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Religione e immigrazione. Proposta per risolvere un problema italiano

di Eugenio Orso - 19/05/2015

Fonte: Pauperclass


Affrontiamo un tema scottante, che teoricamente potrebbe essere scomposto in due parti: la religione di appartenenza e l’immigrazione, di questi tempi sempre più spesso irregolare e senza documenti. Finora abbiamo assistito a un’infinità di dibattiti sulla questione immigrazione, non di rado separata da quella religiosa, allo scaricabarile praticato dall’unione “europea” in forza degli accordi di Dublino III (si richiede asilo nel paese europeo in cui si arriva la prima volta e si resta là!), alla proliferazione di proposte in funzione elettoralistica.

Le posizioni estreme, in merito all’immigrazione, sono due: 1) accogliamo tutti illimitatamente, senza occuparci né delle risorse necessarie per farli vivere qui, né della sicurezza degli autoctoni; 2) nessuna accoglienza “buonista”, ma, al contrario, aiutiamoli a casa loro riportandoli indietro, senza distinzioni di razza, sesso e religione. In mezzo agli estremi, un guazzabuglio di soluzioni, o meglio, di pseudo-soluzioni avanzate da politici che pensano soprattutto all’impatto mediatico e al consenso.

Volendo fare chiarezza, premetto che per lo scrivente non tutti gli immigrati sono buoni, così come non tutte le religioni sono buone e tollerabili, e di questo ce ne accorgiamo ogni giorno di più. Per quanto riguarda le masse di immigrati, non soltanto clandestini e richiedenti asilo, la questione si sovrappone inevitabilmente a quella della religione praticata, che è più ampia, perché riguarda anche i cittadini autoctoni. Quindi, per come la vedo io, il problema dell’immigrazione deve esser trattato insieme a quello dell’appartenenza religiosa, non in modo artificiosamente separato. Le contingenze storiche, sociali e geopolitiche in cui ci muoviamo, per la loro gravità non ci consigliano visioni parziali, o peggio, artefatte.

La proposta salviniana, se ho ben capito, tende a bloccare i flussi di immigrati clandestini, in gran parte non richiedenti asilo, rispedendoli nel paese dal quale sono partiti – nel nostro caso soprattutto la Libia – per limitare la pressione di un’immigrazione incontrollata sulla società italiana, che ormai è alle corde. Sull’unione non si deve fare troppo conto, così come non si può far conto su paesi come la germania di Merkel, la gran bretagna di Cameron o la francia di Hollande, il cui vero scopo è scaricare gran parte degli immigrati all’Italia, paese di arrivo e di transito verso nord, cioè verso i loro stati. Se ci sarà una “redistribuzione” pro quota, questa riguarderà soltanto i richiedenti asilo ai quali lo si concede effettivamente, e peccato che si tratti di una netta minoranza sul totale degli arrivi …

Andando oltre le contingenze del momento senza perdere di vista gli interessi italiani – e più in generale europei, a prescindere dall’unione elitista – propongo la seguente soluzione, che mi pare coraggiosa e assai poco “buonista”.

Non tutte le religioni e non tutti gli immigrati sono buoni. Questa è la semplice considerazione dalla quale partire, ma che deve essere spiegata. Di recente, mentre i combattimenti e le stragi continuano in Medio Oriente e in Africa per opera delle bande armate di tagliagole islamosunniti, il “califfo” del terrore Al Baghdadi (o chi per lui, se è vero che è gravemente ferito) ha dichiarato che l’islam è religione di guerra. S’intende, com’è facile supporre, l’islam più ortodosso e intollerante, praticato da quelli che definiamo genericamente sunniti, da sunnah, parola che dovrebbe significare la linea di condotta o di comportamento.

Le bande armate sunnite che sconvolgono con eccidi e distruzioni una parte del mondo sono appoggiate, pur “con discrezione” e dietro le quinte anche se le si bombarda con il contagocce, da un potente complesso di forze del male che va dagli stati uniti al qatar, passando per la turchia. A questi appoggi devono, almeno in parte, il loro successo militare. Costoro, però, per vincere e radicarsi nei territori che devastano, non possono contare solo sugli afflussi di mercenari stranieri e di armi concessi da “oscure” potenze, ma devono avere il consenso e le leve dei sunniti, che popolano quei territori. Così è in Iraq, da Mosul e dalla piana di Nineveh alla vasta e semi-desertica regione dell’Anbar, così anche in Siria, come nel caso di al-nusra e altre bande sunnite che hanno conquistato l’Idlib, e così in Libia, nel primo “avamposto” dello stato islamico-sunnita a Darnah. Infatti, in Iraq l’appoggio alle bande di Al Baghdadi è stato garantito dagli ex del partito Baath di Saddam, tutti sunniti, e dagli armati delle tribù sunnite del posto. I sunniti e lo stato islamico, in quel drammatico caso, combattono contro tutti: curdi, musulmani sciiti, yazidi (di lingua curda), cristiani assiri e caldei, turcomanni (sciiti), esercito irakeno, forze di sicurezza, etc. etc.

L’islam sunnita, dal fronte islamico siriano allo stato islamico di Mosul e Raqqa, è veramente religione di guerra e lo dimostra giorno dopo giorno. Anche nel continente africano il tumore è cresciuto, grazie alle infiltrazioni di daesh a Sirte e in altri territori (dall’oriente all’occidente del paese), nel nord-est della Nigeria con boko haram, gruppo armato sunnita particolarmente sanguinario (e affiliato a daesh), che fa incursioni nei paesi confinanti come il Niger e il Camerun, con l’azione stragista dei giovani e spietati sunniti di al-shabaab, in Somalia, che sterminano gli infedeli anche nei territori del Kenya.

Questa è la situazione, tenendo conto che in Europa occidentale ci sono almeno venti milioni d’immigrati, in parte rilevante sunniti, alcuni provvisti di cittadinanza del paese ospitante, che alimentano con l’invio di “volontari” sui teatri di guerra le file di al-nusra, dei vari fronti islamici, dei salafiti e di daesh. Si temono, qui da noi, il ritorno dei cosiddetti foreign fighters, che potrebbero mettere a frutto la spaventosa esperienza fatta per colpirci con autobombe e decapitazioni “a sorpresa”, nonché le infiltrazioni di tagliagole sunniti fra i profughi, che attraversano a bordo dei pescherecci il Mediterraneo. Ci sono già “cellule dormienti” di daesh in Italia e in Europa? E’ probabile. Vedremo cosa faranno quando si attiveranno. Inoltre, sappiamo che le moschee sunnite, tollerate e finanziate in nome di una libertà religiosa a prescindere e della “società aperta”, in molti casi funzionano come centri di reclutamento d’ogni sorta di fanatici e decapitatori. Costoro, come l’esperienza ci insegna, vanno e vengono e penalmente non rischiano più di tanto. Infine, abbiamo qualche decina di migliaia d’italiani “doc” convertiti all’islam sunnita, che, nel caso di conflitto interno suscitato dall’intolleranza islamosunnita – per attestare una loro fede incrollabile nella religione di guerra – potrebbero rivelarsi più “zelanti” degli stessi immigrati correligionari, arabi o pakistani …

Di recente, due giovani cristiane sono state sfigurate con l’acido in Pakistan, probabilmente da un aggressore sunnita, ma un atto di violenza e d’intolleranza religiosa, di matrice squisitamente islamosunnita, si è verificato anche in Italia. Una minorenne, che portava al collo una collanina con la croce, è stata per questo aggredita sotto gli occhi della madre da un giovanissimo sunnita senegalese, non arrestato dai carabinieri, se non erro, in quanto minore!

Quale sarebbe, dunque, la soluzione proposta? La evidenzio in neretto di seguito.

La selezione degli immigrati, da ammettere o non ammettere sul territorio nazionale, dovrebbe prendere in considerazione sistematicamente anche la loro appartenenza religiosa. Propongo di rispedire indietro in massa i musulmani sunniti, di qualsiasi provenienza, eccezion fatta per i Curdi – che combattono coraggiosamente dall’Iraq alla Siria il fanatismo sunnita e la “religione di guerra” – e le popolazioni della Palestina e Gaza vessate dagli israeliani. Gli sciiti di tutte le confessioni e di varia provenienza devono essere ammessi, se hanno i requisiti, perché costoro, in quanto considerati eretici che esprimono il rifiuto, sono fra le prime vittime della sanguinaria “religione di guerra” sunnita. I musulmani sunniti – eccezion fatta per tutti i Curdi e i Palestinesi – mai come oggi rappresentano un pericolo reale per tutti quelli che vivono nella penisola, italiani e immigrati di altra religione. Attenzione! Non sto parlando di sbarrare gli accessi al paese solo ai sunniti asiatici (arabi, pakistani e altri) e africani (arabi e neri, ma il colore della pelle qui non c’entra), ma anche a quelli europei ad esempio di provenienza balcanica (bosniaci, macedoni albanesi, etc.).

C’è ben di più, nella mia proposta, anche se quanto segue richiederà tempi di attuazione più lunghi.

Per ragioni di sicurezza delle popolazioni italiane e degli immigrati non sunniti presenti sul nostro territorio nazionale, si dovrebbe andare verso l’espulsione di tutti i sunniti ivi presenti, pur in possesso di regolare permesso di soggiorno o addirittura già della cittadinanza. Eccezion fatta, ovviamente, per Curdi e Palestinesi, gli sciiti non essendo in discussione. Il provvedimento dovrebbe riguardare anche gli autoctoni italiani convertiti all’islam sunnita. Come sappiamo, la cittadinanza si può legalmente revocare e questa sarà una nuova causa di revoca. Si dovrà a tale proposito modificare la costituzione, per evitare che simili provvedimenti rischino l’incostituzionalità con sentenza della consulta, ma la cosa si potrà fare, in tempi brevi e in presenza della volontà politica di risolvere la questione. A tutti dovrà essere concesso un tempo congruo per vendere (e non svendere) i beni patrimoniali sul territorio nazionale e, naturalmente, per individuare il paese in cui sceglieranno di stabilirsi. Lo stato italiano dovrà proteggere questi soggetti da truffe e ricatti che potrebbero subire, in relazione al patrimonio da monetizzare, da parte di accaparratori e organizzazioni non legali. Gli saranno concessi un tempo sufficientemente lungo e tutta la protezione necessaria per prepararsi a lasciare il paese. Ci saranno, ovviamente, costi che lo stato dovrà sostenere per queste espulsioni decisamente “soft”. I costi di trasporto, ad esempio, dovranno essere a carico delle finanze dello stato che li espelle.

Altri due problemi dovranno essere risolti. Trattiamoli brevemente.

La questione delle conversioni. Ipotizziamo che la mia proposta passi, anche per quanto riguarda i sunniti già presenti in Italia a vario titolo. Una parte di questi potrebbe risolversi a “convertirsi” ad altra religione per evitare l’espulsione. Correrebbe naturalmente qualche rischio, perché chi nasce o diventa sunnita poi non può uscire dal cerchio infernale della “religione di guerra”, rischiando addirittura la condanna per apostasia, secondo la shari’a (la legge, approssimativamente), fino all’applicazione immediata della pena di morte, oppure un periodo di “riflessione” (detenzione) per tornare all’islam, ma in caso contrario scatterebbe la pena di morte. Tuttavia, c’è la scappatoia che in caso di pericolo di vita o grave minaccia la (temporanea) apostasia non è duramente sanzionata. La mia proposta è di considerare valide solo le conversioni ad altra religione, o il semplice ripudio della fede islamosunnita, anteriori ai provvedimenti di espulsione, stando bene attenti a fissare adeguatamente i tempi. Le conversioni formali ma false, posteriori alle leggi di espulsione, non eliminerebbero il pericolo, che continuerebbe a covare sotto le ceneri (anzi, con maggior rancore rispetto a prima). Il discorso, è bene precisarlo ancora, non riguarda le confessioni sciite, i Curdi e i Palestinesi.

Gli accordi con i paesi di destinazione degli espulsi. I sunniti appena arrivati dovranno essere rispediti indietro, riportandoli se necessario nel luogo dal quale sono partiti (spiagge libiche o altro), ma quelli già presenti in Italia a vario titolo dovranno scegliere un paese di destinazione, che potrà essere diverso da quello di origine. Sarà di vitale importanza, allora, stabilire preventivamente degli accordi con i potenziali e principali paesi di destinazione degli espulsi, accordi che dovrebbero invogliare, per la loro generosità, i paesi di arrivo ad accettare questi soggetti.

La mia proposta è sufficientemente scandalosa e politicamente scorretta? Credo proprio di sì. So bene che se queste righe le leggerà il solito idiota nutrito di falsa e ipocrita tolleranza, che crede negli evanescenti diritti umani e in una libertà religiosa illimitata – fino alle decapitazioni o alle crocifissioni di daesh – saranno urla e strepiti, condanne aprioristiche e le solite accuse di (nazi)fascismo. Non ho alcun motivo di preoccuparmi, perché un problema grave e complesso come quello dell’immigrazione, che si oggi si sovrappone drammaticamente alla questione religiosa, deve essere affrontato avendo ben presente la realtà, interna e internazionale, con la quale dobbiamo fare i conti. La mia proposta – per quanto automaticamente respinta, dati i tempi – è assolutamente realistica, perché riconosce l’insostenibilità per l’Italia degli attuali flussi migratori, in assenza di un vero supporto da parte degli altri paesi europei. Propongo di ridurre l’impatto dei flussi migratori in modo decisivo, non accogliendo i sunniti che alimentano una “religione di guerra” mettendoci tutti in pericolo. Per questa via, si potrebbe tenere sotto controllo la numerosità degli immigrati, in nome della sostenibilità del fenomeno, e si eviterebbe il pericolo, drammaticamente reale, che i sunniti portino la loro infinita, sanguinosissima “guerra santa” nei nostri territori.

Ho finito, almeno per ora. Mi aspetto critiche feroci e contumelie per quanto ho avuto l’ardire di scrivere, ma non sono disposto a fare un solo passo indietro!