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L’Europa nel mondo multipolare

di Orazio Maria Gnerre - 29/01/2014

Fonte: millennivm


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Riportiamo la traduzione dell’intervista sottoposta a Orazio Maria Gnerre, Presidente di Millennium, da Filip Cieślak per la rivista polacca Pro Fide Rege et Lege.

Filip Cieślak Quale rappresentante di Millennium, ci può dire da quanto proponete le vostre attività, quali sono i vostri scopi e che tipo di persone entrano nella vostra organizzazione?

Orazio Maria Gnerre Millennium nasce come progetto politico nel 2011. I suoi presupposti teorici sono l’evidente insufficienza del paradigma politico liberale e della conseguente dialettica fittizia tra destra e sinistra, e la necessità della transizione del grande spazio europeo (nella sua natura continentale e mediterranea) al multipolarismo geopolitico. La grande contrapposizione politica che si mostra ancora più evidentemente alle soglie del terzo millennio è quindi quella tra comunitarismo e liberalismo. Da un lato, i difensori di identità etniche, storiche e religiose e della giustizia sociale, dall’altro i promotori dell’avvento realizzato del mercato globale, della fine delle ideologie e, soprattutto, dell’edonismo individualista.Millennium in tal senso si propone come Partito Comunitarista Europeo. Preso atto della transizione geopolitica dal sistema unipolare a guida occidentale-nordatlantica al mondo multipolare, intravediamo nella stessa la più grande opportunità per i Popoli di difendere il proprio diritto ad un percorso di sviluppo storico autonomo nei confronti dell’egemonia unipolare. L’Europa, dopo più di sessant’anni di asservimento strategico alla NATO ed altrettanti di smobilitazione controllata della propria identità culturale, ha nella transizione al multipolarismo l’opportunità storica di guadagnare indipendenza, sovranità geopolitica e dignità. Affermarsi come attori indipendenti sulla scena del nuovo mondo significa innanzitutto ritrovare la possibilità di adempiere al proprio Destino, realizzarsi storicamente e riscoprirsi quale modello di Civiltà. è per questo motivo che le adesioni a Millennium provengono dai più disparati vecchi settori della vecchia politica: la difesa delle identità è più vicina alla sensibilità conservatrice, l’elemento geopolitico interessa i sostenitori dell’interesse nazionale, giustizia sociale e lotta all’egemonia culturale borghese appartengono storicamente all’ambito della sinistra radicale e la necessità della realizzazione dell’integrazione europea su basi politiche è cara a determinati ambienti socialisti. Per quanto le nostre tesi affascinino più di un ambiente politico, esse costituiscono una concettualizzazione unitaria necessaria al superamento delle categorie politiche contemporanee, che non dispongono della forza necessaria per garantire la sopravvivenza delle civiltà, quando addirittura non le insidiano per farle cadere nelle braccia del liberalismo globalista, che le strangola e le annienta.

 

FC Quali sono i più recenti risultati di Millennium?

OG Sotto il profilo nazionale, sicuramente la promozione della ridefinizione della dialettica politica e della costituzione di un “partito comunitarista”. Sotto il profilo internazionale, la stipulazione di alleanze strategiche con movimenti europei, interessati alla nascita di un Partito Comunitarista Europeo, ed internazionali, legati alla svolta multipolare (Movimento Eurasiatista, Movimento Anti-Globalista Russo, Partito Comunista di Serbia…).

 

FC Pubblicate anche una rivista chiamata Nomos. Può descriverla più dettagliatamente per i nostri lettori?

OG Nomos rappresenta il nostro organo d’analisi. Fino ad ora è stato un bollettino non periodico incentrato di volta in volta su determinati argomenti, trattati sotto diversi profili, tra i quali quello geopolitico, etno-antropologico, di storia delle Civiltà, filosofico, teologico ed artistico. Potremmo definire questa come un’impostazione geofilosofica. Attualmente stiamo procedendo alla riorganizzazione del comitato scientifico della rivista, per proporla quale periodico bimestrale.

Nomos prende evidentemente il nome dal Nomos der erde di Carl Schmitt, e ne descrive la prospettiva: i suoi studi sono volti alla riproposizione delle categorie nomiche contro l’anomia della modernità liquida.

 

FC Può descriverci i campi principali della vostra ricerca? Su che tipo di problematiche vi focalizzate? Anche sul Mediterraneo e i Balcani?

OG Millennium svolge la sua ricerca specialmente verso i due ambiti di influenza primaria per il continente europeo: quello continentale e quello mediterraneo. In tal senso studiamo le prospettive di integrazione macrospaziale attraverso la possibile proiezione strategica che l’Europa potrebbe guadagnarsi in queste due direzioni. Da un lato, in senso orizzontale, l’indipendenza europea andrebbe incontro ad una definizione più autentica e conveniente dei rapporti con l’Asia Centrale (lo spazio eurasiatico), fino ad un’eventuale inserimento nell’Organizzazione di Shangai per la cooperazione: questo significherebbe innanzitutto unità strategica per la World Island contro la talassocrazia ed i suoi tentativi di accerchiamento e stritolamento dell’Heartland; dall’altro, in senso verticale, la definizione del settore di scambio economico eurafricano, di cui il Mediterraneo sarebbe il perno centrale. Quest’ultimo rappresenterebbe una vera e propria riproposizione in senso allargato della natura imperiale di Roma sul Mediterraneo.

 

FC Parlando del Mediterraneo, direbbe che l’Italia è un Paese diviso in regioni con diversi scopi ed interessi?

OG Non si può non riconoscere la pluralità di realtà che costituiscono l’Italia, da un punto di vista culturale, geografico ed anche economico. La definizione del grande spazio europeo e l’affermazione di un ordine globale multipolare rappresentano anche la soluzione a questo problema. Multipolarismo e teoria dei grandi spazi vuol dire innanzitutto federalismo, istituzione di un’autorità politica regionale e smobilitazione progressiva della struttura vetusta dello Stato nazionale. La nostra teoria del mondo multipolare ha a che fare con i Popoli ed i loro diritti, all’esistenza innanzitutto, all’autodeterminazione, alla creazione di un proprio percorso autonomo di sviluppo storico. Il modo migliore per garantire i diritti dei Popoli è proprio attraverso la definizione di integrazioni regionali e Stati sovrannazionali. Sostanzialmente è una riproposizione contestuale del profilo politico imperiale del mondo premoderno, di per sé stesso contrapposto alla sua parodia archetipica, l’imperialismo già definito da Lenin fase suprema del capitalismo. In questa prospettiva, la difesa degli Stati nazionali contro la deprivazione di sovranità alla quale vengono sottoposti dal sistema unipolare rappresenta una battaglia strategica, ma pur sempre una tappa del processo di creazione dell’Europa. Noi non vogliamo l’Europa delle banche, l’Europa che privi gli Stati della propria sovranità in nome della finanza: noi vogliamo l’Europa dei Popoli. Vogliamo, e l’avremo! Solo a fronte di questa grande creazione storica, saremo pronti a smobilitare le vecchie strutture politiche e, finalmente, a costruire.

 

FC Quali politici crede che abbiano meglio rappresentato gli interessi italiani negli ultimi anni?

OG La classe politica italiana vive ormai da quasi settant’anni in uno stato di subordinazione assoluta nei confronti dell’occupante atlantico, fatte poche eccezioni, come quella di Enrico Mattei. Potremmo asserire in effetti la necessità della costituzione di una vera classe politica italiana, partendo dal presupposto di una sua effettiva assenza. I cosiddetti politici italiani dimostrano sudditanza unicamente alla finanza ed ai diktat americani e dell’UE, né a Dio né al Popolo. L’unico esempio di maggiore smarcamento nei confronti della linea atlantista è stata la politica internazionale condotta per diverso tempo da Berlusconi, e mi riferisco in particolar modo ai trattati con la Russia, allo sviluppo dell’oleodotto South Stream, al partenariato col Nord Africa. Il declino della figura politica di Berlusconi comunque dimostra la totale mancanza di spazio di manovra all’interno dei limiti di questo sistema politico e che la codardia non paga.

 

FC Lei e altri analisti italiani siete interessati a quello che sta succedendo nell’Europa centrale e orientale? Qual è la sua posizione su quel che sta accadendo ultimamente in Ucraina?

OG Millennium guarda con molto interesse alle meccaniche politiche e sociali dell’Europa centrale e orientale. Parlando del caso ucraino, vediamo chiaramente un esempio di tentata destabilizzazione da parte di agenti provocatori esterni. Il funzionamento è sempre lo stesso, e procede attraverso il finanziamento dei gruppi di dissenso, per indirizzare l’opinione pubblica internazionale. In questo caso, è l’ennesimo tentativo atlantico di ostacolare la grande marcia dell’integrazione eurasiatica portata avanti dalla Russia contemporanea. L’Ucraina è storicamente parte del settore centro-asiatico. La storia la vuole nuovamente al fianco dei suoi fratelli russi. La nascita degli imperi regionali è alle porte, ed è annunciata dalle integrazioni economiche. Portare l’Ucraina nell’Unione Europea potrebbe significare certamente inserirla nel vortice discendente dei diritti delle minoranze, ma rappresenterebbe né più né meno una castrazione insensata. In fondo nella piazza di Kiev stiamo assistendo a questo: migliaia di persone che protestano contro il nuovo mondo e le economie emergenti per gettarsi tra le braccia della crisi economica e sistemica dell’Occidente.

 

FC Come valuta la guerra in Libia?

OG La guerra in Libia è un’altra evidente dimostrazione di come funziona il meccanismo ormai rodato delle destabilizzazioni controllate. Con la differenza che lì si è passato dal finanziare i gruppi di dissenso all’importare la rivoluzione attraverso le bande armate jihadiste ed i servizi segreti occidentali. La Libia è stata la cartina al tornasole di ogni interesse subimperialista europeo (pensiamo in particolar modo alla Francia, interessata a difendere il suo modello neocoloniale minacciato dall’integrazione regionale portata avanti da Gheddafi ed ad appropriarsi dei pozzi petroliferi) e della volontà del sistema unipolare di contrastare l’influenza del partenariato sino-africano nell’edificazione del mondo multipolare. Un’ultima lezione che apprendiamo dalla Libia è l’importanza dello sviluppo del proprio armamentario nucleare: non vi è alcuna sovranità difendibile senza la potenza atomica, che a suo tempo era stata smobilitata dalla Libia. La crisi militare coreana di quest’anno ce l’ha dimostrato. La Corea del Nord non sarà mai un’altra Libia, come non lo è stata la Siria grazie alla protezione di Russia e Cina.

 

FC Siergiej Kaganov disse nel 2010 che gli sarebbe piaciuto vedere un’integrazione europea portata avanti da una nuova entità politica, guidata dalla Russia in competizione con l’Unione Europea. Qual è la sua opinione a riguardo?

OG È evidente che la Russia ormai risulta essere un polo maggiormente attrattivo rispetto all’Unione Europea. Il primo riscontro è nell’adesione dell’Ucraina ai trattati commerciali con la Russia e l’abbandono delle prospettive europeo-occidentali. La Russia oggi rappresenta un esempio ancor più per i Popoli europei che vedono in essa un vero modello democratico, dove l’interesse comunitario non è subordinato ai diritti delle minoranze, come nella post-democrazia occidentale. Ma un esempio rimane un esempio, così come l’Europa rimane l’Europa e la Russia rimane la Russia. Russia ed Europa rappresentano due spazi di integrazione politica differenti, senza contare la diversa natura della loro civilizzazione. L’Europa deve portare avanti nella maniera più assoluta il proprio percorso di autoaffermazione all’interno di un ordine multipolare. È indubbio però che può farlo unicamente grazie all’influenza Russa-Eurasiatica. La Russia ci tende la mano per introdurci nei nuovi assetti globali, incentrati su modelli di maggiore equità internazionale. L’unico interesse russo sull’Europa è quello di un’Europa libera. Che, in realtà, dovrebbe rappresentare anche l’unico vero interesse europeo.

 

FC Pensa che il cosiddetto fattore religioso ostacoli o benefici l’integrazione europea?

OG Novalis scriveva che l’Europa è la Cristianità. L’Europa, come unità politica e soggetto storico, nasce con il Sacro Impero cristiano. Come ogni impero essa mutua l’idea trascendente di Roma, al pari dell’impero bizantino e di quello ottomano. Ma la sua specificità, come scriveva Spengler, era nella coesione della natura latina e di quella germanica sotto le insegne dell’ordinamento sociale cristiano. Il cattolicesimo è stato indubbiamente la matrice della formazione di un’identità europea condivisa, venuta meno con il luteranesimo e le guerre di religione. Carl Schmitt inizia la sua speculazione proprio a partire da questo, in effetti. Per questo possiamo definirlo il filosofo dell’Europa e del suo Destino storico. Questo chiaramente non nega la molteplicità delle identità, culture e religioni che devono coesistere all’interno del grande spazio europeo. La natura dell’Impero, nella sua accezione trascendente e non profana, è di per sé ecumenica. Non ci è possibile, ad esempio, dimenticarci delle radici culturali islamiche saldamente impiantate nell’Europa mediterranea. Parimenti, questo non pregiudica assolutamente la natura essenzialmente cattolica e romana dell’Europa stessa.

 

FC  Molti tradizionalisti e conservatori in Polonia apprezzano i lavori del filosofo italiano Julius Evola. La sua opera ispira anche alcuni membri di Millennium?

OG Julius Evola ha esercitato una forte influenza su determinate sfere dell’ambiente politico post-bellico italiano. La persistenza di questa influenza e la sua capacità di ispirare generazioni politiche differenti ne fanno probabilmente uno degli intellettuali italiani di maggior rilievo del secolo precedente. Nondimeno, la sua opera influenza certamente diversi membri della nostra organizzazione, specialmente quelli che hanno avuto trascorsi politici orientati a destra. Questo d’altronde non pregiudica una certa possibile trasversalità del pensiero di Evola, che può prestarsi a diversi “punti di osservazione”, ed essere prolifico anche in nuovi contesti politici.