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“Arte e socialismo” di Morris, manifesto contro la Rivoluzione industriale

di Luca Gallesi - 06/05/2015

Fonte: Barbadillo


hdr-william-morris-updated-415In tempi di diffusa crisi morale e materiale può essere utile rileggere autori che, in altre epoche, hanno condiviso lo smarrimento contemporaneo per la perdita di senso comune e la mancanza di capacità di giudizio. Ci si sente sicuramente meno soli, e soprattutto più fiduciosi, se ci accorgiamo che i nostri assillanti problemi non sono nuovi, ma sono stati già risolti, o quantomeno affrontati, in passato. E’ quindi con particolare piacere che si può leggere un libro di William Morris (1834-1896) appena pubblicato da Mimesis e intitolato Arte e socialismo (pagg. 100 € 5,90), dove l’Autore, celebre soprattutto per essere stato il promotore del movimento per le Arti e Mestieri (Arts and Crafts Movement) ribadisce i cardini del suo pensiero anticonsumista e antimoderno in quattro conferenze che sono qui raccolte e tradotte per la prima volta. Nel discorso che dà il titolo al libro, e che è il più lungo e importante, Morris critica aspramente, sono parole sue, “il marcio che esiste nella relazione tra Arte e Commercio”, e che si può sintetizzare nella feroce disumanizzazione del Lavoro che si è verificata a partire dalla Rivoluzione industriale, che, sono sempre parole di Morris, “ha gettato gli uomini in un mare di sconforto e premura, distruggendo ogni piacere di vivere”.

cop (1)Il problema riguarda “l’abbandono dell’Arte e l’innalzamento del Commercio a religione sacra”, dove, con Commercio, Morris intende la produzione di merci allo scopo esclusivo di ricavare profitto, ovvero quello che oggi chiamiamo consumismo. “Sarebbe istruttivo –prosegue Morris- passeggiare per le vie di Londra e stupirsi di quante cose superflue e inutili riempiono le vetrine dei negozi”, orrendo ciarpame prodotto da schiavi sottopagati e venduto a ricchi ignoranti da poveri commessi che vivono in miserabili stanzette.

Per non parlare dell’enorme quantità di cibi e bevande adulterate messi sul mercato da commercianti senza scrupoli, oppure dei danni irreparabili inferti al paesaggio dai nuovi complessi industriali che inquinano e deturpano la natura, sempre per produrre cose inutili e brutte, quando non addirittura dannose. E’ necessaria una Rivoluzione, sostiene Morris, che sarà “socialista”, però, in un senso affatto spirituale, e per nulla marxista.

Architettura e SocialismoUna Rivoluzione che metterà in cima ai propri obiettivi la necessità di offrire un lavoro adatto a ciascun uomo, da svolgere in un ambiente pulito, e soprattutto con abbondanti margini di tempo libero perché ogni lavoratore possa riposare il corpo e la mente, dedicandosi a pensare, immaginare o addirittura sognare, attività ben più necessarie dell’agitazione perenne e frenetica che, allora come oggi, sembra essere il solo obiettivo di una società acciecata dalla bramosia di denaro. Unica possibilità di salvezza? L’arte, come conclude Morris nell’ultima conferenza qui raccolta, che rappresenta l’interesse e il piacere dell’uomo per la propria vita, anche se sappiamo che essa è inevitabilmente costellata dal dolore e dalla fatica; un piacere che è anche memoria delle gesta del passato e speranza per quelle del futuro, e che si esprime nel presente grazie al lavoro creativo dell’uomo.