidano al commercio con Africa e Medio Oriente, sono direttamente influenzate dai tentativi degli Stati Uniti di destabilizzare e rovesciare il Sudan, difatti una delle motivazioni che guidano la cosiddetta “primavera araba” dell’occidente. Seguendo la partitura della “primavera araba”, dovremmo aspettarci tentativi per giustificare la militarizzazione della cosiddetta “opposizione”, che in un primo momento sarà ritratta come dei moderati “pro-democrazia” costretti a “difendersi”, ma si rivelerà essere pienamente al-Qaida con l’avviarsi delle operazioni militari su vasta scala dei fantocci. L’unico modo per evitare un conflitto militare distruttivo, è che il governo sudanese deve rapidamente e decisamente schiacciare l’opposizione e controllare i confini laddove i militanti filo-NATO e le loro armi hanno maggiori probabilità di fluire. Il governo del Sudan deve anche avviare reali tentativi di riforma, pur svelando la vera natura dei leader dell’opposizione che cercano di dividere e distruggere la nazione. Rompendo il prevedibile stereotipo del “dittatore malvagio” applicato alla leadership del Sudan dai media occidentali, come le altre nazioni colpite dal cambio di regime occidentale, può persino sventare le mosse ostili da parte della formidabile stampa occidentale e della propaganda dei suoi partner Arabia Saudita, Qatar e Israele.
Immense risorse sono state impegnate per il riordino geopolitico di Nord Africa, Medio Oriente e Asia centrale. Sarebbe un grande errore per qualsiasi nazione apertamente indicata dagli Stati Uniti per un “cambio di regime in sospeso”, sottovalutare l’eventuale avvio di agitazioni chiaramente sostenute da interessi stranieri. Mentre alcune operazioni possono “testare le acque”, la spinta finale può avvenire in qualsiasi momento con degli ascari completamente militarizzati, pre-posizionati e pronti a seminare quel genocidio e quella distruzione che i terroristi appoggiati dagli USA commettono in Siria.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora