Renzi, quello che aveva fatto “i compiti a casa”
di Luciano Lago - 07/07/2015
Fonte: controinformazione
Renzi, quello che aveva fatto “i compiti a casa”, sbeffeggiato dalla scelta democratica del popolo greco: “i compiti” assegnati li fanno i servi ed i vigliacchi
Era rimasto in silenzio Matteo Renzi, il capo del governo e segretario del PD , lui che aveva accettato e fatto proprie tutte le scelte delle politiche neoliberiste dettate dalla Troika di Bruxelles e Francoforte, attuate dal suo governo e dai suoi predecessori (Letta e Monti), di fronte alla scelta senza equivoci del popolo greco ed al sonoro schiaffone dato da questi all’oligarchia di Bruxelles.
Tuttavia Renzi non ha lasciato passare molto tempo prima di dichiarare che “lui il risultato lo sapeva in anticipo”: “«Ne ero certo», dice a scrutinio non ancora concluso, «Avevo scommesso con Luca Lotti che il no avrebbe vinto 70 a 30.. Col passar dei giorni, infatti, si è capito che lì in Grecia la linea di Tsipras stava passando e conquistando voti…». Queste i suoi commenti “a botta calda ” sul risultato.
Naturalmente nessuno si è premurato di ricordargli le sue dichiarazioni servili di ossequio e di adesione alla linea della Merkel e la sconfessione della linea tracciata da Tsipras, che era opposta alla sua: Renzi , a differenza di Tsaipras, si vantava di “aver fatto i compiti a casa”, quelli che gli aveva assegnato la Merkel, mentre il greco contestava la “maestrina” Merkel e gli rispondeva che il popolo greco non si fa dettare i compiti da nessuno e tanto meno da Berlino che nel 1953 aveva beneficiato del condono dei suoi debiti e che la Germania era stata fino ad oggi l’unico paese ad avvantaggiarsi dalle politiche neoliberiste dettate dalla troika.
Una “lezione di dignità” e di orgoglio che il fiorentino non riesce neppure a comprendere.
Per Renzi andava bene tutto quello che veniva deciso dalla Merkel, salvo mascherare il suo servilismo con una mare di chiacchiere, mentre parlava dicendo ” Angela è d’accordo con noi”, “Angela ci spinge a continuare così”, ecc.., dichiarazioni di un servilismo appiccicoso che fanno ricordare la parole di un illustre italiano (Emanuele Orlando) il quale parlò, molti anni fa, di “libidine di servilismo” definendo l’atteggiamento dei governanti italiani rispetto alle potenze dominanti.
L’abilità di Renzi era quella di presentarsi come “rottamatore” e “riformatore”, nascondendo il fatto che lui era stato nominato per conto di quei potentati finanziari che imponevano le scelte di politica economica fatte per favorire i grandi capitali , gli interessi delle banche, delle multinazionali e per allinearsi su tutte le direttive del padrone statunitense, incluse le sanzioni alla Russia e la partecipazione alle guerre di Washington.
“Yes we can”, ripeteva come un pappagallo Renzi rivolto ad Obama, nel corso della visita di questi a Roma, per dimostrare tutta la sua ansia di mettersi agli ordini del padrone d’oltre Atlantico.
Naturalmente la sua continua esaltazione dell’Unione Europea voleva far sembrare la sua una posizione innovativa di quello che chiede a gran voce all’Europa “nuove politiche di sviluppo” mentre confermava l’osservanza del il vincolo del 3% del bilancio e la sottomissione assoluta alle imposizioni dalla Commissione Europea, della BCE e del FMI. Renzi si è premurato di osservare scrupolosamente tutte le clausole imposte dai trattati, anche quelli più micidiali come il MES/ESM che trasferisce centinaia di miliardi dello Stato italiano alle banche, nel così detto “fondo salva stati”.
Adesso, alla luce della nuova situazione che si prospetta in Europa con lo strappo della Grecia, Renzi si rivela per quello che è: “un manovratore di bassa levatura politica, senza legittimazione popolare misurabile. Un tappo che ostruisce il corso della politica e della democrazia, e comincia anche a fare errori grossolani di valutazione mentre il mondo che lo sostiene rischia di franare rovinosamente” (Pino Cabras).
In contrasto con le vuote affermazioni di Renzi, risalta quello che ha dichiarato oggi Marine Le Pen, commentando il risultato del referendun in Grecia:
….”L’Unione Europea si è trasformata in una specie di setta che detta ordini, fa il lavaggio del cervello e ricatta. La questione è se vogliamo vivere in democrazia, o accettare una parte di quello che sembra più simile a un culto”, ha detto Il presidente del Fronte nazionale francese, Marine Le Pen, citata da ‘Libération’ .
“L’UE ha esercitato una pressione senza precedenti sui greci. Quanto ancora le nazioni europee continueranno a sopportare questa situazione?” ha detto la Le Pen .
La leader della destra francese ha ribadito il suo sostegno affinchè “tutti i paesi della zona euro introducano le proprie monete nazionali con l’euro come moneta comune” e ha aggiunto che l’Ue” sta diventando un’Unione europea Sovietica”.
Queste affermamzioni da parte di una leader di un partito, il FN, considerato di destra o di estrema destra, assieme al fatto che la linea di opposizione al diktat europeo in Grecia è stata appoggiata anche da Alba Dorata, terzo partito in Grecia, sottoposto a dura repressione con arresto dei suoi dirigenti, oltre all’appoggio di tutti gli altri movimenti antieuropeisti, dalla Lega al 5 Stelle, al N. Farange in Inghilterra ecc., questo fa capire quanto sia ormai superato e logoro il vecchio schema sinistra destra che pretende di catalogare la realtà politica attuale.
I fronti della politica in Europa sono ormai sostanzialmente divisi in due: coloro che si schierano con la dittatura finanziaria mascherata della UE e coloro che rivendicano la sovranità delle nazioni e l’autodeterminazione dei popoli, tutto il resto è fuffa.
Naturalmente il greco Tsipras, ottenuto lo straordinario risultato del NO al diktat della troika, si trova di fronte ad una scelta che mostrerà le contraddizioni insite nella sua politica e nelle sue proposte:
Scelta n.1–fuori dal sistema della UE e fuori dall’euro, con il coraggio di affrontare il percorso difficile ma possibile, di una moneta propria, di una politica di sviluppo, appoggiandosi su altri fronti, come la Russia di Putin e la Cina, i BRICS, pronte a finanziare la Grecia e gettare le basi per una cooperazione.
Scelta n. 2: il voler ostinatamente rimanere dentro l’euro e l’Unione Europea, costringerà il governo greco a dover accettare comunque le regole del sistema ed il ricatto dei potentati finanziari, con la chiusura delle banche prive di liquidità e l’umiliazione di dover chiedere i soldi alla BCE che detterà le sue condizioni.
Possiamo scommettere che la Troika non vorrà far passare il precedente di un paese che riesce a sottrarsi alle politiche dettate da Bruxelles e Francoforte: sarebbe un precedente troppo pericoloso per gli altri (Spagna, Portogallo ed Italia, in primis). Meno che mai di un paese come la Grecia, in posizione strategica nel Mediterraneo, che si voglia sottrarre alla “pelosa tutela” del sistema finanziario anglosassone e ondeggi pericolosamente verso la Russia. Washington non rimarrà a guardare. Possiamo scommetterlo.