Vederci chiaro
di Nicolai Lilin - 12/01/2014
Fonte: Nicolai Lilin
I due vili attentati terroristici che qualche giorno fa strapparono le vite di trentaquattro innocenti, tra cui un bambino di otto mesi, e ne ferirono altri cento, hanno messo in ginocchio la città di Volgograd. La stessa città per la quale ai tempi della seconda guerra mondiale l’intero popolo sovietico aveva combattuto con tanta tenacia, con tanto sacrificio, ora è di nuovo nell’ombra del terrore. La gente è spaventata, le strade sono vuote, si esce di casa solo per necessità, passando per le strade secondarie, evitando i luoghi pubblici. Di prendere i mezzi non se ne parla. La gente non si fida più dei tram, degli autobus e dei treni. Possono saltare in aria. Dentro gli abitacoli l’effetto dell’esplosione aumenta e in questi giorni la gente non fa altro che parlare di tritolo, di che danni questo esplosivo può provocare e di come funzionano le bombe dei terroristi. La polizia e i servizi di sicurezza hanno invaso la città: è scattato il piano dei blocchi stradali, vengono controllati tutti i mezzi di trasporto, persino le ambulanze. Alle persone abituate alla vita tranquilla sembra di essere state trasportate in uno scenario di guerra. Qualcuno dell’amministrazione ha proposto di instaurare il coprifuoco, ma per ora è solo un’ipotesi estrema. Chi non ha mai assistito a una guerra civile, chi non ha mai vissuto quel senso di impotenza di fronte ad un disastro, chi non è mai stato consapevole dell’incapacità di proteggere la vita dei propri figli, della propria moglie, della propria madre mentre il proprio paese, la propria città, la propria casa si trasformano in un campo di battaglia, non riuscirà a capire quello che succede nelle anime degli abitanti di Volgograd. La gente vive nel caos. Ogni attimo della loro vita, ogni momento in cui guardano i propri figli pensano a quel bambino di otto mesi che dopo l’esplosione nel tram era rimasto attaccato al corpo della madre, tutti e due uccisi all’istante, fusi dall’alta temperatura in un unico cadavere.
Ma chi il terrorismo lo conosce, chi lo combatte ogni giorno, sa per certo che non si tratta di casi isolati, che tutto quello che accade fa parte di uno scenario di guerra. Guerra organizzata e studiata, preparata con estrema cura e sponsorizzata economicamente con tanta generosità. Una guerra che va avanti da molti anni. Da quando l’URSS crollò, corrotto dall’interno da una classe dirigente totalmente disinteressata alle masse e concentrata soltanto sul proprio benessere. Da quando la “nuova” classe politica che promuoveva la “democrazia” ha svenduto il paese agli squali della finanza occidentale. A quei potenti che con le mani degli oligarchi locali hanno smantellato l’industria sovietica. Hanno svenduto al miglior offerente la sua macchina militare, armando il terrorismo e la criminalità internazionali. Hanno distrutto le sue infrastrutture, la sua società, trasformando il paese una volta sovrano in una colonia dell’Occidente destinata all’obbediente produzione di risorse naturali. Produzione di quel petrolio, gas, metalli e altri elementi necessari per la corsa alla civilizzazione con cui i privati tengono sotto scacco tutto il mondo moderno. Il nostro mondo illuso da un’inesistente democrazia e un’apparente libertà.
Chi sponsorizza il terrorismo wahhabita in Caucaso vuole provocare un intervento militare della Russia in Daghestan. Così la NATO avrà un serio pretesto per mandare il proprio contingente in Azerbaijan, giustificandosi agli occhi del mondo che è necessario per proteggere gli alleati azeri dalla guerra in Caucaso. Ma in realtà sfrutta la propria presenza per accedere alle risorse del Mar Caspio.
Come purtroppo ci insegna la storia e vuole la stupida e codarda natura dell’uomo, tutti questi interessi si fanno sulla pelle delle persone povere, innocenti ma soprattutto ignoranti, male informate, inerti, lobotomizzate che compongono le masse che popolano il pianeta. Ma quando si parla di ignoranza non bisogna pensare ai paesi del terzo mondo, ai bambini che muoiono di fame in Africa, ai talebani che seminano il terrore o ai cinesi costretti a farsi a pezzi nelle fabbriche e nelle miniere. Le masse che hanno subìto il più violento impatto con la politica del potere finanziario si trovano in Occidente, principalmente qui in Europa. Forse a molti sfugge il fatto che gli stessi poteri che armano i terroristi wahhabiti e sponsorizzano la loro aggressività militare e ideologica in Medio Oriente, in Caucaso e da una ventina d’anni anche qui in Europa (si veda come si è ridotta oggi la Bosnia), qui in occidente investono nell’educazione pacifista forzata di stampo utopico, nella totale distruzione dei valori umani personali e sociali, nella crescita della classe politica monotona e corrotta sempre più distaccata dalle masse, nell’accettazione del fenomeno speculativo come parte del bagaglio culturale della società. Stanno creando una massa di persone dedite soltanto al consumismo impulsivo, incapaci di difendersi e di reagire. Ai potenti servono schiavi invertebrati privi delle capacità di analisi e di coscienza sociale basata sui veri valori umani. I potenti di questo mondo vogliono comandare i sudditi intrappolati nei numerosi tabù suggeriti dalle ideologie che alimentano la debolezza e incentivano la cultura dell’autodistruzione. Obbedienti elettori egoisti, incapaci di comprendere il senso del sociale, di condividere, che tremano di fronte alla prospettiva di dover usare un’arma per difendersi dal male, ma rimangono insensibili e spesso imbarazzati di fronte alle notizie quotidiane dei massacri e delle ingiustizie che provengono dal mondo, addirittura sviluppando una cultura del divertimento che sfrutta la violenza inaudita e disumana mai vista nemmeno in una guerra reale (film d’azione, video giochi, i libri “war thriller”, programmi televisivi specifici, ecc.). La società occidentale (e quella internazionale in generale) sta attraversando l’ennesima crisi d’identità, un irreversibile mutamento. La società subisce una pericolosa programmazione politico-socio-culturale che annienta la volontà degli individui facendogli accettare qualsiasi decisione del potere finanziario. Il risultato di questo complesso e lungo processo degenerativo consiste nello spostamento dei valori umani su un piano totalmente materiale. In questo modo i valori da sempre decisivi nella storia degli uomini, come le idee, le volontà, la forza d’animo, il coraggio, la trasparenza, la carità, che da sempre rappresentavano un contrappeso naturale all’arrogante potere del possesso, saranno sostituiti con un unico elemento: il denaro. Questo è il male di gran lunga più nocivo del terrorismo diretto, delle bombe che uccidono all’istante. Per questo, oggi, guardando in che direzione sta andando la nostra vita io penso che gli abitanti di Volgograd, nel loro immenso dolore, abbiano una fortuna che a noi manca. Nonostante il terrore al quale queste persone sono costrette ogni giorno, il pericolo di morte che accompagna ognuno di loro durante la vita quotidiana, a differenza di noi, loro non hanno più dubbi sul fatto che la guerra sia ormai una realtà che tutto il pianeta sta vivendo. Noi non l’abbiamo ancora capito, e viste le circostanze e le attualità politico-sociali del nostro paese e dell’Europa in generale, dubito che lo comprenderemo mai. E lasciatevi dire da uno che ha partecipato a cinque conflitti armati: la cosa più pericolosa in guerra è quella di non avere la possibilità di vederci chiaro.