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Dalla Spagna alla Polonia un doppio schiaffo all’oligarchia europea

di Luciano Lago - 27/05/2015

Fonte: controinformazione

Quello che arriva dalla Polonia e dalla Spagna nello stesso giorno, sotto forma di risultati delle elezioni tenutasi nei due paesi, costituisce un vero e proprio doppio schiaffo all’Europa di Bruxelles, quella dell’oligarchia tecnocratica al servizio del potere finanziario e si accompagna all’altro schiaffo, quello che i tecnocrati di Bruxelles hanno ricevuto da Atene nello stesso giorno, quando il ministro greco, Nikos Voutsis, ha dichiarato loro a brutto muso che la Grecia non pagherà il debito con il FMI (visto che non ha i denari) e non ha intenzione di aderire alle direttive economiche trasmesse da Bruxelles e da Francoforte. Si tratta di un netto rifiuto nel voler seguire ed applicare le politiche di austerità dettate da Bruxelles e che sono la sintesi delle politiche neoliberiste,  le stesse che hanno prodotto il disastro economico e sociale in cui si trovano i paesi dell’Europa che le hanno fatte proprie, dalla Grecia alla Spagna, al Portogallo, all’Italia ed alla stessa Francia.

 

In Spagna i nuovi movimenti politici antieuro hanno avuto un successo clamoroso nella tornata di elezioni amministrative, in particolare le liste di “Podemos” e “Ciudadanos”, che, per quanto diversi come programma, hanno in comune l’avversione alle politiche di austerità europea che hanno prodotto disoccupazione di massa e miseria. Si tratta di movimenti nati come antagonisti dei partiti di governo tradizionali, sia di destra che di sinistra (PPE e PSOE) che hanno gestito il potere e le politiche filoeuropeiste ed atlantiste e che si sono distinti per incapacità e corruzione (situazione simile a quella italiana). Podemos e gli altri movimenti avevano portato in piazza tantissime persone per protestare, nel corso degli ultimi mesi, in forte polemica con l’asservimento del governo di Mariano Rajoy alle direttive della politica di austerità della Troika.

In Polonia si è registrata la vittoria alle elezioni presidenziali di Andrzej Duda, giovane candidato (43 anni) del partito Diritto e giustizia, il movimento nazionalista e ultraconservatore di Jarek Kaczynski, fratello di Lech Kaczynski che morì nella misteriosa sciagura aerea del 2010.
Duda ha ottenuto il 53% dei voti ed ha sconfitto Bronislaw Komorowski, il leader del partito centrista ed europeista che deteneva le redini del Paese dal lontano 2007, e che si era distinto per la sua politica di asservimento totale agli USA tanto da rendere la Polonia la quinta colonna di Washington in Europa.

Il giovane leader Andrzej Duda ha già pronte le sue ricette economiche per il paese: meno Europa, meno Occidente e un conservatorismo più duro. Viene preso modello, come dichiarato dagli stessi leader del movimento, l’Ungheria di Viktor Orban, il Paese che ha sfidato il Fondo Monetario Internazionale, messo al bando le Ong filo occidentali e stretto i rapporti con il fronte eurasiatico di Russia e Cina. Per quanto siano comunque anti russi, i nuovi nazionalisti che prenderanno il potere a Varsavia saranno daranno forti preoccupazioni non soltanto ai tecnocrati di Bruxelles ma anche ai dominatori di Washington che avevano espresso forti critiche, ai limiti della diffamazione, nei confronti della politica del leader ungherese.

Il movimento nazionalista capeggiato da Duda ha sempre manifestato profonda avversione per il modello economico ultra liberista e è stato fortemente polemico anche nei confronti di chi sostiene acriticamente il processo di globalizzazione. Piuttosto questo movimento si ispira alla Storia ed alle tradizioni della Nazione polacca. Da notare che la Polonia non fa parte dell’area euro, mantiene la sua moneta (lo zloty) e si è rifiutata i entrare nell’euro, resistendo alle sollecitazioni di Bruxelles. Sarà per questo che il paese presenta un tasso di crescita economica sconosciuto ai paesi che fanno parte dell’area euro (3,1% previsto nel 2015).
Di sicuro i nazionalisti ed euroscettici polacchi viaggiano a gonfie vele verso una possibile vittoria anche in prospettiva delle prossime elezioni politiche, che saranno essenziali per capire quale indirizzo prenderà lo Polonia che costituisce un perno importante nel contesto europeo.

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Inizia a serpeggiare quindi un certo nervosismo negli uffici di Bruxelles, visto che l’ondata anti europea rischia di diffondersi in forma impetuosa mettendo a rischio i prossimi  passi che l’oligarchia di Bruxelles si accinge a compiere per rendere sempre più irreversibile la costruzione finanziaria in Europa. Bisogna considerare che i tecnocrati  stanno trattando in forma riservata con Washington le clausole del trattato TTIP (Trattato Trans Atlatico)  che dovrebbe assegnare alle grandi corporations USA campo libero in Europa e la firma di questo trattato non è difficile capire che apporterebbe, da parte delle società USA e delle lobby che premono per il trattato, un forte debito di “riconoscenza” verso i tecnocrati che si stanno adoperando per farlo sottoscrivere in tempi rapidi. Sarebbe un peccato sprecare l’occasione per chi ne può mietere forti vantaggi economici e di carriera. Per non parlare del Redemption Found (ERF) , un nuovo trattato che consentirebbe di mettere definitivamente sotto controllo i deficit dei paesi a rischio come Italia Spagna e Portogallo, il cui varo è previsto nei prossimi mesi. Vedi: L’European Redemption Fund, è quasi-Realtà .

Fino ad oggi l’area di contestazione alle politiche di Bruxelles era limitata a piccoli paesi come Grecia ed Ungheria e si era fatto di tutto per isolare questi paesi, tuttavia, se quest’area dovesse allargarsi, come sta avvenendo alla Spagna, alla Polonia e magari anche ad altri paesi, allora tutte le decisioni prossime potrebbero essere vanificate e lo stesso eurosistema potrebbe vacillare.

Non si pensi tuttavia che l’elite finanziaria che ha il potere decisionale e che ispira l’oligarchia di Bruxelles e Francoforte (vedi: l’elite globalista e rischi di rivolta) sia rassegnata a veder modificati gli equilibri politici in Europa con il rischio di un cambio di politica economica e crollo del sistema dell’euro. Questo non è pensabile poiché ci sarebbe un contraccolpo sui bilanci delle banche esposte con i titoli emessi dalle nazioni del sud Europa fortemente indebitate, un conseguente crollo dei profitti delle banche e questo avrebbe gravi ripercussioni sull’assetto finanziario dei principali titoli a Londra come a Wall Street. L’elite finanziaria non permetterà che questa situazione si verifichi e si era premunita inducendo i vari governi europei alla firma dei trattati vincolanti come Mastricht e Lisbona, Fiscal Compact e MES/ESM, per evitare ripensamenti da parte di qualche governo. La stessa elite può manovrare attraverso le leve di cui dispone per il controllo della politica che esercita di fatto ed in particolare stanno preparando, attraverso i grandi media controllati dai loro gruppi industriali e finanziari, una grande campagna pubblicitaria (già iniziata) con interventi diretti a manipolare l’informazione, criticare i movimenti euroscettici, per presentare questi movimenti come un “rischio per la democrazia”, per paventare scenari catastrofici conseguenti ad un successo dei partiti euroscettici e, peggio ancora, ad eventuale richiesta di un paese di uscire dal sistema euro per causa di cambiamenti di governo. Sarebbe una catastrofe per le grandi banche.

Facile prevedere che si stia attivando tutto il sistema occulto di cui l’elite finanziaria dispone, dai media ai servizi privati con la finalità di sobillare e condizionare l’opinione pubblica. Non è escluso che si monteranno scandali prefabbricati e si indagherà sulla vita privata di ogni esponente politico non conforme, dagli esponenti di Podemos in Spagna, alla Marine Le Pen in Francia che è la leader di un forte movimento anti europeista, allo stesso Andrzej Duda in Polonia, a Heinz-Christian Strache in Austria (il successore di Haider, morto in un misterioso incidente d’auto) a Salvini della Lega in Italia, in Grecia non ci sarà bisogno perchè il vertice di Alba Dorata è già in carcere da tempo con accuse prefabbricate.

Dove troveranno un qualche pretesto per montare una campagna scandalistica, da una relazione extraconiugale ad una presunta tangente, a strani collegamenti con boss della mafia, a possibili affermazioni dal sapore antisemita o negazionista (stimolate da qualche domanda trappola), allora partirà con un’azione dei media che orchestreranno una campagna di diffamazione a tutto campo a cui seguiranno puntuali inchieste della magistratura. Questi personaggi leader dei movimenti euroscettici dovranno fare molta attenzione perché un punto debole si trova sempre nelle persone e, se anche non sussiste, si crea ad arte. La demonizzazione dei personaggi scomodi o contrari agli interessi del sistema è un’arte a cui l’apparato mediatico occidentale è particolarmente incline ed è capace di partire a comando ed a seguito di una direttiva che parta dalle centrali di potere: che si tratti di Gheddafi, di Vladimir Putin o di Basahar al-Assad, tutto l’apparato di mette in moto all’unisono per screditare, ridicolizzare ed infine per demonizzare il personaggio in modo da renderlo impresentabile. Non per nulla tutti i grandi media (giornali e TV) sono strettamente controllati dai gruppi finanziari ed industriali collegati con gli interessi dell’elite. Non per caso sono state disseminate in molti paesi una quantità di ONLUS pilotate e finanziate dai vari Soros ed altri finanzieri, dietro presunte finalità di “difesa dei diritti umani” (ad es. Human Right Watch, USAID, Open Society, ecc.) si sono mosse da tempo per fare propaganda, per sobillare per realizzare campagne informativa, alcune di queste operano per influenzare e controllare anche il web.

Non sarà facile scavalcare il muro di gomma eretto a protezione delle istituzioni europee e finanziarie, sono pronte le accuse di “antieuropeismo” , di “nazionalismo retrogrado”, di egoismo abietto e perfino di fascismo, da utilizzare contro coloro che insisteranno nel contestare l’assetto europeista creato dall’oligarchia tecnocratica.
L’elite avrà la scelta di quale sistema adottare per scardinare ogni dissenso ed i suoi fiduciari, i tecnocrati di Bruxelles, se messi alle strette, tireranno fuori anche le unghie per difendere le loro posizioni e le loro poltrone, non avranno riguardo per nessuno; prepariamoci al peggio.

Nella foto in alto: il leader di Podemos, Pablo Iglesias, saluta la vittoria elettorale a Madrid

Nella foto al centro: il leader polacco, Andrzej Duda, acclamato vincitore ai risultati elettorali