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Il voto francese

di Francesco Mario Agnoli - 02/04/2014

 

    Non ho né il tempo, né la voglia di  leggere tutti i giornali che si stampano in Italia e , ancor meno, di assistere a tutte le tavole rotonde e a tutti i  dibattiti che infestano la tv. Tuttavia, per quelle scorribande che sono pur costretto a farvi per tenermi, come suol dirsi, aggiornato, ho l'impressione di una singolare deficienza nei commenti sull'esito delle recenti elezioni amministrative francesi. Débacle socialista (del resto quale persona normale può affidarsi a un ometto come Hollande? Altroché il Berlusconi, venditore di automobili usate!), trionfo  del Fronte  Nazionale  della Le Pen figlia. D'accordo, sono dati di fatto. Ma  le cause sono  davvero  solo quelle economiche, l'insofferenza per i diktat della Banca Centrale Europea, il desiderio di recuperare  autonomia e sovranità  nei confronti della burocrazia  eurocratica di Bruxelles?

    Certamente hanno influito, ma  sono convinto  che moltissimi voti, forse il flusso più consistente,  siano stati fatti trasmigrare da sinistra a destra, assai più che dagli infuocati e patriottici comizi di Marine Le Pen, dalle affermazioni e dai programmi, già in buona parte attuati, del governo socialista e in particolare  del ministro dell'educazione Vincent Peillon, che ha garantito ai suoi concittadini che la Rivoluzione francese non è finita  e deve continuare, che i figli non appartengono ai genitori, ma allo Stato e che questo ha il diritto, anzi il dovere,  di sottoporli, fin dalle materne e dalle elementari,  all'insegnamento della morale  laica, che deve sostituire definitivamente  quella cattolica, per strappare  gli allievi  a tutti i determinismi, familiari, etnici, sociali  e farne dei perfetti cittadini repubblicani, estirpando dai loro cuori e dalla loro mente il cattolicesimo. Insomma il ritorno in grande stile dello Stato etico, un mostro   che ci si illudeva  di avere definitivamente cancellato, se non proprio dalla faccia della terra, almeno in Europa e in Occidente  assieme alle dittature del XX secolo.

   Con buona pace dei nostri mass-media, che osservano al riguardo un prudente silenzio, forse perché non vogliono   incorrere nelle ire di quei  partiti che già stanno lavorando per trapiantare il progetto francese in Italia,   non posso evitare di chiedermi quanti voti avrà procurato, oltre che al Fronte Nazionale, ai partiti della Destra moderata, la pretesa di  sostituire  “père et mère”, “maman et papa”, con  “parent un et deux”, e quanti i matrimoni e le adozioni gay.  E quanti ancora l'imposizione della ideologia del “gender”. Sono convinto che fra  i maggiori procacciatori di voti per Marine Le Pen vadano collocati i poliziotti, quelli in divisa  e quelli (dall'aria molto sovietica) in borghese col bracciale rosso,  che  arrestavano in piazza i cittadini colpevoli di   partecipare alle manifestazioni a difesa della famiglia naturale o anche solo di  indossare la maglietta o la felpa con l'immagine simbolica di quella famiglia  (un uomo, una donna, un bambino). Senza dimenticare i zelanti commissari di polizia che, dopo averli tenuti qualche ora o qualche giorno in  cella, rinnovando i fasti rivoluzionari della legge dei sospetti, li torchiavano per il reato di incivismo. 

     Quanti sono i francesi  che hanno approfittato del voto, anche soltanto amministrativo, per ribellarsi al governo socialista, che ha collocato la Francia fra i paesi che violano le fondamentali  libertà  di coscienza, di espressione e di religione?