Nel suo ultimo articolo, Marino Badiale ha chiarito quanto sia illusorio sperare che da quel che resta della sinistra politica italiana possa nascere una qualche forza capace di opporsi realmente alle forze dominanti.
Lo spazio politico che si è aperto alla sinistra del PD, sarà coperto da un soggetto politico formato da quelli con cui Renzi non vuol più avere a che fare. I vari Fassina, Civati, Vendola e Ferrero, capitanati da Cofferati (che si è accorto della degenerazione del PD solo dopo esser stato trombato) e sostenuti da Landini (che si è inventato per l'occasione una non meglio definita "coalizione sociale").
La domanda sorge spontanea: ma come è possibile che una tale accozzaglia di notabili senza credibilità possa dar vita ad un soggetto politico capace, probabilmente, di ottenere significativi risultati elettorali?
La risposta ha in parte a che fare con il famigerato "popolo di sinistra", i cui appartenenti hanno interiorizzato che essere di sinistra significa affermare di essere dalla parte dei lavoratori, della giustizia sociale, della pace, essendo però pronti a prendere a mazzate i lavoratori, devastarne i diritti e le condizioni di vita, e fare la guerra, non appena si raggiungono posti di potere.
Il "popolo di sinistra" è quindi ben disposto a votare quelli che fino a ieri, dentro al PD o alleati con esso, si sono resi corresponsabili di ogni nefandezza.
Ma non è tutto qui.
Quel "popolo", infatti, è ormai ridotto al lumicino, ed elettoralmente è quasi irrilevante. Non possono essere certo né Fassina, né Civati, né Cofferati, a ridargli vigore.
Tuttavia un ampio spazio politico ed elettorale "a sinistra del PD" si sta davvero aprendo. Renzi può essere accusato di tutto, ma non di nascondere i propri intenti. Il carattere antisociale del governo è ormai evidente ed anche molti fra quelli che non si fanno troppe illusioni sull'ennesima aggregazione di sinistra prossima ventura, in assenza di alternative, potrebbero votarla per cercare di indebolire l'esecutivo.
Una sconfitta alle elezioni regionali, in particolare in alcune realtà come la Liguria, costituirebbe un duro colpo per Renzi.
In questo quadro, appare evidente che il M5S sta gettando alle ortiche un'occasione storica.
Se l'ennesima operazione cosmetica della sinistra politica avrà un qualche successo, sarà perché esiste una quota non irrilevante di elettorato che ha a cuore valori tradizionali della sinistra, come la giustizia sociale, ma non è disposta a votare M5S nonostante esso sia vicino a quei valori, perché diffida (legittimamente) della sua contraddittoria organizzazione e della sua dipendenza dalla coppia di fondatori.
Il M5S è quindi di fronte ad un bivio: continuare a fare quel che ha sempre fatto, mantenendo la propria attuale identità, oppure lanciare il percorso verso un nuovo soggetto politico, aperto e partecipativo, capace di superare le tante ambiguità che il movimento ha mostrato di avere, a partire dal fatto di propugnare la democrazia diretta essendo però incapace di applicarne i principi al proprio interno, ed anzi essendo proprietà di due sole persone.
Purtroppo le scelte fatte in questa tornata elettorale indicano che il M5S ha imboccato la prima via, che a mio avviso può solo portare al declino del movimento stesso.
La seconda strada, invece, porterebbe a conquistare lo spazio politico "a sinistra del PD" evitando che in esso si intrufolino i pezzi di ceto politico scartati da Renzi.
E' ovvio però che alla fine, i due fondatori del M5S perderebbero il loro potere. Ed è altrettanto ovvio che un tale percorso non vedrà mai la luce senza il loro consenso.
Sta a loro scegliere se continuare a comandare il movimento, tenendolo sulla strada dell'irrilevanza, oppure se accompagnarlo in un percorso di emancipazione, al fine di costruire un soggetto politico di alternativa realmente partecipativo, le cui potenzialità sarebbero enormi.
Il Movimento 5 Stelle ha un'occasione storica
di Fabrizio Tringali - 27/05/2015
Fonte: il-main-stream