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Ideali alle masse, interessi alle élite: il caso ucraino

di Lorenzo Vitelli - 03/03/2014

Fonte: L'intellettuale dissidente


Mentre la massa è l'ultimo contenitore spontaneo di ideali, le élite sono pura manifestazione di interessi. Con quale utilità, dunque, si guarda alle proteste di piazza Maidan, se il nostro filtro rimane un conflitto ideologico tra le forze del bene e quelle del male, sia da una parte che dall'altra? Con quale onestà e pretesa di veridicità possiamo legittimare la rivolta ucraina se pensiamo – per quanto possa essere vero – che i manifestanti sognano l'Europa?

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Sulla bilancia degli interessi difesi dalle grandi potenze in gioco la volontà del popolo non è che un fattore positivo o negativo secondo la versatilità che può attestare nell’essere strumentalizzato. La rivolta Ucraina perde da subito tutta la sua legittimità se la paragoniamo alle proteste in Grecia. Perché non hanno avuto un seguito? Perché nessuno è intervenuto per creare un governo di transizione? Lo stato di allerta? La spinta realmente sovversiva e rivoluzionaria? Purtroppo sono componenti offerte unicamente dagli interessi che queste rivolte riescono a garantire, cosicché possano intervenire ad orologeria – come è il caso in Ucraina – le milizie tedesche o della Nato, i foraggiamenti da parte delle ong (come la Freedom House di Soros) o ancora le infiltrazioni dei servizi segreti.

D’altro canto mitizzare Putin risulterebbe fuori luogo, ed anch’egli ha interesse a mantenere il suo raggio d’influenza sulle ex province dell’Urss, sopratutto quando dall’Ucraina si prolungano 33 chilometri di gasdotti che approvvigionano gli appetiti europei. 
Tuttavia a patrocinare la destabilizzazione in Ucraina non è certo la Russia, e gli oltre 100 morti dovuti alla violenza delle proteste gravano sulla coscienza del blocco euro-atlantico. Credere che la Timoschenko – stimata da Forbes tra le donne d’affari più ricche d’Ucraina nonché terza donna più influente del mondo – voglia rispondere agli interessi di buona parte degli ucraini è un’illusione avanzata unicamente dai giornalisti di Repubblica. Sopratutto quando in piazza Maidan di popolo ce n’è sempre meno, e a questo si sono sostituite delle milizie armate. Prima si paragonava Yanukovitch ad Hitler, ora in piazza si muovono movimenti radicali neonazisti, più che pro-europa, anti-russi.

Quali sono dunque gli interessi che muovono le vicende? Di certo all’Ucraina converrebbe rimanere sotto il raggio di influenza dell’ex Unione Sovietica, visti i debiti che ha contratto con il colosso dell’energia russo e la garanzia di stanziamento da parte del governo di Mosca di 15 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni. Per quel che riguarda il commercio attualmente più del 30% delle esportazioni e più del 22% delle importazioni totali riguardano direttamente i vicini sovietici. All’Unione Europea invece vengono richiesti 30 miliardi che non potranno essere stanziati causa il collasso dell’intero sistema. L’entrata dell’Ucraina nell’Ue converrebbe unicamente alla Romania, alla Polonia e alla Repubblica Ceca che potrebbero esportare maggiormente nell’entroterra ucraino ma di certo il tentativo di rovesciare il governo di Yanukovych non proviene da queste istanze. E’ piuttosto il blocco euro-atlantico retto dagli Stati Uniti a voler mettere i bastoni tra le ruote ai progetti eurasiatici di Putin, e l’intercettazione tra Victoria Nuland, assistente del segretario di Stato per gli Affari europei e Geoffrey Pyatta, ambasciatore americano a Kiev sembra confermare questa tesi, anche a costo di bypassare gli interessi dell’Ue – “fuck the Eu” – a cui verrebbe annessa una parte dell’Ucraina – in caso di successione – demograficamente debole, nonché politicamente ed economicamente instabile.

In ogni caso sembra chiaro il desiderio da parte degli Stati Uniti di sgambettare Putin per ristabilire quel predominio geopolitico fallito parallelamente alla mancata destabilizzazione del governo siriano. Gli Stati Uniti si sono accorti di non essere intoccabili ed è necessario evitare un ritorno alle logiche della guerra fredda. E’ proprio il mondo multipolare quello che vogliono evitare gli americani ed essi sanno, come ha sottolineato Brezinsky, consigliere della sicurezza nazionale durante l’amministrazione Carter, che “la Russia, se perde il contatto con l’Ucraina, smarrisce il suo profilo di potenza”.