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Al Mundial della Famiglia

di Roberto Santoro - 02/08/2006

 


 

Il pensiero tende a relativizzare il male, a ridurlo a mera apparenza e, ciò fatto, procede tranquillo per la sua strada, credendo di averlo eliminato dal mondo, dal mondo, cioè, del vero essere. La coscienza religiosa invece esige un reale superamento del male; essa parte dal profondo convincimento del reale potere del male, e non può quindi pacificarsi con l’ammissione che il male - riconosciuto come realtà - sia eliminato attraverso artifici dialettici, sia pure assai acuti.
Gershom Scholem

Al V Incontro Internazionale della Famiglia di Valencia non c’è stato il temuto pronunciamento di Benedetto XVI contro Zapatero.
Il Papa non è andato oltre il Catechismo della Chiesa Cattolica, l’abc della famiglia, luogo di “libertà” e “responsabilità”, “scuola di umanesimo”. Vedremo che questa posizione, conservatrice, nel peggiore dei casi retriva e inattuale, in realtà è stata una mossa difensiva, un freno alla dissoluzione dei sentimenti umani che il capitalismo leggero sta riducendo a cianfrusaglia emotiva, semplice indifferenza emozionale.

Un esempio. Roma, luglio 2006. Quartiere Labaro. Mauro Bronchi ammazza la figlia Alice, 5 anni. Conviene ascoltare il racconto che Bronchi ha fatto agli inquirenti:

Siamo tornati dalla Festa dell’Unità perché Alice aveva cominciato a piagnucolare, non so cosa aveva, so soltanto che era stanca e lagnosa. Quando siamo arrivati a casa Alice era davvero insopportabile, piangeva, strillava, si dimenava, come fosse un’indemoniata. La madre l’ha presa in braccio e l’ha stretta forte a sé per cercare di calmarla (i medici della Cattolica hanno riscontrato lividi sulle mani e le braccia della bambina, conseguenza dell’‘abbraccio’ materno, nda). Ho detto alla mia compagna di darmi Alice che avrei pensato io ad addormentarla. Mentre me la stava passando, stava per scivolare, così l’ho afferrata per il collo e l’ho portata di là in camera da letto. Lei continuava ad agitarsi così ha sbattuto la testa (un ‘evidente trauma cranico’ secondo l’esame autoptico). Alice era una bimba vivace e ogni tanto bisognava metterla in riga con le cattive maniere, come fanno tutti i genitori quando educano i figli (‘asfissia meccanica violenta’ secondo l’autopsia. I medici fanno due ipotesi: Bronchi si è seduto sulla figlia, oppure le ha poggiato con forza una gamba sulla cassa toracica per impedirle di muoversi).

“Possano i figli sperimentare più i momenti di armonia e affetto dei genitori che non quelli di discordia e sofferenza”, ha detto Benedetto XVI ai tifosi di Valencia, “perché l’amore tra il padre e la madre offre ai figli una grande sicurezza”.
Alice era una bambina “lagnosa” che aveva costretto il padre a tornare a casa presto, mentre Bronchi voleva soltanto divertirsi alla Festa dell’Unità. Bronchi, 39 anni, esattore per una società di recupero crediti, era divorziato. Si era risposato con V. (la madre di Alice) e aveva un’altra figlia frutto del matrimonio precedente.
Marco Politi, su Repubblica, senza dubbio ha ragione quando scrive che “c’è una presentazione astratta e idilliaca della famiglia, che contrasta con l’esperienza diretta e il giudizio personale di una massa enorme di persone”, ma Bronchi è proprio una di queste persone che, ancora secondo Politi, “stanno qui, intorno a noi”. I mostri della porta accanto. Il nostro male quotidiano.
“La bambina continuava a piangere – confessa Bronchi – era come posseduta dal Demonio”. Da che cosa è generato l’odio che ci portiamo dentro? Si può andare oltre il perfettismo sociologhese del villain-vittima della società, oltre lo psichiatrese dei raptus di follia omicida e il volemose bene parrocchiale? Cosa c’era di pericoloso e violento in quella famiglia di divorziati e sorellastre?
Il guasto è pretendere che ci sia amore dove c’è solo ripetitività dei gesti e della vita affettiva, un sostanziale svuotamento dei sentimenti e della sessualità. La nostra colonizzazione quotidiana. Il mercato che ci rende liberi, anche di uccidere, se non mi lasci divertire come dico io. Un medico di New York si è sacrificato in un martirio che ha dell’incredibile pur di non pagare gli alimenti alla sua ex moglie (10 luglio 2006). Da che cosa è provocata questa stupida atomizzazione civile? Quanto il cattolicesimo vorrebbe, ma non riesce a dire?
Benedetto XVI potrebbe spingere la critica cristiana dell’ordine capitalistico fino alle estreme conseguenze. Ma non lo fa, continua a tergiversare con il “Male”, e finisce per accontentarsi di una battaglia ideale, sui matrimoni omosessuali, sull’aborto, sulla legge 40.
L’impressione è che il delitto di Alice sia un dato così crudo e oggettivo, eppure così scomodo nella sua evidenza irrazionale, da essere relegato nella cronaca nera (ma vera).
In questo modo, la chiesa ‘bonifica’ la carica dirompente dell’attualità, concentrando l’attenzione del pubblico sulla resistenza anti-zapatera. Diamo l’impressione di esserci, almeno con le idee: sembra questo il messaggio cifrato di Papa Ratzinger. Che è sempre meglio di chi fa finta di esserci.

Il laicato presuppone un modello familiare diverso, disordinato affettivamente e regolato economicamente. Una tecnostruttura di figli unici e programmati fino alla maggiore età, un dispositivo di tate e governanti con asili-nido aperti 24 ore su 24.
“2050: la famiglia scompare”, titola un’inchiesta pubblicata da “D”, il magazine di Repubblica, l’8 luglio 2006. Vediamo una bella foto di una madre che solleva in alto la sua bambina: “Francesca C., redattrice alla RCS libri, con la figlia N., 8 mesi, a Milano”.
Francesca si batte per il tempo pieno, i congedi parentali e gli assegni familiari. Sentite cosa dice: “Per quest’anno ci siamo organizzati con la baby-sitter ma, l’anno prossimo, mi piacerebbe che la bambina andasse al nido la mattina e poi stesse con la baby-sitter il pomeriggio anche se, dal punto di vista economico, sarebbe un costo eccessivo” (il corsivo è mio). È come se il laicato considerasse il discorso sulla famiglia da uno stretto punto di vista economicistico. Una specie di piano-marketing degli affetti, con proposte di legge e battaglie sempre in prima linea e sempre ‘decisive’.
“La legge italiana del 2000 – si legge ancora su “D” – ha introdotto il congedo maschile e fissato il periodo di astensione facoltativa a 10 mesi complessivi per la coppia (non più di 6 mesi per ciascuno) retribuiti al 30%”. Un altro passo nella lotta per i diritti dei genitori, illeggibile come un 740.
Nel fatidico 2050, “per ogni bambino italiano di cinque anni ci saranno venti anziani”. Ma vediamo come vengono trattati questi nonni. Per i giornalisti di “D” rappresentano “la soluzione fai da te più economica in assoluto”. Altro che “garanti dell’affetto e della tenerezza”, come dice Ratzinger, che almeno suona più rispettoso,“essi offrono ai piccoli la prospettiva del Tempo, sono Memoria, mai per nessuna ragione siano esclusi dall’ambito familiare”.
Su “D” campeggia una raccapricciante fotografia di nonnine in sedia a rotelle e casa di riposo. Monadi con badante, che resistono, amano e soffrono perché ricordano di essere state vive, una volta.
Dalla vita-sex-&-the-city restano tagliati fuori gli affetti parentali. Chi si ricorda dei vecchi rapporti con i nonni o tra fratelli? Potevano essere odiosi, pieni di rancore, tragicomici, ma avevano una loro pienezza emotiva profonda e non del tutto conscia. La precarietà capitalistica spezza i legami duraturi, rimescola le genealogie nella distanza e nella lontananza, attraverso la separazione, la selezione e il comando.
Le tribù devono essere disperse nel mercato. L’ultimo cinquantennio di emigrazione dal sud al nord ce l’ha insegnato.

Non di sole famiglie è fatto il mondo. Il discorso valenciano del Papa tocca anche gli interessi e i sentimenti delle coppie senza figli che scelgono in modo consapevole di non procreare.
Secondo Eric Cohen, il consigliere sulla Bioetica di George W. Bush, le origini del “movimento dei senza figli” vanno cercate nel libro Barren in the Promised Land di Elaine Tyler May’s (1997).
Cohen cita un passo dell’autrice:

Non c’è niente di più triste di vedere una coppia senza figli. Spezza il cuore vedere queste coppie che si rilassano attorno alla piscina (…) perfettamente abbronzati e totalmente disperati.

La descrizione di Cohen è spietata, razzista, ma vera. Vale la pena rimettere in discussione il “nichilismo” ultraliberale di chi vuole godersela in piscina senza avere mocciosi tra i piedi. Magari senza dimenticare che i grandi autori del novecento letterario italiano, da Pirandello a Svevo a Moravia, avevano già fatto i conti con la “crisi” e “l’indifferenza” borghese, molto prima della rinascita teocon.
Quindi dobbiamo essere acuti, vigili. Ammettere che i “senza figli” sono un tassello dell’attuale sistema desiderante, “l’edonismo che banalizza le relazioni umane e le svuota del suo genuino valore e bellezza”, come dice Benedetto XVI. Ma ci sarà pure un’etica di chi non ha mai cambiato un pannolino in vita sua.

Il cardinale Carlo Caffarra è un altro porporato che sogna la resistenza cattolica. Anche nel suo caso, la ‘rivoluzione interiore’ non coincide con un’analisi materiale della stortura sociale. A prevalere è la tensione teologica, spregiudicata e intelligente. Un altro modo per evitare che il gregge posi il suo sguardo sul sangue, la morte e il diavolo.
Come dire, Caffarra individua le cause dell’evoluzione verso il postumano ma non denuncia l’artefice della ‘neutralizzazione’ in atto. Un’analisi incompiuta, quella del cardinale, e non pensate che questa sfasatura tra propositi ideali e pratica militante sia solo un problema cattolico. La teoria critica soffre lo stesso male. All’analisi appassionata della sterilizzazione emotiva dell’individuo non corrispondono azioni concrete di rivolta ma discorsi politici e culturali. Da questo scioccante punto di vista, la stessa battaglia sui matrimoni omosex non è altro che un capitolo della ‘parificazione unificante’ che l’identico riserva ai suoi opposti per assecondarli. Non più padri e madri ma “genitore A” e “genitore B”, genitore A che soffoca figlia B. “Alla qualità propria della relazione – scrive Caffarra – subentra la neutralità della medesima”. E ancora: “Negando l’esistenza di relazioni sociali qualitativamente diverse, e misurando la qualità delle relazioni con il metro della autonomia con cui si pongono, il sociale umano, non solo quello coniugale, è destinato a configurarsi semplicemente come contrattazione di egoismi opposti, coesistenza negoziata di estranei”.
Ora sappiamo che il bersaglio di Caffarra non sono (solo) i matrimoni omosessuali. Il cardinale ce l’ha con la struttura più ampia dei meccanismi ad orologeria sociale che appiattiscono le differenze in nome di una presunta parità al nastro di partenza, quella “eguaglianza” che i mercanti del desiderio hanno imparato a scambiare e a esportare meglio e più velocemente di qualsiasi altra merce.

Alla fine cosa resta del mundialito della Famiglia? Che la chiesa cattolica vorrebbe fare la rivoluzione (resistenza, restaurazione…) ma non ci riesce.
È come se l’indirizzo culturale delle encicliche di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avesse trionfato sul piano ideale – mettendo a nudo le contraddizioni dei sistemi comunisti e del capitalismo; trascinandosi dietro i “chierici laici”; dettando l’agenda politica, per esempio con la ‘vittoria’ al referendum sulla Legge 40 –, ma nel momento decisivo la chiesa si rivelasse incapace di centrare il sacco, barcollando sotto il peso della malvagità quotidiana.
Nell’epoca della morbidezza democratica, le cose hanno un peso specifico, economico, emotivo, relazionale, che deve essere sbrigato il prima possibile per passare ad altro. Il globalismo sovrappone alla consueta presa economica – sempre più debole –, un’altra stretta più subdola e schiacciante: il regime assoluto del desiderio, l’asse dei piaceri, la grande rete Fast-Porn dell’evanescenza affettiva.
Se la chiesa non si sbriga a fare la rivoluzione, un bel giorno il Papa si risveglierà in un mondo dove la legislazione pornografica; la soddisfazione personale continua; il piacere gratuito; avranno sostituito l’eros, l’amore e il matrimonio. Sta già accadendo, anche se non ne abbiamo ancora la percezione precisa. E potrebbe essere molto piacevole.
L’invito che si può fare al Papa è di non cadere nelle aporie della modernità, di non fermarsi al “pensiero”, alla logica, alla Ragione. Cioè a una critica “virtuale e mentale” della realtà.
Mettiamo a nudo le contraddizioni.
Il ginocchio di Bronchi premuto sul petto di Alice fino a strozzarla.
Il male normale che ci portiamo la mattina al bar.

Letture
- Benedetto XVI, Discorso all’Incontro della Famiglia di Valencia, 8 luglio 2006
- Federica Angeli e Simone Navarra, “E’ vero, l’ho presa per il collo, ma quella bambina era un diavolo”, la Repubblica, 6 luglio 2006
- Marco Politi, Le sfide della Chiesa di Ratzinger, la Repubblica, 8 luglio 2006
- Caterina Duzzi, 2050. La famiglia scompare, “D”, 8 luglio 2006
- Eric Cohen, L’occidente si chiede perché fare figli, il Foglio 7 luglio 2006
- Cardinale Carlo Caffarra, Relazione all’Incontro della Famiglia di Valencia, il Foglio, 6 luglio 2006
- Francesco Muzzioli, L’alternativa letteraria, Meltemi 2002