Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Quanti ne resusciti?

Quanti ne resusciti?

di Renato F. Rallo - 21/04/2015

Fonte: L'intellettuale dissidente


Alcune considerazioni sui poteri curativi delle pratiche mediatiche umanitariste.

   

Amico antifascista antirazzista antisessista, quanti africani affogati riporti in vita con le tue acute risatine su Salvini, e le tue marcette funebri, e i volantini che piano piano vengono ammucchiati nel cassonetto alle tue spalle? Compagno Erri De Luca, quanti cadaveri riescono a toccare realmente le tue toccanti preghierine laiche, sul mare nostro che non è nei cieli, a parte l’ego tuo e dei teleascoltatori che per quel minutino di trasmissione si autoassolvono della loro passività mortifera? Gentili politici, stimati giornalisti, egregi professori, cantanti e attori: a chi giovano le vostre banalità, i vostri occhioni bagnati, i telegrammi, i vostri tweet e gli status su facebook?

Sapete benissimo che quei negri non hanno il tablet per ringraziarvi del pensiero, non hanno una casa per ricevere il telegramma, non sanno neanche leggere. E l’esercizio di stile, spesso semplicemente sterile, diventa particolarmente odioso se fatto su una pelle ancora calda.

Allora modestamente vi propongo due strade: il silenzio, inutile come il vostro rumore ma almeno più rispettoso, oppure una seria ammissione di colpa. Vergognatevi pubblicamente per aver avallato lo scempio di tutta l’Africa, per aver sostenuto la devastazione della Libia, e per continuare ad inneggiare al crollo della Siria davanti alla dilagante barbarie wahabita. Incatenatevi ai vostri studi televisivi finché la Nato non venga smantellata, i responsabili processati, e con loro tutte le politiche neocolonialiste che soffocano nel sangue e nella fuga ogni tentativo di dignità africana.

Perché se le cose cambieranno, cambieranno tra molti anni e moltissimi altri morti. Ma tra un lento cambiamento sostanziale e un effimero e ridicolo “mai più” piagnucolato davanti alla telecamera, optare per la seconda sarà l’ennesima crudeltà occidentale.