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Quale è il motivo del cambio di atteggiamento Turco verso lo Stato Islamico?

di Rasoul Goudarzi - 29/07/2015

Fonte: controinformazione


 

Negli ultimi anni, i 900 Kilometri di frontiera tra la Turchia e la Siria sono stati il principale passaggio di aiuto ai terroristi takfiri dello Stato Islamico, a cui il governo di Ankara, con tutta evidenza, offriva aiuto logistico finanziario nella loro lotta contro il governo siriano.
Nel corso di quasi due anni, le forze turche hanno mantenuto uno spiegamento su tale frontiera senza svolgere una funzione speciale, oltre a fornire addestramento ai ribelli nei loro accampamenti, mentre i terroristi dello Stato Islamico (Daesh in arabo) seguitavano ad avanzare per la zona.
Allo stesso modo, nell’Ottobre del 2014, il Parlamento turco aveva dato la sua approvazione a che il proprio esercito partecipasse nella guerra contro il Daesh, cosa che non si è ancora materializzata. Nonostante questo,  lo scorso Venerdì, improvvisamente, una squadra di caccia bombardieri F-16 della Turchia hanno attaccato le posizioni del Daesh all’interno della Siria.

 

Questo  spinge a domandarci : forse il cambio di impostazione del governo turco è un fatto strategico o è una mossa tattica? Cosa è che pretende davvero la Turchia? Dopo due anni arriva a considerare  il Daesh come un pericolo o sono i curdi l’obiettivo di questa nuova politica?
La giravolta politica e militare di Ankara si è realizzata dopo l’attentato terrorista che ha avuto luogo in un centro culturale nella località turca di Suruc, molto vicina alla città curda di Kobani, sulla frontiera con la Siria. Nell’attentato sono morte decine di persone ed altre ancora sono rimaste ferite. L’attacco è stato rivendicato dalla Stato Islamico le cui forze, in forma simultanea, hanno attaccato un posto di controllo nella zona di frontiera con Turchia ed in cui hanno ucciso un soldato. Di fatto, si potrebbe dire che questi attacchi hanno incitato un cambio di politica di Ankara che aveva fallito nel suo piano di rovesciare il governo di Damasco fornendo  appoggio occulto ai terroristi.

Tanques turcos en la frontera

La politica della Turchia negli ultimi quattro anni verso la Siria aveva, come obiettivo principale, quello di rovesciare il Governo di Bashar al-Assad. Il presidente turco, Recep Erdogan, non ha tralasciato alcuno sforzo e neppure alcun mezzo per concretizzare il suo obiettivo; tra questi, si possono sottolineare le decine di riunioni svoltesi in Turchia, con la partecipazione di rappresentanti di paesi arabi ed europei, per appoggiare i ribelli siriani, per quanto senza ottenere alcun risultato.
Allo stesso modo, nello scorso anno, la Turchia si era incorporata ufficialmente nella denominata Coalizione Internazionale contro il Daesh, ma neppure ha svolto il suo compito di combattere il terrorismo del gruppo takfiri ma, come prima, si è dedicata a cercare di eliminare Al-Assad. Tutto questo ha motivato una grande campagna di pressione da parte della comunità internazionale contro il paese turco.
Nonostante tutto questo, Ankara ha dato luce verde agli aerei degli USA perchè utilizzino la base di Incirlik, nel sud del paese, nelle loro operazioni contro il Daesh in Iraq ed in Siria e, in questo modo, per ridurre un poco la pressione che si esercita sul paese ottomano.

La misura dell Turchia rispetto alla denominata Coalizione si considera un cambio strategico nella guerra contro il terrorismo, vista l’enorme linea di frontiera che condivide con la Siria, una zona che si trova vicina alla città di Raqqa, considerata come la capitale del Daesh. Pertanto, la denominata coalizione potrebbe attaccare con maggiore precisione i terroristi ed impedire la loro avanzata.
Così che, davanti a questa giravolta insperata che potrebbe debilitare i terroristi e che contraddice le proprie politiche, secondo il giornale turco Hürriyet, Ankara è arrivata ad un accordo con gli USA per instaurare una zona di esclusione aerea di circa 90 Km. lungo la frontiera turco-siriana. Questa misura si è adottata per debilitare l’esercito siriano e per fare si che non possa realizzare attacchi aerei contro i bastioni dei terroristi. Inoltre  questa serve per reprimere i curdi, che stavano prendendo potere nel mezzo della crisi che stanno attraversando la Siria e l’Iraq.

Di fatto, i successi dei curdi della Siria nella lotta contro lo Stato Islamico ed i loro sforzi per creare una regione autonoma in Siria, qualche cosa che sembrava logico con il loro arrivo a circa 30 Km. da Raqqa, preoccupavano la Turchia. Se i curdi seguono avanzando con questo ritmo e arrivano ad una riconciliazione con il governo siriano, la situazione diventerà molto difficile per Ankara, nel suo tentativo di controllarli e di evitare la loro autonomia. Con questo, sembra che il Governo Turco preferisca il Daesh piuttosto che  la presenza di  un governo indipendente curdo -siriano a suo lato, opzione che nel materializzarsi, aumenterebbe le fiamme del separatismo curdo nel paese.

Attualmente la Turchia è sottoposta ad una forte pressione, tanto da parte dei curdi come della comunità internazionale, per il suo appoggio fornito allo Stato Islamico, così che predisponeva  un cambio tattico nelle sue politiche verso la Siria, preservando i propri obiettivi. Per questa ragione ha accettato di collaborare con gli USA nella lotta contro l’ISIS, per alleggerire la pressione e dare legittimità al suo intervento in SIria.

In questo contesto bisogna aggiungere che, mentre oggi giorno le equazioni regionali stanno cambiando rapidamente, il che significa che l’Arabia Saudita è immersa nella guerra contro lo Yemen; la Siria e l’Iraq affrontano il terrorismo; l’Egitto viene coinvolto nella guerra nella penisola del Sinai e la Libia si trova in un caos totale, la Turchia, patrocinatore  dei terroristi del Daesh per i suoi fini, non può essere in salvo, pertanto si sforza per evitare le conseguenze di questo caos in cui la regine è stata sommersa.

Si può dire che questo cambiamento è soltanto una nuova tattica con cui si pretende di uccidere il piccione e la fava con un solo colpo: impedire l’avanzata dei curdi in Siria ed entrare attivamente nella guerra siriana, mediante la creazione di una zona di esclusione aerea. Nonostante tutti i tentativi del governo di Ankara, per complicata che sia la situazione nella regione e data la diversità di attori e di fattori, la materializzazione di questi obiettivi sarà sempre immersa nell’incertezza.

Fonte: Hispan TV

Traduzione: Luciano Lago