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Ucraina ed elezioni europee

di Eugenio Orso - 25/04/2014

Fonte: Pauperclass


Il vecchio continente rischia di finire nell’occhio del ciclone a breve, già durante l’anno in corso. Due eventi di segno diverso, ma dagli effetti potenzialmente devastanti, agiranno congiuntamente. Il primo è la degenerazione della situazione in Ucraina, che sta scivolando verso la guerra civile a est, a causa della repressione antirussa orchestrata dallo stato-fantoccio di Kiev. Il secondo evento è rappresentato dalle elezioni europee, che questa volta potrebbero non essere un semplice rito, poco sentito dalle popolazioni, con scarsa importanza sul piano pratico (e su quello geopolitico) come accadeva in passato. Le due cose – crisi Ucraina ed elezioni europee – possono essere viste insieme, pur essendo qualitativamente diverse e apparentemente slegate. Una precisazione: qui si sta parlando del continente europeo e del destino delle sue popolazioni, non tanto del successo o dell’insuccesso di quel doppio maligno dell’Europa che è l’unione monetaria e finanziaria.

Gli effetti della crisi ucraina potranno essere devastanti per molta parte del continente, se l’incendio appiccato dai destabilizzatori usa-nato-ue non si riuscirà più a controllare e a estinguere. Ma è forse proprio questa la vera intenzione degli usa, che mandano avanti i provocatori di Kiev e i loro armati nelle regioni orientali, supportati da mercenari Greystone (ex Blackwater) e dagli esaltati del Pravi Sektor. L’intenzione usa-élite globaliste occidentali potrebbe essere quella di spingere fino al limite il confronto con Mosca, per indurre Putin e i russi a fare un passo falso. Gridando poi all’aggressione dell’Ucraina e chiedendo a gran voce l’intervento nato. Non sarebbe la prima volta che gli usa operano abilmente – supportati da un gigantesco e potente apparato mediatico – un totale rovesciamento della realtà, facendo apparire buoni i cattivi e cattivi i buoni. Non a caso John Kerry, alla segreteria di stato federale, continua a minacciare Mosca per le truppe che ammasserebbe sui confini, come se la situazione di guerra civile in Ucraina l’avessero innescata i russi, non la triade del male usa-nato-ue al cui vertice Kerry si trova. All’irresponsabilità guerrafondaia degli usa, Putin ha finora opposto una lodevole prudenza, mantenendo il necessario sangue freddo. Ha intenzione di usare, per ora, solo l’arma energetica, avendo annullato i forti sconti allo stato-fantoccio di Kiev e pretendendo il pagamento degli arretrati, per quanto riguarda le forniture di gas già effettuate. Ma se i tagliagole al soldo della banda “di governo”, in Ucraina, useranno le armi contro la locale popolazione russa, tutto potrà essere rimesso in discussione e l’intervento militare di Mosca potrà diventare realtà. Sullo sfondo, in posizione subordinata rispetto a usa e nato, c’è l’unione europide, che supporta la manovra neoimperialista americano-globalista contribuendo a moltiplicare i rischi di guerra in Europa. Altro che nobel per la pace! La ue castiga i suoi popoli con le politiche di austerità, l’euro e il debito (le tre cose sono intimamente connesse) e supporta le manovre guerrafondaie noecapitalistiche, che mettono a rischio il futuro delle popolazioni europee. Ben che vada, i russi interromperanno le forniture di gas allo stato fantoccio ucraino e probabilmente anche agli stati dell’unione, viste le sanzioni che devono subire, pretendendo, per riprenderle, il pagamento degli arretrati e la rimozione delle sanzioni. Possiamo aspettarci, quindi, o una nuova guerra in Europa, più grave di quelle della ex Jugoslavia, o almeno un serio problema di rifornimento energetico per molti paesi del continente.

Le elezioni per il parlamento europide si approssimano (siamo a circa sei settimane dall’evento) e il loro esito, questa volta, non è scontato. La lieta sorpresa potrebbe essere l’affermazione, in molti paesi (in almeno la metà dei ventotto interessati), delle temute forze populiste, nazionaliste, anti-euro. Ma continuo a ripetere che questa affermazione dovrebbe essere sorprendente, oltre ogni più rosea previsione, per assicurare qualche risultato positivo nel breve-medio periodo. Più della metà dei parlamentari europei dovrebbero essere espressi da queste forze “ribelli”, per attenuare il rigore di bilancio, per rallentare le privatizzazioni e la demolizione del welfare, ridando un po’ di ossigeno ai popoli e alle economie nazionali. Purtroppo è ben poco probabile che ciò accada, perché la maggioranza la conquisteranno comunque gli euroservi, siano essi popolari, socialisti o diversamente qualificati, nonostante una buona avanzata “euroscettica” (peraltro già ampiamente prevista). In tal caso, gli europarlamentari populisti, nazionalisti e antieuro saranno isolati con un cordone sanitario e avranno ben poco peso effettivo. Tutto continuerà come prima, nella sostanza, e di questa situazione non si vedrà l’uscita.

Perché l’Europa e i suoi popoli si salvino, sarebbero necessarie e urgenti due cose: (1) rapida vittoria dei Russi a oriente, assetto federalistico per l’Ucraina e inizio della ritirata usa-nato-ue nell’est europeo, (2) clamoroso trionfo “euroscettico” in maggio, con oltre 350 seggi conquistati, e rallentamento del rigore, delle privatizzazioni, delle controriforme che colpiscono lo stato sociale.

L’analisi della situazione concreta, purtroppo, non sembra portarci in questa direzione. Il rischio di guerra in Europa è oggi altissimo, se gli agenti strategici neocapitalistici hanno deciso di spingere al limite la situazione in Ucraina, provocando un intervento militare di Mosca. L’esito delle prossime europee, con un’avanzata non decisiva delle forze “euroscettiche”, non porterebbe a significativi cambiamenti di rotta nelle politiche dell’unione, che continuerebbe imperterrita a viaggiare sull’attuale binario. In tal caso, la crisi continuerà a dispiegare i suoi effetti nefasti, i rischi deflattivi si amplificheranno e la disoccupazione raggiungerà record assoluti, oltre i quali c’è solo lo sfacelo economico e sociale.

Guerra e crisi perpetua rappresenteranno il triste destino dei popoli europei? I timori in tal senso sono fondati e questo, purtroppo, lo capiremo prima della fine del 2014.